Lo Starcross di Mantova è pronto per abbassare il cancello di partenza per quella che si preannuncia come un’edizione da ricordare. Nuovi accasamenti, moto aggiornate, e un cast di piloti da GP sono la garanzia per continuare il successo della gara del Motoclub Mantovano che continua dal 1983.
Intervista a Giovanni Pavesi
Giovanni, ne è passato di tempo dal 1983!
«In effetti dall’esordio con la prima gara internazionale dedicata a Tazio Nuvolari di strada ne abbiamo fatta. Pian siamo cresciuti andando sempre a scegliere i piloti più importanti in base anche alle caratteristiche tecniche del circuito, anche perché loro stessi ci tenevano a vedere il loro grado di preparazione in quanto la nostra è una pista abbastanza selettiva e tecnica. Dopodiché è diventata un appuntamento classico, il punto fermo di inizio stagione per tutti i grandi team, i migliori piloti e anche per il grande pubblico».
Qual è la formula del successo delle edizioni più recenti?
«Il principio fondamentale è che lo Starcross è un grande show. Lo spettacolo non è solo per il pubblico ma anche per i piloti che quindi si lasciano un po’ andare anche ai numeri. Non avendo la tensione della gara per obblighi di campionato più che pensare solo alla classifica cercano di accontentare i loro fan, e sono anche molto disponibili nel paddock per gli autografi. E questo sistema di contatto con il pubblico credo che la gente lo apprezzi».
Com’è cambiata il circuito nel corso degli anni?
«Si è evoluto secondo le nuove mentalità dell’outdoor, quindi abbiamo realizzato le tre salite nella parte finale per creare un po’ di differenza tecnica tra il terreno morbido e sabbioso e quello più compatto, dove si vede un po’ di differenza tra una guida e l’altra. Cerchiamo di abbinare il percorso alle esigenze dello spettacolo, che è quello che secondo noi il pubblico vuole».
In tanti anni avete mai avuto problemi di svolgimento della gara?
«Direi di no, fortunatamente non abbiamo mai avuto problemi di meteo. E’ capitato qualche volta che ci fosse un po’ di neve, un po’ di grandine, un po’ di brutto tempo, ma grazie al terreno che abbiamo, alle nostre capacità tecniche e alla nostra volontà ce la siamo sempre cavati cercando anche di prevedere gli eventuali problemi».
L’edizione memorabile, per te, qual è stata?
«Quella del ’92, perché c’è stato un grande successo di pubblico trainato anche dalla popolarità di Alex Puzar. Ma anche in questi ultimi anni grazie a Toni Cairoli e a tutti i grandi campioni che corrono da noi abbiamo un notevole riscontro di spettatori».
In tanti anni, chi è stato il pilota più difficile da far venire?
«Forse Jean Michel Bayle, che infatti è venuto da noi un anno solo quando non era ancora un grande campione. Infatti era arrivato con un ingaggio un po’ contenuto, l’anno dopo aveva chiesto tantissimo e allora gli abbiamo detto di stare a casa. Ma i francesi sono un po’ particolari nel loro genere».
Il pilota che tu vorresti e che non hai mai avuto?
«In Europa li abbiamo avuti tutti, ci vorrebbe l’americano più forte ma in questo periodo dell’anno non è possibile perché il supercross si svolge in contemporanea. Quest’anno siamo fortunati e abbiamo con noi Mike Alessi. Che è comunque molto veloce e che crea molto attesa per via del confronto con i migliori del Mondiale».
Una delle cose più coinvolgenti è la sfida uno contro uno.
«E’ molto accattivante perché vedi il confronto diretto tra due piloti, anche perchè molte volte la tensione gioca dei brutti scherzi e non è detto che vinca il pilota più forte. L’anno scorso sì, perché Strijbos ha vinto l’uno contro uno e poi tutte e tre le manche, ma altre volte non è così perché basta un piccolo errore e hai già perso».
Un fatto curioso che ti è successo negli anni?
«Un anno abbiamo iniziato la giornata con una nebbia che non si vedeva nulla, dopo un po’ è uscito il sole, poi ha grandinato, poi ha piovuto. E’ stato un susseguirsi di situazioni meteorologiche pazzesco, non avevo mai visto tutte queste condizioni in un solo evento. Il bello è che quando è sparita la nebbia, verso le undici del mattino, è apparso anche il pubblico che sembrava non esserci. Ed è stata la cosa più bella perché per un organizzatore è che il suo evento sia seguito, che ci sia il pubblico, in quanto a noi interessa avere i nostri appassionati e farli divertire».
Un sogno?
«Ospitare il Motocross delle Nazioni, che è la gara più bella della stagione di motocross, la gara dei grandi».
Massimo Zanzani