Luongo: il futuro del motocross. Roczen a Fermo con la 125 2T!

Luongo: il futuro del motocross. Roczen a Fermo con la 125 2T!
Mentre Cairoli non parteciperà per un lutto famigliare Roczen sarà in azione nel GP di Fermo che darà il commiato alla stagione 2011, il patron della Youthstream spiega quali novità per il futuro del motocross | M. Zanzani, Fermo
9 settembre 2011

Punti chiave


L'ultimo GP della stagione si apre in modo triste con l'inattesa notizia della scomparsa della madre Paola di Antonio Cairoli, costretto a rinunciare al GP e alla KTM 250 due tempi che lo aspettava a Fermo.  Ken Roczen invece darà sfoggio del proprio talento senza condizionamenti di classifica. Tra l'altro oltre alla novità che ha in serbo il siciliano c'è la notizia bomba che il tedesco corre a Fermo con una KTM 125 due tempi ed un casco color oro in onore del suo primo riconoscimento iridato. Peccato solo che all'ultimo momento causa un'infezione insorta dopo la caduta di Gaildorf l'ufficiale Yamaha Steven Frossard sia stato costretto a dare disdetta mettendo in pericolo la sua attuale seconda posizione nella MX1. Alla vigilia di quella che si prospetta comunque un avvincente fine settimana, Giuseppe Luongo ci ha parlato delle nuove idee e dei progetti che sta pianificando in concerto con la FIM per permettere al motocross di mantenere il ruolo trainante nell'ambito degli sport motociclistici fuoristrada.

«Innanzi tutto tengo a mettere in evidenza il fatto che nell'ottica di una sempre maggiore attenzione ai campionati europei vogliamo dare più enfasi al Motocross delle Nazioni continentale - spiega il manager toscano - che da quest'anno è aperto anche ai team e che ambisce ad avere i migliori piloti di ogni Stato come avviene già in quello internazionale. Il campionato del mondo di motocross è cresciuto tantissimo negli ultimi dieci anni, dalla notorietà alle infrastrutture, alla qualità dei circuiti, e come in tutte le cose quando raggiungi i vertici se non continui nell'evoluzione rischi di perdere interesse».

Quindi ci sono novità in arrivo?
«Per aiutare a sviluppare il mondiale motocross nel mondo, bisogna trovare delle soluzioni che siano facilmente applicabili. E senza voler trasformare il motocross in supercross abbiamo pensato di portare i gran premi anche in città, negli stadi per esempio. E' chiaro che il Mondiale non si correrà tutto dentro degli impianto indoor, perché vogliamo che le piste restino larghe, siano veloci e che gli ostacoli rimangano quelli che sono. Ma in taluni appuntamenti potremmo realizzare dei circuiti parte dentro lo stadio e parte fuori dove può essere allestita linea di partenza, pit lane, ospitalità, paddock e alcuni ostacoli veloci, mentre e la parte più spettacolare verrebbe allestita dentro lo stadio. Si badi bene che sarà motocross e non supercross, perché realizzeremo la stessa tipologia di pista dove velocità e ostacoli saranno simili a quelle dei circuiti outdoor, quindi niente whoops ma le waves che abbiamo già ora. E non cambierà anche il programma di gara, con prove il sabato e le gare la domenica perché l'appassionato dei gran premi li vuole vivere completamente e non gli basta uno spettacolo che si esaurisce in tre ore. Così penso si possa mantenere la spettacolarità e allo stesso tempo avvicinare nuovi fans».

Pensare di correre nel centro di Londra, Madrid, Roma o Milano ha senza dubbio un certo fascino.
«Certo, e non è detto che si debba correre per forza in uno stadio, può essere anche un'altra struttura. Ma mi raccomando, questo non vuol dire che il motocross in cinque anni diventerà tutto così, noi teniamo molto ai circuiti tradizionali, per questo siamo tornati in piste come Matterley Basin, Saint Jean d'Angely, Uddevalla, Teutschenthal, gli impianti che hanno fatto un po' la storia del nostro sport e che permettono a questo sport di esibirsi al massimo dovranno continuare ad esserci. Ma dobbiamo portare anche delle novità, perché il mondo il mondo va molto veloce e abbiamo riscontrato che pur aumentando il numero di spettatori l'età media dei nostri fans si è alzata moltissimo. Questo vuol dire che bisogna portare un messaggio più vicino ai giovani, senza trascurare i nostri fans più anziani. Anche per questo stiamo investendo molto nei campionati europei 65, 85, 125, 250, proprio per far crescere i giovani. L'obiettivo nostro è quello di avere nel 2012 una gara del genere, iniziare piano piano per verificarne la risposta ed eventualmente inserire altre due o tre gare di questo tipo».

Pensate di allargare il calendario ad altri Paesi emergenti?
«In America una recessione enorme nel mondo della moto e dello sponsoring legato alla moto, e in Europa stiamo lottando per resistere e limitare questa recessione. Di conseguenza è un'esigenza che sentiamo attraverso le Case produttrici e gli sponsor, non possiamo ignorare che in Indonesia si producono tra i cinque e sei milioni di moto all'anno, che in Cina se ne producono una quindicina di milioni e in India lo stesso, che Brasile, Argentina e Cile hanno un mercato che sta crescendo enormemente. Nell'interesse dei team, dei piloti e dei nostri partner il Mondiale deve quindi tenere conto di queste realtà, delle economie dove ci sono più soldi, dove ci sono più moto vendute, dove c'è possibilità di trovare sponsor e partners importanti per tutti. E per fare questo bisogna avere un prodotto che è facilmente esportabile perché se crei un tipo di gara che puoi allestire nello stadio a Londra lo puoi fare certo anche nello stadio a Bangkok».

Un programma nuovo e ambizioso.
«Quando crei delle novità c'è sempre il gruppo dei pro e dei contro, ma spesso le critiche vengono da chi parla senza sapere i fatti e solo per sentito dire. Sia chiaro, non vogliamo che il motocross diventi supercross, deve restare lo sport bellissimo che è ora e non vogliamo cambiare niente dei suoi valori, dei suoi principi, vogliamo solo che sia più accessibile e seguito. Da quando abbiamo fatto i nuovi campionati europei e l'MX2 under 23 i cancelli di partenza sono pieni ad ogni gara, al campionato mondiale Junior abbiamo avuto 200 piloti da 39 Paesi, al Motocross delle Nazioni abbiamo 35 Paesi, la MX1 ha sempre al via una quarantina e la MX2 uguale spesso con una waiting list. Chi vuole criticare può farlo sempre, ma quando si fa tanto c'è sempre qualche errore, però guardando nell'insieme sono state fatte tante cose perché abbiamo sempre guardato lontano, abbiamo sempre voluto crescere e non ci siamo mai fermati a vivere sugli allori. Per questo con il campionato del mondo ad un ottimo livello e i campionati europei in continua crescita dobbiamo continuare a darci da fare perché se ci fermiamo, con tutti gli altri sport che spingono per avere più spazio, più spettatori, più interesse, restare fermi vuol dire ritrovarsi indietro. E' per questo che siamo obbligati ad andare avanti, è per questo che Youthstream si sta molto ringiovanendo con lo staff, per avere nuove idee. L'evoluzione è necessaria, è chiaro che quello che metteva la tenda canadese e il barbecue ed era contento di stare in mezzo al fango per due o tre giorni magari romperà le scatole se vai nel centro di Milano, ma magari ne perdi due e ne trovi diecimila».

Si può fare un parallelo con il successo degli X Fighters che hanno riempito gli stadi di ragazzi, che sia freestyle o motocross l'importante è che sia un bel prodotto.
«Si, ma il motocross ha un'anima diversa, è competizione vera, è diversità da una gara all'altra. Uno sport che va oltre la moda».

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