Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Dopo mesi di preparazione il cancello di partenza della nuova stagione di motocross è sceso sulla sabbia della prova d’apertura degli Internazionali d’Italia che anticipa di un solo mese l’avvio dell’attesissima serie di GP targati Youthstream.
Un avvio che da una parte ha appagato la voglia di vedere in azione le squadre con i colori 2014, dall’altra segnato un campanello d’allarme per il limitato numero di piloti che si sono presentati a Riola Sardo. 12 piloti nella 125, 18 nella MX1 e 29 nella MX2 è un quantitativo decisamente troppo basso per quella che è, dopo il Gran Premio d’Italia, la massima espressione del motocross tricolore.
Tony Cairoli, e chi altri, è l’unico partito decisamente in scioltezza. Ha vinto entrambe le manche, e questo non stupisce, ma sconcerta come lo abbia fatto senza neppure sudare. Il risultato di un inverno passato ad allenarsi e a preparare la sua sempre più perfetta KTM, con uno stacco ludico di pochi giorni. Per il resto una dura (ma per lui sarà così?) preparazione, per arrivare a Doha bello pronto per giocarsi l’ottavo titolo iridato.
La 350 l’ha scelta anche Tyla Rattray, raggiante per il suo rientro nel giro dei GP, che ha portato al debutto l’Husqvarna ufficiale assieme al compagno di squadra australiano Todd Waters il quale ha però puntato sul propulsore di 450 cc.
«Non è andata male come prima uscita – ha commentato il team manager IceOne Antti Pyrhonen - perché entrambe si sono dimostrati ben preparati. Peccato che la partenza nella prima gara non è stata buona per nessuno dei due, la pista era praticamente con una sola traiettoria, e quindi hanno dovuto lottare nelle retrovie. Todd è caduto quando era quarto e ha perso diverse posizioni, Tyla ha è riuscito a tenere un buon ritmo anche se non come Van Horebeek o Bobryshev. Ci sono delle piccole cose ancora da sistemare ma è stato un buon allenamento. Soprattutto per Todd che era alla sua prima esperienza su una pista europea e con questo tipo di pubblico, ha fatto qualche errore, ma la sua velocità non è male».
Anche lui manager Husqvarna, ma della squadra schierata nella MX2, anche Jacky Martens ci ha raccontato del debutto stagionale con i colori giallo/blu della Casa nativa svedese e ora austriaca.
«La partenza della manche MX2 è andata molto bene in quanto sono entrambi partiti nelle prime posizioni, Febvre è però caduto alla prima curva ma ha recuperato da ultimo fino al quarto posto arrivando alle spalle di Tonkov col quale si è scontrato nel tentativo di sorpassarlo. Sono caduti insieme finendo sesto e settimo. Tonkov era rimasto in testa per trenta minuti, ma poi ha avuto problemi alle braccia e ha mollato, ma è normale nella prima gara di stagione dove tutti erano un po' nervosi e si studiavano a vicenda. Nella seconda manche Alexsandr è spuntato quinto, ha guidato bene all'inizio ma ha avuto di nuovo male agli avambracci ed è caduto in un salto perché gli è andata la moto in folle recuperando poi fino al sesto posto, mentre Romain da decimo è finito appena dietro Tonus. E' stata una bella giornata, sono soddisfatto anche delle moto che ci hanno dato una buona impressione».
Nella 250 ha invece stupito Arnaud Tonus, brillante protagonista sia della sua manche che di quella corsa assieme alle MX1, che ha vinto entrambe (la seconda considerando la classifica di categoria) esternando non solo il suo talento ma soprattutto quella voglia di emergere soffocata negli ultimi anni dai ripetuti incidenti a cui ha dovuto malgrado far fronte.
E ha convinto anche la prima apparizione di David Philippaerts nel suo ruolo di pilota/manager che ha ricordato il cross dei bei tempi quando il pilota si faceva persino da meccanico, mentre la sfortunata rottura dell’ammortizzatore in Gara 1 della TM di Davide Guarneri non gli ha permesso di avere un responso reale del suo grado di competitività in sella alla moto pesarese visto oltretutto il poco efficace posto al cancello di partenza che si è ritrovato per la manche Elite.
Dei due Max è quello che ha fatto peggio.
«Max è quello che ci ha rimesso le penne allo Starcross, quindi è stato il più prudente. D’altronde in questa gara il livello medio dei piloti non è alto, visto che molti dopo metà o tre quarti di gara sono cotti, e quindi prima di dare il gas prendi le misure. Lui le ha prese, proprio perchè era un ordine nostro di scuderia di non rischiare».
Ci sono consistenti novità nella vostra squadra per il 2014.
«Per noi è un anno di grandi cambiamenti, ad iniziare da tutta la gestione. Prima il nostro referente era Honda Europa, tutto transitava da loro e poi andava in Giappone, dalla parte economica alla logistica passava tutta tramite l'Inghilterra. Adesso invece è tutto gestito direttamente dalla HRC, così si ragiona di racing puro, c'è una linea più diretta, e le cose vengono fatte molto più velocemente perché prima la triangolazione rendevano un po' più lunghe le reazioni. E l’arrivo della HRC sottolinea come vogliono prendere le misure per vincere. Ci sono tutti i presupposti per farlo, perché stiamo lavorando veramente bene insieme, a dispetto della loro immensa esperienza loro sono umili, vogliono imparare, vogliono fare, c'è un ottimo interscambio di informazioni e una bella collaborazione. Il referente del progetto si chiama Inomoto, e coordina per conto di HRC tutta la situazione dei GP ed ha molta esperienza sulla gestione delle corse in Europa perché è stato il meccanico di Frederic Bolley. Poi ci sono i tecnici elettronici, quello della Showa ed un altro supervisore, in totale lavorano con noi dai cinque ai sette giapponesi che verranno a tutti i GP».
Per quanto riguarda la MX2 invece?
«L'unico team ufficiale Honda è quello schierato nella MXGP, nella 250 c’è il team Gariboldi che è supportato dalla Honda Europa dove è coinvolta la HRC in parte minima».