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Prima abbiamo pubblicato il comunicato stampa formulato congiuntamente da KTM e Yamaha, poi abbiamo fatto parlare la Federmoto, ora è il turno di Antonio Cairoli e David Philippaerts che, reduci dai loro successi del GP del Brasile, dicono la loro opinione sui motivi che sino ad ora hanno portato all'esclusione dal prossimo Motocross delle Nazioni. Ecco le domande che abbiamo posto ad ognuno di loro.
A che punto è la tua partecipazione al MXoN?
AC «Fino a qualche giorno fa era tutto fermo, e sia io che David eravamo fuori dalla squadra».
DP «Sono sempre più stufo di questa storia, perché non si può dire prima si, poi no, poi forse. O si prende una posizione ed è quella fino alla fine oppure questo tira e molla lo trovo assurdo anche per rispetto di piloti bravi come Salvini, Monni e Guarneri che possono fare bene e che magari all'ultimo momento a due di essi viene detto di stare a casa. Io sarei stato contento di andarci, ma se non ce ne danno l'opportunità si prenda una decisione finale e si lasci andare chi è stato convocato».
Quali sono le ultime novità?
AC «Ho sentito che si stanno muovendo sia la Federmoto che la KTM. Sia per me che per David è molto importante esserci, o con la nostra maglia o con quella della FMI».
DP «So che Michele Rinaldi ne stava ancora parlando perché questa è una gara molto importante ed è difficile lasciare a casa il primo ed il terzo del mondiale, sia per la Casa che per gli sponsor, le ultime mie informazioni era che la Federmoto sembra fare un passo indietro perché ha capito che sbagliava, non so, speriamo vada a finire bene».
Tu ne hai parlato direttamente alla Federmoto?
AC «No, abbiamo dato la nostra disponibilità e questo è tutto».
DP «No perché noi piloti non c'entriamo niente, anche perché io potrei parlare solo a nome dei miei sponsor personali e non certo per quelli del team. Anzi, nel caso dovessi correre sarò costretto a chiedere a chi mi supporta tutto l'anno di chiudere un occhio per questa occasione. Ma secondo me quella della Federmoto è una politica che va bene per altre specialità e dovrebbe cambiare, il cross è uno sport molto piccolo e se non mettiamo in risalto anche gli sponsor che ci sono chissà dove andiamo a finire. E ritengo giusto che siano gli sponsor che comandino perché grazie a loro siamo qua e riusciamo ad andare avanti».
E' un peccato perché alla luce di quanto ha fatto Desalle a Unadilla e della vittoria di Antonio a Glen Helen si poteva sperare di battere la squadra degli Stati Uniti.
AC «Penso che il livello attuale degli americani sia nella norma e non più quello fenomenale di Carmichael o di Stewart degli anni passati, quindi non mi sarei sorpreso se Desalle vinceva anche la gara perché è uno tosto e molto veloce. Con questo non voglio dire che sia facile batterli, specie nella gara di casa, ma era un obiettivo a cui si poteva puntare».
DP «Che gli americani non siano così forti come molti dicono secondo me lo si sa da qualche anno. Sicuramente loro giocano in casa e andranno fortissimo, ma Dungey lo scorso anno ha vinto solo una manche e Stewart a Donington Park ormai le prendeva da Pourcel, per cui penso che il loro livello sia simile al nostro e quindi ce la si poteva giocare bene».
Cosa vuoi dire ai tuoi tifosi che ti vorrebbero in gara?
AC «Mi dispiace per loro, questa situazione sicuramente l'Italia non se la merita perché ha due dei più forti piloti al mondo. Lupino sta avendo buoni risultati per cui potevamo avere una delle migliori squadre di questi ultimi anni. Se finisce così è davvero un peccato per tutti».
DP «Spero proprio che si trovi una accordo, perché così come a loro farebbe piacere che corressi anche a me piacerebbe molto esserci, così come in queste ultime cinque edizioni in cui sono arrivato sempre nei primi cinque di manche. Se invece dovrò stare a casa vorrà dire che farò il tifo per i nostri guardando la TV».