Marvin Musquin: "Il Supercross è più pericoloso del Motocross"

Marvin Musquin: "Il Supercross è più pericoloso del Motocross"
Non ha ancora centrato il suo obiettivo ma il francese campione del mondo MX2 2010 ha tutte le carte in regola per salire sul gradino più alto del podio anche della Supercross Lites | M. Zanzani
5 marzo 2012

 
Marvin, com'è la vita americana?
«Bella. Io e Matilde ci siamo trasferiti in America nell'ottobre del 2010 e fin da subito è stato tutto facile, la vita è semplice, il team Red Bull KTM ci ha aiutato in tutto, per la casa, per il pick-up, per il visto. Mi piace la vita qui, è bello correre, il tempo è perfetto e sto bene. Gli americani poi sono gentili, abbiamo dei bravi vicini, che addirittura mi vengono anche a vedere correre».


Purtroppo però lo scorso anno non è iniziato bene.

«La distorsione del ginocchio e la rottura del legamento del crociato anteriore a Bercy hanno scombinato i miei piani, ci vogliono almeno sei mesi per recuperare un infortunio del genere e così mi sono perso tutto il campionato Supercross. Non ho fatto nemmeno una gara ed ero tristissimo, ho recuperato per l'outdoor e ad Hangtown ero tra i primi cinque, ma poi mi sono fatto male di nuovo con Barcia. E' stato un anno molto difficile, ho lavorato tantissimo per recuperare il ginocchio, sono stati tre mesi lunghissimi passati solo a camminare, mi ero anche fatto male a una mano, quando sono tornato e le prime gare sono state durissime e ho faticato tanto, per fortuna nelle ultime gare sono andato sul podio e questo mi ha fatto bene mentalmente».


Come hai trovato il ritmo di gara del National, è come te lo aspettavi?
«Il livello è molto buono, io mi aspettavo di essere nelle prime posizioni e infatti a Freestone sono partito molto bene e ho fatto il giro più veloce nella gara del mattino, ma poi quando mi sono fatto male ancora è stata dura. In generale credo che le moto qui siano migliori, i piloti più aggressivi, sono più giovani, e vogliono veramente vincere. Anche nei GP tutti vogliono vincere, ma qui la mentalità è diversa, comunque penso sia difficile dire se il livello sia più alto qui che in Europa».


Quest'anno invece hai iniziato andando sul podio della seconda prova.
«E' andata bene, sarei potuto andarci anche nella prima ma ho avuto una brutta partenza e ho rimontato quasi dall'ultimo posto. Mi sento bene sulla moto, mi diverto, e la mia velocità è buona considerando che i miei tempi sono simili a quelli dei primi classificati, per cui sono fiducioso».


Pensi di avere tutto quello che serve per vincere un campionato, o devi ancora imparare qualcosa?
«Devo imparare ancora, sempre, si impara ogni anno da ogni gara. Qui ho appreso già molto, ma so che devo partire meglio e lavoro sui miei punti deboli».


Com'è una tua giornata tipo?
«Ogni giorno è diverso, nel periodo di gare tutte le mattine mi alzo alle sette e vado a correre a piedi, poi vado a girare nella pista della KTM dalle nove fino all'una o le due. A volte vado in palestra o a nuotare».


Hai del tempo libero per i tuoi hobbies?
«Certo, guido le moto d'acqua, il mercoledì non mi alleno e vado in officina a trovare i ragazzi mentre le domeniche fuori stagione andiamo in spiaggia».


Matilde è sempre al tuo fianco, la sua presenza è così importante per te?
«Certo, mi sta vicino e fa tante cose per me, la amo ed abbiamo una bellissima relazione».


Pensi di avere le stesse possibilità nel Supercross e nel National?
«Sicuramente, posso vincere nel supercross come nel motocross. Ho già fatto delle buone gare in entrambe le specialità, e sarò preparato bene anche per le gare dell'outdoor anche se adoro il supercross, forse anche perché ci corro da quando avevo dieci anni ».


Come è cambiata la tua KTM rispetto all'anno scorso?
«Ci sono stati tanti di miglioramenti, la moto è sempre più performante perché il reparto corse lavora costantemente. A livello di potenza è eccezionale, abbiamo modificato le sospensioni e ora rispondono ancora meglio rispetto alle prime gare dell'anno scorso specie sulle whoops dove mi sento più sicuro. La KTM è veramente ottima, non potrei volere di meglio, e mi piace Roger De Coster, il team manager Ian Harrison e il mio meccanico Frankie: è tutto perfetto».


Con De Coster ti sei avvicinato rispetto all'inizio?
«Sì, perché prima non lo conoscevo tanto, ed ora abbiamo un ottimo feeling. Per me è molto importante perché Roger ha tantissima esperienza, gli posso chiedere qualsiasi cosa e lui mi sa dare la risposta giusta, è sempre gentile e pronto ad aiutarmi».


Negli Stati Uniti non si smette mai di fare test, sembra si facciano molte più prove rispetto all'Europa.
«E' diverso, qui abito vicino alla pista di allenamento e tutti i giorni la squadra assiste ai test. E' bello che ci siano tutti, perché se ad esempio vuoi provare qualcosa sulle sospensioni c'è sempre la persona giusta».


Se devi sceglierne solo uno, qual è il più bel ricordo che hai dei GP?
«Ho tanti bei ricordi, ovviamente quando ho ottenuto i miei due titoli MX2 ma anche quando vinsi entrambe le manche sulla sabbia del GP del Belgio dopo che la settimana prima in Svezia dove non avevo corso per problemi col team».


Guardi i GP alla tele?
«Quando ce la faccio li guardo online sul computer, in ogni modo seguo sempre i risultati».


C'è qualche pilota che vedi favorito?
«Ovviamente Cairoli nella MX1 e spero faccia bene anche Jordi Tixier nella MX2, è entrato nel team ufficiale KTM ci conosciamo bene».


Com'è avere Ken Roczen come compagno di squadra?
«E' molto diverso da me, ma è bello allenarsi con lui perché io voglio andare più forte di lui e lui vuole andare più forte di me, così ci alleniamo forte e ci prepariamo bene per il supercross. Purtroppo si è fatto male e deve correre nella Costa Est».

Si può dire che il supercross è più pericoloso del motocross?
«Sicuramente, se prendi una decisione sbagliata sei fregato. I salti sono più alti e anche le whoops sono pericolose, ma il supercross è così».


Come vedi questa stagione per le 450?
«Prevedevo un anno pazzesco e più o meno è stato così finché Reed e Canard non si sono fatti male. Sono cinque piloti bravi e veloci, tutti possono vincere, e questa è una bella cosa per lo sport, sarà interessante vedere ora chi la spunta».


Pensi che correrai nella 450?
«Certo, probabilmente tra due o tre anni».
 

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