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Non c’è Ken Roczen, che ha seguito le direttive del manager Aldon Baker il quale visto anche il suo passaggio alla Suzuki gli ha consigliato di focalizzarsi sulla preparazione per il 2015, mancano alcuni big statunitensi e anche qualche europeo che poteva dare manforte alla propria squadra come Clement Desalle e Evgeny Bobryshev, ma il fascino del Motocross delle Nazioni non ne risente anche per questa 68ª edizione. Si corre sull’infida sabbia lettone, morbida sopra e compatta subito sotto il primo strato, e già questo da un’ulteriore tocco di incertezza per il risultato finale, che in lizza per il gradino più alto del podio vede in particolare tre formazioni, ad iniziare dai campioni in carica del Belgio.
Jeremy Van Horebeek (MXGP), Kevin Strijbos (Open) e Julien Lieber (MX2) sono pronti per ripetere il brillante risultato di Teutschenthal ancora una volta sotto la guida dell’ex iridato Joel Smets, ma quest’anno hanno il non facile compito di prevalere sul gruppo statunitense composto dal neo campione 250 Jeremy Martin, Eli Tomac (Open) e Ryan Dungey (MXGP), e su quello francese comprendente Gautier Paulin (MXGP), Dylan Ferrandis (MX2) e Steven Frossard (Open).
E poi ci sono gli inglesi Shaun Simpson (MXGP) Tommy Searle (MX2) e Dean Wilson (Open), ma soprattutto i tre moschettieri di Maglia Azzurra protagonisti della classe regina di quest’anno, ad iniziare da Tony Cairoli fresco del suo ottavo titolo iridato che mancando il pilota di punta della MX2 ha accettato di correre in sella alla 250; al suo fianco ci sono Davide Guarneri (Open) e David Philippaerts (MXGP) esperti e motivati a far valere le loro credenziali in questo appuntamento che è sotto i riflettori degli appassionati di tutto il mondo.
Altre squadre sono invece un po’ “zoppe” a causa della defezione di alcuni dei loro migliori rappresentanti, come la Germania che può contare solo su Max Nagl, l’Australia che ha come punta di diamante solamente Chad Reed, o l’Olanda costretta ad accontentarsi di Glenn Coldenhoff visto che dopo aver fatto il miracolo di aver corso l’ultima tappa messicana Jeffrey Herlings ha pensato bene di prendersi un po’ di riposo per guarire definitivamente prima di pensare al 2015.