Motocross: il primo di Vialle

In soli due anni il ventenne francese di Avignone, ennesima scoperta di KTM, ha centrato il titolo MX2 dopo essere uscito a testa alta dall’avvincente scontro con l’ufficiale Yamaha Jago Geerts, perdurato per buona parte della stagione
31 dicembre 2020

Tom, ti sono bastati soli due anni per diventare campione del mondo, come è possibile?

"E’ semplicemente fantastico, tutto è arrivato così in fretta che quasi non me ne sono accorto. Il primo anno è andato molto bene, mi sono classificato 4° e ciò mi ha dato la consapevolezza che quest’anno avrei potuto combattere per il titolo, così come è stato dandomi una soddisfazione immensa".

 

Ma come hai fatto il salto da 4° a 1°?

"Lottare per le prime quattro posizioni è difficile, ma combattere per il titolo e competere ogni gara per vincere è un ulteriore step, molto più difficile, che ho superato gestendo bene la pressione".

Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

In che modo?

"Penso che abbiamo lavorato molto bene in inverno, ho fatto un buon allenamento, ogni cosa che avevamo pianificato è andata come ci aspettavamo pressoché in maniera perfetta, e quindi sono arrivato pronto anche mentalmente così da ritrovarmi davanti costantemente ogni gara".

 

Sai cos’è divertente? Spesso quando ti vedevamo in gara davi l’impressione che tu fossi in allenamento più che in un GP, considerato il tuo stile fluido e sempre controllato…

"Vista la mia piccola stazza cerco di correre sempre in maniera morbida e non aggressiva, il salto dalla EMX250 alla MX2 ha però richiesto una maggiore irruenza e quindi il mio debutto nel Mondiale è stato leggermente difficile perché il livello era piuttosto altio ma ho provato a gareggiare come in allenamento e i risultati mi hanno dato ragione".

 

Il titolo lo hai vinto tu o è Geerts ad averlo perso?

"Penso di essermelo meritato io. Jago ad un certo punto ha perso la possibilità di combattere per il titolo per i troppi errori che ha fatto, mentre io mi sono stato costante gara dopo gara. E anche ad inizio stagione quando ha vinto delle manche non lo ha fatto rifilandomi 30 secondi bensì dopo aver combattuto assieme fino al traguardo. Inoltre, ho vinto 7 GP, 14 manche, ho ottenuto 21 pole alla partenza contro le sue 8 mentre in 6 prove ho segnato il tempo più veloce in gara, una in più di lui. È vero che siamo stati molto vicini per tutta la stagione, e che lui ha perso la possibilità di combattere per il titolo a causa di una caduta, ma penso di essermi prorpio meritato il titolo".

 

All’ultimo giro della seconda manche in Lettonia avete lottato come leoni, come è andata?

"Ero alle stelle perché nell’ultima tornata che mi separava dal traguardo avevo superato Jago, cosa non certo facile in una pista sabbiosa per uno specialista di questo terreno come è lui,  mi sentivo bene ma poi ho fatto un piccolo errore e lui mi ha scavalcato di nuovo prima del finale. Ma il fatto di essere stato capace di superarlo nel terreno che preferisce mi ha trasmesso tanta fiducia anche perché quest’anno c’erano in programma molti circuiti sabbiosi".

 

Come è evoluta la tua KTM durante l’anno?

"A dire il vero abbiamo usato lo stesso setup dalla prima all’ultima gara, praticamente non ho cambiato niente sulla moto. Abbiamo giusto adattato qualche click sulle sospensioni e un'altezza diversa della forcella sulla sabbia, per il resto tutto è rimasto uguale".

 

A proposito della tua guida morbida e misurata, specialmente a Faenza dove c’erano salti molto dritti, nonostante i tuoi avversari si mettessero in mostra con scrub spettacolari che sembrava gli facessero guadagnare tanto tempo tu non hai cambiato il tuo stile pulito…

"Fin da quando ero piccolo mio padre non voleva facessi salti più legati allo spettacolo che alla velocità, per cui ho imparato a saltare dritto e continuo così perché vedo che i risultati mi danno ragione. D’altronde anche Jago, come d’altronde la maggior parte dei 'sabbiaioli', non usa tecniche del genere per essere veloci sui salti, l’unico è Jorge Prado che fa la differenza probabilmente perché ha molto affinato la sua tecnica in allenamento ed è comunque un pilota molto bravo e intelligente".

 

Come ti definisci come pilota?

"Un pilota abbastanza completo, capace di partire bene, dotato di una guida pulita e redditizia, e da quest’anno anche forte fisicamente, cosa che ti permette di mantenerti sempre al top".

 

E come persona?

"Sono molto calmo anche nella vita fuori dal motocross. Mi piace fare molto sport, ma provo a non pensare troppo alle gare o perlomeno di non avere il pensiero fisso anche in settimana a casa. Così gioco alla PlayStation con i miei amici, e faccio molte cose al di fuori del motocross come guardare video ma non di moto. Trovo infatti piacevole staccare dal motocross, e questo mi aiuta molto".

 

C’è un hobby in particolare che ti piace?

"Fare sport, anche se allenandomi molto per le gare non ho così tanto tempo per farne altri. E quindi preferisco stare a casa a rilassarmi ad esempio coi videogiochi".

 

Motocross o Supercross?

"E’ una scelta difficile, il cross indoor mi piace molto e quindi ti risponderò Supercross, magari un giorno…".

 

Hai qualche pilota che hai come modello?

"Mi piace tanto Ryan Villopoto, penso di aver guardato tutti i suoi video e conosco tutto di lui. Ho sempre apprezzato il suo stile aggressivo, ma anche la sua constante presenza nelle prime posizioni, penso sia stato un pilota veramente perfetto".

 

C’è stato qualche momento durante la stagione in cui hai pensato di non farcela?

"Sono stato al comando del campionato sin dalla seconda gara, rimanendo sempre davanti dopo ogni gara pur combattendo costantemente con Jago, quindi non mi sono preoccupato più di tanto a dire il vero".

 

Quando invece hai pensato che il titolo fosse tuo?

"Dopo le tre gare che abbiamo disputato sulla sabbia di Lommel, dopo si sarebbe corso sul duro e in quelle circostanze sapevo di poter essere più veloce di Jago per cui mi sono detto: ora ci sono solo tre gare da fare e quindi non lo posso più perdere, non è possibile, devo riuscirci!”.

 

Cosa mi dici di Fred?

"Mio padre è molto importante per me. Mi segue in tutti gli allenamenti, mi conosce molto bene e mi aiuta tanto, così come il resto della mia famiglia, mia mamma e mio fratello, mi seeno sempre vicini e mi danno un bell’aiuto per il campionato".

 

Come vedi il tuo futuro?

"Nel 2021 continuerò a gareggiare nella MX2, ho ancora un anno di contratto con la KTM e quindi cercherò di difendere il mio titolo. L’anno successivo mi piacerebbe spostarmi nella MX1, non voglio stare troppo in MX2 e quindi credo che passerò nella 450 anche se l’anno prossimo dovessi mancare il titolo. Perché quando fai il salto nella classe regina puoi essere bravo ma si sa che un anno va perso perché si deve imparare e migliorare. Puoi anche diventare campione subito, come ha fatto Gajser, ma è veramente difficile. Quindi non voglio aspettare troppo, non mi dispiacerebbe fare il bis nella MXGP…".

Dicono di Lui

JOEL SMETS

Red Bull KTM Motocross Manager

 

Joel quando hai cominciato a lavorare con Tom?

"Ad inizio settembre 2018, quando abbiamo fatto una prova assieme. Conoscevo già il padre, ma con Tom non avevo mai parlato prima. Ho visto subito che in lui c’era del potenziale, ha girato prima sulla sabbia e poi sul terreno duro e mi ero detto che quel ragazzo aveva dei numeri. Anche se ovviamente non potevo sapere quanto avrebbe potuto reggere un intenso allenamento fisico, a quello sulla moto, quanto velocemente avrebbe accettato i consigli sul modo di correre e così via. Perché un pilota può essere anche bravo, ma se non accetta consigli e non ascolta i risultati possono non venire. Ma il lungo meeting che abbiamo fatto sia con Tom che con Fred mi ha lasciato una buona sensazione, ho visto che capivano e che volevano imparare tanto. Prima che firmassimo il contratto il padre mi disse: “a questo livello non voglio più fare il suo allenatore perché voglio che faccia un salto di qualità e quindi ha bisogno di qualcun altro, io voglio essere solo il padre”. Per fortuna c’è ancora qualcuno che capisce, mi sono detto, e ciò per me è stato davvero molto importante. Perché per quanto sia importante il talento del pilota, lo è altrettanto l’atteggiamento dei genitori, che in questo caso hanno capito e hanno preferito fare un passo indietro lasciando il compito di formare il ragazzo a qualcuno più esperto di loro. Questa è stata davvero un’ottima base che mi ha dato la fiducia e la convinzione che avremmo sicuramente potuto fare buoni progressi. A dire il vero non mi aspettavo così tanto, ma Tom è davvero un buonissimo allievo, tutte le volte che gli dai un suggerimento lo mette immediatamente in pratica riuscendoci subito".

 

Cosa pensi abbia di diverso da altri piloti?

"Ha molta ambizione e ci crede molto, è predisposto all’ascolto, è focalizzato sulle cose importanti e non disperde energie su cose non inconsistenti. Capisce cosa è rilevante e tutte le altre piccole cose le allontana, è estremamente focalizzato e non perde tempo ad andare da una parte o dall’altra, ma rimane sulla giusta strada e va dritto verso il suo obiettivo".

 

Perché ha vinto il titolo?

"Proprio per questi aspetti: ha un grande cuore, una grande ambizione e una grande volontà, crede molto in sé stesso e si focalizza sulle cose più importanti. Un esempio è la penalità che ha preso mercoledì in Trentino per aver saltato a detta di un commissario in presenza della bandiera gialla, e credimi che tutte le penalità di solito danno il tormento ai piloti, invece Tom era un po’ arrabbiato ma non si è focalizzato sulla sanzione o sul contestare la cosa. Mi ha giusto chiesto in quale fosse stato relegato e, anche quando gli ho detto 29° ha risposto “anche da quella posizione penso di poter cominciare primo”. Questo dice molto del perché abbia vinto il campionato, la difficoltà lo ha reso più forte. E questo è sicuramente gran parte del suo segreto. È la sua personalità, ma è anche vero che può essere solo così forte perché è contornato di persone forti, oneste e determinate, lui sa di potersi fidare di noi al 200% e questo gli infonde la massima fiducia".

 

Cosa ha ancora da imparare?

"E’ già ad un buon livello, ma può progredire ancora un bel po’ in tutto. Nella tecnica di corsa, ma anche fisicamente può diventare più forte perché è solo due anni che lavoriamo, soprattutto in vista del passaggio alla MX1. E se migliora fisicamente di certo diventa anche più veloce. Come pilota fa già delle ottime partenze, ha una buona velocità in curva, buona dimestichezza sui salti, può correre sia sulla sabbia che sui terreni duri, praticamente ha un pacchetto completo già di ottimo livello. Quindi quando mi hai chiesto perché abbia vinto il campionato, oltre agli aspetti che ho già citato, grande cuore e grande desiderio, è anche perché è davvero completo, multifunzionale, significa che non ha un aspetto il cui è molto forte e un altro in cui è molto debole, è buono da tutti i punti di vista".

 

Nella 450 pensi possa avere le stesse possibilità che ha nella MX2?

"Penso di sì, potrebbe essere un piccolo Antonio Cairoli…".

 

Anche più veloce di Prado?

"Chissà, potremmo ritrovare la bella lotta che li ha visti protagonisti assieme l’anno scorso in alcuni GP della MX2".

 

DIRK GRUEBEL

Red Bull KTM Factory Racing Team Manager

"Tom aveva mostrato il suo potenziale già nel 2019 al suo primo anno con la nostra squadra. Ha avuto un’ottima progressione, ma poi durante lo scorso inverno ha fatto un altro grande passo per essere un contendente al titolo. E questa stagione è sempre stata competitivo, ha mantenuto la concentrazione, non si è mai perso d’animo, ha concluso ogni gara con buoni risultati, oltre ad avere sfruttato al meglio la nostra 250 che senza tema di smentita è la migliore del campionato, non a caso è dal 2004 che vince e Tom è stato il nono pilota che l’ha portata al successo. Questa è la chiave per essere campioni del mondo, e ora siamo qui a festeggiare, complimenti a lui e alla sua famiglia".

 

 

FRED VIALLE

Padre di Tom

 

Fred, come ha fatto Tom a raggiungere il titolo così in poco tempo?

"Quando ho smesso di correre ho visto che Tom già all’età di 10 anni era molto propenso a far suoi i miei insegnamenti, era portato ad ascoltare e soprattutto quando gli insegnavo una cosa riusciva a metterla in pratica subito. In quel periodo io facevo molti corsi di motocross, avevo un centinaio di piloti che mi seguivano e a lui piaceva essere sempre presente per cui ha appreso molte cose. Tra l’altro in quel periodo mi sono anche avvalso della collaborazione di Stefan Everts, Christophe Pourcel e Jean Michel Bayle, ed ho cercato di metter in pratica tutto memore della mia esperienza di pilota di GP che mi faceva correre con tanto entusiasmo e determinazione senza però dare molta importanza alla tecnica di guida. Tale esperienza mi ha fatto capire che però senza di essa non si può vincere un mondiale, ed è per questo che nella mia scuola ha avuto un posto importante".

 

L’opportunità di correre in un team ufficiale come la KTM è stata importante.

"Molto, non mi immaginavo quanto, e abbiamo avuto una bella fortuna che abbiamo scelto Tom, grazie ad una serie di circostanze che hanno fatto si che la scelta cadesse proprio su di lui in una lista di sette piloti candidati".

 

Una delle sue qualità più apprezzabili è la sua educazione, il rispetto, la semplicità.

"Sono cose che gli ho sempre insegnato e che gli continuo a ricordare, gli ricordo esempi come Tony Cairoli o Jeffrey Herlings, soprattutto il primo ha permesso alla KTM di arrivare al punto in cui è oggi e non solo grazie ai risultati. Jeffrey invece ha insegnato molto a Tom come deve essere l’organizzazione della gara, è stato sempre molto gentile ed è stato importante per assimilare certi dettagli".

 

Il suo stile di guida è talmente fluido e pulito che quando è in gara spesso sembra che stia facendo un allenamento…

"Abbiamo lavorato molto riguardo questo aspetto, gli ho sempre spiegato che nell’arco di una stagione il rischio eccessivo non paga perché puoi andare incontro a situazioni che poi ti fanno perdere tutto quello che ha costruito".

 

Hai avuto la soddisfazione di vedere che il titolo Tom l’ha proprio meritato.

"Geerts era veloce come Tom, entrambe potevano diventare il numero uno, ma Jago al contrario dello scorso anno è caduto spesso, facendo poi fatica a rimontare, mentre Tom quando è caduto alla partenza è rimontato da ultimo sino alle prime posizioni. Cosa tra l’altro che KTM ha apprezzato molto nella considerazione di quando è stato scelto per essere inserito nella squadra ufficiale, assieme al fatto che quando ha corso nell’Europeo anche se aveva una gara storta non si abbatteva e anzi in quella successiva era di nuovo tra i migliori".

 

Cosa deve ancora apprendere?

"Molte cose, sulla pista è autonomo, è capace di scegliere le traiettorie e spesso ne inventa delle nuove anche se può ancora affinare il suo intuito, e deve essere ancora veloce sulla sabbia perché prima o poi si dovrà scontrare con Prado che in questo terreno è fortissimo. Poi è importante che consolidi il suo stato mentale, per far si di trovarsi a suo agio in ogni frangente, e che continui avere rispetto per gli avversari ma anche per la pista, nel senso che quando ti senti molto forte e sicuro a volte ti permetti di fare cose che non andrebbero fatte dimenticando che è il circuito ad avere sempre ragione".

 

Ora cosa lo aspetta?

"Negli ultimi due anni, dal novembre del 2018, Tom ha fatto solo un paio di settimane di vacanza, lavorando sempre moltissimo soprattutto per l’allenamento fisico anche perché dopo l’Olanda non si sapeva quando il campionato sarebbe ripartito, per cui uno stacco è stata la sua priorità. Ora è così pronto per continuare a lavorare e puntare a bissare il titolo".