Motocross. Sebastien Tortelli ci spiega il GP del Messico

Motocross. Sebastien Tortelli ci spiega il GP del Messico
Dopo il GP d'Italia il Mondialcross prosegue con la prima delle due tappe d'oltreoceano. L'ex iridato francese Tortelli spiega in esclusiva a Moto.it come è stato realizzato il circuito di Guadalajara | M. Zanzani, Guadalajara
10 maggio 2012


Sarà un GP per piloti forti quello che si corre in questo fine settimana alla periferia di Guadalajara, la seconda città più popolata del Messico. Parola di Sebastien Tortelli, l'ex pilota transalpino che dopo essere stato protagonista delle scene iridate della fine degli anni '90 fregiandosi del titolo 125 nel '96 e di quello della classe 250 due stagioni dopo aver spezzato l'egemonia di Stefan Everts, ebbe un ruolo primario anche nei campionati USA.


Un video che racconta la carriera di Sebastien Tortelli





Nel GP del Messico affianca Nicos España nell'organizzazione della manifestazione che si corre per la prima volta sul circuito che ospita la quarta prova iridata.
«Ho conosciuto "Nico" tre anni fa a Glen Helen - ha spiegato Tortelli la cui attuale attività è la realizzazione di corsi fuoristrada per piloti di tutto il mondo nelle piste della California - un organizzatore messicano di fiere e gare nazionali di motocross e freestyle. Mi disse che voleva creare delle gare internazionali nel suo Paese e rimanemmo in contatto, tanto che due anni fa realizzammo qui a Guadalajara le World Celebrities con piloti come Everts, Vuillemin, Huffman, Dubach ottenendo un ottimo riscontro che abbiamo replicato in altri Stati del Messico. Da allora ci siamo sentiti continuamente perché la sua idea era di fare un evento ancora più grande, quindi dopo aver parlato col patron della Youthstream Giuseppe Luongo abbiamo deciso di realizzare questo GP».
Nicos España e Sebastien Tortelli
Nicos España e Sebastien Tortelli
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Perché è stata scelta la località di Guadalajara?
«La città è molto grande, piuttosto sicura, e lo spazio a disposizione per realizzare il circuito è notevole. Per Nico poi si tratta dell'ambiente di casa e ciò ha aiutato nel gestire gli innumerevoli aspetti tecnici e logistici che ci sono quando crea eventi di questa portata».


Quali sono stati i problemi più grossi a cui siete andati incontro?
«Quando sei un pilota non ti rendi conto di quanto complesso sia l'organizzazione di un gran premio, quando arrivi vedi le tende montate, le moto sono pronte e non fai altro che salire in sella e dare gas. Ma quando sei tu a creare la gara devi costruire tutto tu, la lista delle cose da fare è lunghissima e qui in Messico le cose non vanno proprio come in Europa perché qui la siesta è di rigore e i lavori vanno per le lunghe. Per fortuna ci abbiamo messo tanto duro lavoro e tutto sarà pronto come si deve».


La pista è stata completamente stravolta.

«Da tanti anni ci fanno una prova del campionato nazionale, ma non era all'altezza di una del Mondiale per cui con l'aiuto dei tecnici della YS Greg Atkins e Justin Barclay l'abbiamo ridisegnata per renderla più tecnica e adatta ad ospitare le strutture richieste per un gran premio. Ora è lunga 1700 metri ed è molto più spettacolare».

La consistenza del terreno è molto dura, ma ci sono zone molto morbide dove c'è una specie di sabbia grossa e consistente che cambia continuamente la conformazione delle linee di percorrenza

 

Come si può definire il fondo di gara?
«La consistenza del terreno è molto dura, ma ci sono zone molto morbide dove c'è una specie di sabbia ma più grossa e consistente che cambia continuamente la conformazione delle linee di percorrenza. Si formeranno molte buche e essendo ancora estate sarà molto caldo, inoltre qui siamo a circa 1700 metri di altitudine e quindi per i piloti sarà una prova molto dura dal punto di vista atletico».

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