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Si aggira nel paddock di Loket, ma senza lo sguardo concentrato che lo contraddistingue. Sì, perché Cairoli, pur essendo in circuito - com'e noto - non scenderà in pista. Braccio al collo, ormai Tony ha accettato che la sua stagione sia finita, ma di certo questo non vuol dire che ancora non gli bruci.
Che effetto ti fa essere qui?
“È brutto. Vorrei essere in pista, ma non si può e quindi è difficile accettare questa cosa. Purtroppo fa parte del gioco, e bisogna accettare che anche gli infortuni fanno parte di questo sport”.
Quando hai realizzato che per te la stagione era finita?
“Subito in Lettonia. Ho visto che dopo quella caduta sarebbe stato molto difficile ritornare, e soprattutto ritornare per vincere. In Russia già in settimana non ero al top. Poi abbiamo peggiorato la situazione con la seconda caduta dovuta alla mancanza di forza. Da lì ho capito che sarebbe stato molto difficile continuare”.
Eri più arrabbiato o deluso?
“Un po’ entrambe le cose. Abbiamo lavorato tanto questo inverno, e tutto stava andando abbastanza bene. Il campionato è lunghissimo e bisogna essere costanti durante tutta la stagione. Poi quest’anno ci sono stati tanti infortuni, e la classifica era difficile da modificare. Potevamo vincere o io o Gajser, eravamo sempre in due. Un po’ come è successo l’anno scorso con Herlings. E’ difficile come campionato, ma le possibilità di vincere erano molte. Ci riproveremo l’anno prossimo”.
Mancherai anche al Motocross delle Nazioni...
“Sì, peccato. Perché il Nazioni è una gara bellissima, con tanto pubblico e tanto divertimento. È un piacere rappresentare il tuo Paese, ma non ci siamo con i tempi di recupero”.
I tuoi programmi futuri?
“Il mio programma è quello di recuperare al 100% dall’infortunio, iniziare ad allenarmi per la prossima stagione e arrivare competitivi alla prima gara”.