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Nuove tappe extraeuropee, inedita formula di gara che sarà adottata in toto dal 2013, una maggiore diffusione televisiva con qualità ad alta definizione, nuove strutture per piloti e addetti al settore, un calendario ampliato, maggiore spazio ai social network: il motocross del futuro è già iniziato, con una serie di novità che seguono di pari passo l’evoluzione dei tempi. Da tre decenni alla guida della struttura che dirige quello che è la massima espressione del fuoristrada a due ruote, Giuseppe Luongo all’indomani del GP del Qatar e alla vigilia di quello della Thailandia ci ha fatto il punto della situazione per chiarire in che direzione Youthstream, FIM e di conseguenza il motocross iridato, stanno andando.
Questa è la sua trentesima stagione professionale, un bel traguardo.
«E’ cominciata per passione, che è rimasta immutata sino ad oggi anche se ora c’è la responsabilità verso le tante persone che lavorano per la mia squadra e il rispetto di tanti partner. E non è cambiato neppure il fatto di credere nel motocross, e di pensare che è uno sport con un potenziale enorme come in gran parte abbiamo già dimostrato facendolo vedere a milioni e milioni di persone. Non abbiamo però raggiunto ancora il massimo, ed è per questo che continuiamo a lavorare per affinarlo e portarlo a livelli ancora più alti. Le novità introdotte in Qatar sono un po' lo specchio di come vediamo il futuro del motocross, cioè piste vicino a grandi città, con tutti i comfort per gli addetti ai lavori, per gli spettatori, e visibile da tutto il mondo. Con una fantastica Super Finale che permette ai giovani di schierarsi a fianco dei vari Cairoli, Desalle, Paulin, un concentrato di tutti i migliori piloti del mondo che gli spettatori vedono competere assieme e che è di migliore fruizione anche per il pubblico televisivo che non ha voglia di stare quattro ore attaccato allo schermo. Un’ora di diretta TV invece è maggiormente apprezzata, come dimostra anche l’interesse di emittenti televisive internazionali come Al Jazeera ed altre che ci hanno permesso di dare una grande esposizione in Asia, Sud America e Messico.
Parallelamente abbiamo voluto ampliare la nostra presenza al di fuori dell’Europa, per seguire le esigenze di mercato e per portare il Mondiale in tutti i continenti perché aldilà dell’andare dove c’è un’economia in crescita abbiamo il dovere di creare nuovi fans in tutti i continenti e di sviluppare il nostro sport dappertutto. Spesso non si vede fuori dai propri confini, ma il mondo è grande e l'interesse per la moto c'è dappertutto e sta crescendo come crescono i mercati. In tanti Paesi fino a dieci anni fa andavano in bicicletta, oggi vanno in moto, tra cinque anni andranno in macchina, e tra questi milioni motociclisti che hanno la moto per necessità ci sono dei giovani che iniziano ad andarci per piacere, sono quelli che un giorno potranno avvicinarsi al fuoristrada.
Questo è un momento chiave per il nostro sport, perché nel mondo c'è questo sviluppo e se non lo prendiamo ora rischiamo veramente di restare indietro. Invece ritengo che ci stiamo muovendo abbastanza bene, grazie anche alla buona armonia che si è stabilita con i team. Alcuni avevano capito tale situazione già da tempo, altri ci sono arrivati con le necessità del momento, tutti viviamo di sponsor e per gli sponsor è fondamentale il prodotto televisivo, i media, i social network: per fare questo abbiamo dato questa cambiamento storico per il nostro sport.
Il primo segno epocale lo avevo dato con i Master of Motocross che con il loro format e il livello di presentazione avevano svecchiato il nostro sport, oggi invece stiamo facendo una rivoluzione totale in armonia con la FIM e con tutti i partner, con i team e coni i piloti. I piloti sono più giovani, più moderni, prestano più attenzione ai media e capiscono che abbiamo bisogno di un prodotto più moderno, più adatto ai giovani come loro. Anche i team più conservatori hanno capito che abbiamo bisogno di un prodotto più al passo coi tempi, perché tramite questo prodotto si può alzare l'attenzione dei media e tramite i media si possono avere più sponsor. C'è chi lo fa perché ci crede, c'è chi lo fa per interesse, però la direzione è questa. Penso veramente che faremo un grande salto in avanti, siamo già in Paesi importanti ma andremo in India, in Argentina, in Australia, e ritengo che il futuro sarà molto positivo».
Il nostro obiettivo è quello di avere dei campionati continentali che funzionano come quello europeo. Per questo abbiamo fondato la Youthstream Academy
E' per questi obiettivi che si vogliono costruire delle scuole di motocross nei Paesi dove il motocross è ancora agli inizi?
«E’ di fondamentale importanza. basta guardare il riscontro avuto in Qatar, la stampa locale e tutti i giornali del Paese e quelli degli altri Emirati hanno fatto pagine intere di presentazione dell’evento ed erano quotidiani, non giornali sportivi. E purtroppo questo in Europa succede raramente. Quindi il mondiale è fondamentale per portare la conoscenza del nostro sport nei vari Paesi, ma non basta fare una cosa bella una volta l'anno perché non è sufficiente per costruire le radici. Quello che vogliamo è creare localmente la cultura del nostro sport, e lo si fa attraverso una collaborazione stretta con le federazioni nazionali creando delle scuole di motocross che aiutino i giovani piloti, li scelgano e li facciano crescere per poi portarli piano piano prima al campionato europeo e poi al Mondiale.
Ora dico campionato europeo perché è quello più sviluppato, magari tra dieci anni speriamo di avere altri campionati continentali forti come l’attuale che abbiamo in Europa. E' chiaro che se venisse fuori un pilota in breve tempo, per aiutarlo a crescere dobbiamo portarlo al campionato europeo, ma il nostro obiettivo è quello di avere dei campionati continentali che funzionano come quello europeo. Per questo abbiamo fondato la Youthstream Academy, con John Van De Berk e Jan Postema che hanno il compito di creare istruttori locali e far crescere i ragazzini così da dare seguito al nostro sport. In Qatar è partito il progetto del presidente della QMMF per la creazione di un circuito di minicross ed uno di BMX per portare i bambini vicino alle due ruote che poi è presumibile passino a guidare la moto come fece Gautier Paulin».
Nel frattempo meccanici, team manager e piloti sono arrivati in Thailandia, dove hanno trovato un circuito completamente inedito realizzato in un’ampia collina verde situata all’interno di una zona industriale ad una mezz’ora da Pattaya.
«Un tracciato molto bello, misto veloce, a metà tra quello giapponese di Sugo e quello brasiliano di Indaiatuba caratterizzato da un fondo misto di terra e sabbia rossa. Per la seconda volta si correrà col format delle manche MX1 e MX2 e a seguire la Super Finale, ma in questa occasione la gara si tiene di giorno e non di notte come è stato in Qatar».