MX. Herlings: "L'obbiettivo è vincere il titolo al debutto"

Il tra volte iridato olandese parla a ruota libera della sua stagione e dei suoi piani per la MXGP
4 novembre 2016

La prima domanda è una parola: finalmente!

«E’ proprio la parola giusta, era quello che stavo aspettando e finalmente il titolo è arrivato…»


Quanto hai sofferto prima di arrivare a questo terzo titolo?

«Direi proprio tanto: dopo la frattura del femore ci si è messa di mezzo anche una fastidiosa infezione, poi la lussazione dell’anca e in seguito la frattura della clavicola, tutte situazioni dolorose che messe insieme mi hanno reso proprio la vita difficile. Ma almeno tanta sofferenza mi ha aiutato ad essere anche quello che sono oggi, finalmente campione».


Questo titolo sottolinea il fatto che nonostante tutto non è calata la tua fame di successo.

«Sì, sono affamato di tutto, ad iniziare dal mio passaggio alla MXGP, anche perché il mio corpo si adatta meglio alla dimensioni delle 450 visto che sono piuttosto alto, ho le gambe lunghe e il mio peso è un po’ eccessivo per la moto con cui ho corso sino a quest’anno. Quindi sono molto motivato, sono pronto a fare del mio meglio anche se so che vincere gare nella classe regina è più difficile, ma non mi concentrerò su questo ma sul vincere il titolo al primo anno nella categoria. So che ci sono alcune piste che non mi piacciono, ma molte altre sono di mio gradimento e li correrò cercando di fare più punti possibili».


Hai vinto nonostante lo scorso anno tu abbia accumulato così tanta frustrazione, sei stato grande anche nel riuscire a superare questa difficile situazione…

«Assolutamente, è stata davvero dura far fronte a tutte queste circostanze negative in così poco tempo, ma non ho mollato, ho combattuto e alla fine ho ottenuto il premio per quello che ho fatto».


Anche quest’anno però ti sei ritrovato in qualche situazione a rischio…

«Ci si è messa di mezzo la leggera frattura della clavicola, ma non è stato dolorosa e ho potuto fare tutto ad eccezione di girare subito in moto. Purtroppo queste sono le gare, sono cose che possono succedere».
 

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Quando sei caduto fratturandoti la clavicola, hai pensato che anche quest’anno fosse tutto finito?

«No, subito non me ne sono reso conto, ho preso la moto e ho continuato ma dopo mezzo giro ho iniziato a sentire strani rumori dall’articolazione. Non mi faceva molto male per cui ho pensato fosse rotta, ma essendo la mia seconda frattura del genere mi aspettavo di tornare a correre entro due settimane per cui non ero molto preoccupato, anche se poi i tempi si sono allungati e sono dovuto stare fermo per sei settimane, questo è stato un peccato».


Dei tre titoli quale ti ha dato più soddisfazione?

«Penso quest’ultimo, perché abbiamo perché arrivato dopo così tante vicende tristi. Il primo è stato molto speciale, il secondo è venuto molto facilmente, per il terzo invece abbiamo dovuto lavorare e combattere con molta determinazione visto quanto successo in precedenza».


Hai dedicato la terza vittoria a qualcuno?

«A me stesso, ho avuto così tanta sfortuna in questi ultimi tempi che penso di essermelo proprio meritato».


Un grande pilota, ma anche una grande moto.

«Sicuramente, penso che nei GP sia la migliore tra le 250, ma anche negli Stati Uniti ci sono delle buone moto ufficiali».


La gara migliore e quella peggiore che hai corso quest’anno?

«Per quanto riguarda la seconda posso dire che è stata la prima manche di Assen, non so neppure io perché ma non mi sentivo a mio agio sulla moto, sul fango di sabbia, sotto la pioggia. La più bella invece è stata la seconda manche di Mantova, ho corso alla perfezione vincendo con un margine di più di un minuto…».
 


Quanta soddisfazione hai avuto invece nel battere Cooper Web nella prima manche di Charlotte?

«E’ stato fantastico, in fondo lui è il campione del National statunitense e io il più veloce della MX2 per cui correre testa a testa è stato molto avvincente, ci siamo spartiti una vittoria a testa ed è stata una bella soddisfazione anche se nella seconda manche non sono stato altrettanto incisivo perché dopo i festeggiamenti per la celebrazione del titolo l’adrenalina e la concentrazione si è un po’ abbassata. Tra le bevute, le chiamate, le interviste, sono arrivato al cancello dell’ultima manche tutto sottosopra ed è andata così, anche perché tutto ha girato in suo favore in quanto anche il programma di gara a causa del maltempo è diventato simile a quello che si corre negli USA».


Sai che in 35 anni di GP non mi è mai capitato di ridere durante una gara mentre scatto le foto? Ma mi è successo qualche anno fa sul sabbione di Lierop, vedendoti correre così veloce e in scioltezza da riuscire a doppiare quasi tutti i tuoi avversari che sembrava facessero enduro invece che motocross…

«Effettivamente è stata una giornata indimenticabile, e anche se il nostro è un piccolo sport sto avendo molto successo, ho cominciato una grande carriera, e ringraziando Dio per avermi dato questo talento spero di continuare a fare tutto al meglio».


Un campione del tuo livello deve ancora imparare qualcosa?

«Certo, perché sono curioso e le situazioni mi sorprendono sempre, come ad esempio nei GP statunitensi dove mi ha stupito la velocità che hanno gli americani nella prima parte di gara. E’ normale, impariamo tutti i giorni qualcosa se riusciamo a vedere le cose nel giusto modo».


Hai in programma di cambiare qualcosa in previsione della stagione MXGP?

«Sì, ho definitivamente smesso i miei giochi, sto seguendo un nuovo programma e mi sto tenendo pronto. Nella 450 ci sono altri ragazzi che vanno molto forte come Gajser e Febvre. Questi ragazzi sono veramente preparati, e quindi devo provare a migliorarmi da tutti i punti di vista».


Il prossimo anno rimarrai sotto la tenda del team MX2 con cui hai corso quest’anno, per quale motivo?

«Perché con questa squadra mi sento a casa e a mio agio, quindi non voglio cambiare le persone con cui ho vinto così tanto. Sono veramente felice e orgoglioso di avere questo team e non lo voglio cambiare, era un mio desiderio e la KTM mi ha accontentato».


Cairoli quest’anno ha un po’ pasticciato tra 350 e 450, tu hai idea di cosa fare?

«Al 95% corro con la 450, questo è il piano.


La prima uscita con questa moto è stata come te la aspettavi?

«Decisamente, la SX-F 450 ha già una buona base e con poche personalizzazione me la sono già sentita bene. E’ chiaro che non abbiamo avuto ancora abbastanza tempo per renderla competitiva al massimo del suo potenziale, ma ci sono ancora diversi mesi per lavorare e raggiungere l’obbiettivo».


Quale è l’aspetto principale a cui ti devi adattare?

«Sicuramente la potenza e il modo in cui va gestita la moto, c’è una grande differenza rispetto alla 250. Perché avendo così tanti cavalli in più devi anche avere un passo diverso».


In sella alla 250 sembrava che guidassi la moto divertendoti molto, hai lo stesso feeling anche con la 450 o con questa devi avere più timore reverenziale?

«Certo che bisogna stare più attenti, la moto di quest’anno la mettevo dove volevo, mentre la 450 essendo più pesante e potente va guidata con più cautela facendo sempre attenzione a non fare errori».


Anche il sistema di allenamento è differente?

«Penso di sì, devo ancora vedere come reagisce il mio corpo soprattutto quando inizierò a fare manche di lunga durata, e mi ci vorrà un po’ per imparare a lavorarci su nello specifico. Questo magari lo dovrò fare con il team, elaborare un piano strategico, ma per ora credo che di essere già sulla buona strada».


Dove pensi vi dovrete focalizzare di più: telaio, sospensioni o motore?

«Tutti e tre nello stesso modo. Nella 250 cerchi molto la potenza, mentre nella 450 ti serve il giusto compromesso di tutti questi tre aspetti, quindi non ne tralasceremo nessuno».


La vittoria di classe al Nazioni è già stato un buon inizio…

«Certamente mi ha dato una bella sferzata d’energia, ma è solo l’inizio e non voglio illudermi. Il prossimo anno con 40 manche e 20 qualifiche sarà durissima, per cui è inutile fare congetture prima del tempo. Vincere ogni weekend non sarà possibile, ma cercherò di essere molto consistente e poi si vedrà».

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