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Non è difficile immaginare che stilare un calendario fattibile deve essere stato piuttosto impegnativo sia per la Federazione internazionale che per gli organizzatori della Infront. Dopo aver fatto i salti mortali per portare a termine la serie di GP, cambiando anche formula di gara (peraltro decisamente azzeccata), per il 2021 si è fatto il possibile per avere un campionato all’altezza degli investimenti e delle aspettative il cui unico limite è il fatto di essere stato studiato con la prospettiva che il COVID-19 abbassi la sua pesante influenza.
Non avendo la sfera di cristallo, nell’ottica di un futuro positivo si è quindi puntato ad un campionato “tradizionale”, con 20 tappe oltre al Motocross delle Nazioni distribuite dall’inizio di aprile sino a metà novembre da disputare nello schema seguito sino allo scorso anno, ovvero con qualifiche il sabato e gare la domenica per MXGP e MX2 e manche sdoppiate nelle due giornate per le altre classi.
La maggior parte delle località sono già ben collaudate, e comprendono una prova in Italia ancora da assegnare oltre al Nazioni all’interno dell’autodromo di Imola, una ancora in luogo da definire, oltre a quelle inedite di Muscat in Oman, di Igora Drive in Russia e di Itty-KymiRing in Finlandia. In programma anche le tappe extra europee indonesiane di Jakarta e Semarang, quella in Cina e quella argentina di Neuquén.
David Luongo, CEO di Infront, ha spiegato a Moto.it come si è arrivati alla definizione del nuovo calendario.
"Abbiamo cercato di lavorare al meglio per tornare alla normalità, perché continuiamo ad avere molti organizzatori che hanno il contratto con noi e vogliono continuare a fare parte del campionato MXGP, quindi torneremo a 20 gare più il Nazioni. La novità è che ci saranno gare in Medio Oriente, torneremo in Cina, Indonesia, Argentina e in Europa in tutti i classici circuiti di prima. Abbiamo quindi realizzato un bel programma, che speriamo di poter mantenere sino alla fine. Di sicuro lo adatteremo in base all’andamento del virus, questa è una prima bozza ma lo riteniamo un ottimo potenziale per il prossimo anno".
Perché siete tornati alla vecchia formula?
"Perché crediamo fortemente che il DNA dei MXGP sia un format da due giorni. Lo abbiamo visto da molti feedback dei promoter, la nostra priorità sono proprio gli organizzatori e visto che nel passato avere sia l’MXGP che l’MX2 il sabato per loro era molto importante in termini di budget siamo ritornati alla vecchia formula. Ma era una richiesta anche dei team, perché per loro è importante avere due giorni per poter sviluppare e mettere a punto le moto, e anche molti piloti preferiscono avere più tempo per capire la pista, così è leggermente meno compresso. Inoltre, ultima cosa ma non meno importante, avere una gara anche la domenica per le classi europee davanti ad un pubblico più ampio è molto importante. Quindi le condizioni erano tutte favorevoli per tornare al vecchio format".
Non deve essere stato facile creare un calendario in questo momento…
"Infatti è stato veramente molto complicato. In marzo la stagione è stata interrotta all’improvviso e abbiano navigato nella nebbia per diverso tempo, si è trattato di adattare la situazione settimana dopo settimana e abbiamo provato a trovare soluzioni per mantenere in piedi il campionato con l’obiettivo di salvare tutti i lavori correlati al nostro sport. Nel Mondiale sono coinvolte più di 3000 persone, dai piloti ai meccanici, ai media, al nostro staff, agli organizzatori, quindi è stato importante fare del nostro meglio per portare a termine l’anno. In Lettonia abbiamo ripreso le gare, abbiamo lavorato per elaborare dei protocolli sanitari, per organizzare le gare, avere la fiducia dei Governi e, gara dopo gara, abbiamo acquistato maggiore sicurezza e siamo stati capaci di chiudere la stagione in Trentino dopo 18° gran premi, direi che è stato un buon successo".
Effettivamente è stato veramente un miracolo portare avanti la stagione dopo essere stati in Paesi a rischio come Spagna, Belgio, ecc.
"E’ vero, ma è stato un miracolo ottenuto grazie a un duro lavoro, perché per noi la cosa più importante è stata dimostrare ai vari Governi che eravamo totalmente al sicuro dal Covid e per questo abbiamo organizzato i test, indossato le mascherine, abbiamo dimostrato alle autorità che rispettavamo il distanziamento sociale, e quando questo ha cominciato a funzionare, è diventata la chiave per andare da un Paese all’altro. Ora possiamo dire di averlo fatto e quindi è stata una buona cosa".
La mancanza di spettatori è stata difficile da sopportare?
"Sì, tutti gli sport professionistici li fai per il pubblico. La passione è la stessa, ma manca tanta atmosfera e di sicuro nel motocross come in tanti altri sport i biglietti sono il principale reddito degli organizzatori, è la maggiore voce nel budget di ognuno, quindi è stato un problema enorme, ma abbiamo deciso di proseguire consapevoli dei sacrifici che avremmo dovuto fare quest’anno, ma è ovvio che per il futuro ci auguriamo di tornare ad avere gli spettatori ai lati a godersi la gara, perché lo sport è legato alla passione e senza spettatori non è lo stesso".
L’assenza dl pubblico ha coinciso con un numero maggiore di spettatori televisivi?
"Sì, sicuramente. Avremo il risultato delle agenzie televisive nelle prossime settimane, ma abbiamo visto sin dall’inizio quando abbiamo ripreso la stagione, c’eravamo solo noi nella maggior parte delle tv, quindi abbiamo avuto posizionamenti molto buoni in molte delle principali emittenti televisive, quindi i responsi dovrebbero essere molto buoni, anche per le gare trasmesse durante la settimana, in particolare il mercoledì, sono state molto seguite in tv. Ad ogni modo nelle prossime settimane arriveranno i risultati delle statistiche".
Gli sponsor hanno capito la situazione? Vi hanno comunque seguiti?
"Assolutamente sì. I veri partner li riconosci nei momenti di cambiamento: quando tutto fila liscio, è facile, ma è nei momenti di cambiamenti scopri chi davvero è tuo alleato. E posso dire che in MXGP abbiamo più di 40 partner, e che non ne abbiamo avuto uno che ci abbia lasciato, quindi voglio veramente ringraziarli perché senza di loro nulla sarebbe stato possibile, anche per tutti gli investimenti che abbiamo dovuto affrontare anche per quanto riguarda il paddock, i team, i piloti e tutto, quindi sono veramente orgoglioso di questa stagione perché siamo rimasti tutti uniti per affrontare questo anno particolare".
Tra l’altro la stagione di quest’anno agonisticamente parlando è stata molto avvincente…
"Sì, è stata molto positiva in termini di sport. Nelle prime tre gare della Lettonia abbiamo avuto tipo sette differenti nomi sul podio iridato, e tanti diversi protagonisti, il finale di stagione poi è stato incerto fino all’ultima gara e alla fine abbiamo due fantastici campioni del mondo, Tom Vialle e Tim Gajser, che hanno davvero meritato i loro titoli. Quindi per noi è molto importante: fare più gare possibili e affidare un titolo che sia meritato dal pilota".