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Ha il titolo in tasca, ma anche in Messicoi riflettori saranno comunque puntati su Febvre, il sorprendente Rookie della classe regina.
«Anche se avevo molti punti di vantaggio non pensavo di vincere il titolo ad Assen - ricorda il francese ancora incredulo del suo risultato - il mio obbiettivo era puntare la podio, ma la prima manche è stata molto difficile in quanto essere scattato bene ma nelle prime battute c’è stata confusione e dopo aver fatto un po’ di sorpassi ho perso molto tempo dietro a Coldenhoff finendo solo quinto, tre posizioni dietro a Gautier Paulin che mi aveva così mangiato qualche punto. Per questo non credevo che ce l’avrei fatta, invece ho avuto una buona partenza e ho passato tutti quelli che mi sono trovato davanti per cui è stata una bella vittoria. Quando ho tagliato il traguardo mi sono messo a guardare dov’era Paulin per fare i conti e capire se avessi vinto, ma ho visto che nella pitlane tutti erano contenti e ho capito che ce l’avevo fatta, è stato un momento incredibile».
Il circuito era nuovo e molto impegnativo, una caduta poteva essere sempre dietro l’angolo, non hai pensato che potesse essere rischioso mantenere un ritmo così alto?
«Effettivamente sabato dopo le prove libere non mi sentivo per niente a mio agio su questa pista, poi nella qualifica è andata molto meglio e sono riuscito a trovare un buon passo, ma nella prima manche ho fatto molti errori. D’altronde non potevo abbassare il ritmo se volevo passare gli avversari che mi precedevano, ma non è stato facile perché la sabbia ti si infilava dappertutto ad iniziare dagli occhiali».
Ai lati del circuito c’erano tantissimi fan che erano venuti a vederti.
«Per fortuna che ho vinto il titolo in Olanda perché in Messico non sarebbe venuto nessuno e mi ha fatto piacere dare a loro questa soddisfazione».
Ad inizio anno se ti avessero detto che avresti vinto il titolo con due gare in anticipo ci avresti creduto?
«Di sicuro no, avevo sulle spalle solo tre stagioni in MX2 per cui sentivo di avere meno esperienza dei miei avversari, ma il terzo posto in campionato mi aveva fatto capire che se fossi rimasto nella 250 avrei potuto puntare al massimo risultato ed invece per il regolamento dei 23 anni sono dovuto salire di categoria lasciandomi il dubbio sul mio potenziale. Invece è andato tutto molto bene, la conquista del titolo mi ha rilassato molto, mi ha reso molto felice, e la bella esperienza che ho fatto mi consentirà di iniziare il prossimo anno subito al massimo».
L’anno scorso hai fatto molti più errori, che ti hanno fatto perdere almeno tre o quattro podi, quest’anno invece quasi nessuno, cos’è cambiato rispetto alla scorsa stagione?
«Forse sentivo molto di più la pressione perché volevo fare troppo bene, anche per vedere di avere un buon team per il 2015, poi quando Yamaha mi ha offerto di correre con loro la tensione si è allentata perché sapevo che sia la moto che la squadra era al massino livello per cui ho trovato la giusta confidenza che mi ha permesso di fare dei buoni risultati. Quest’anno poi ho capito che avrei fatto bene perché nonostante fosse per me il primo anno nella 450 e che non avessi iniziato la stagione in piena forma a causa prima dell’infortunio alla spalla e poi al dorso patiti durante l’inverno mi sentivo bene e vedevo che potevo conseguire dei buoni risultati. Certo che il secondo infortunio arrivato in gennaio mi ha fatto chiedere se sarei stato pronto per il primo GP che quest’anno si correva a fine febbraio, poi sono riuscito a correre anche piuttosto discretamente gli Internazionali d’Italia per cui sono arrivato in Qatar con la speranza di poter fare una buona prestazione. Poi gara dopo gara ho sempre avuto una maggiore fiducia sia in me che sulla moto, ed i risultati sono venuti più velocemente di quanto mi aspettassi. Ancora non mi sembra vero di essere arrivato così in alto, spesso ne parlo con Megane, la mia fidanzata, avere così tanti supporter, essere richiesto e seguito quando esci dal camper ti fanno capire che hai fatto il salto di qualità e che è stato un anno fantastico.
Alla partenza di una manche ti sei sempre posto l’obbiettivo di vincere o non ci pensavi?
«Non lo avevo mai fatto prima di Assen, perché ritengo che quando hai la velocità devi sempre cercare di ottenere il migliore risultato e se possibile di vincere, ma penso di sapere anche quando è il momento di accontentarsi di dove si è arrivati se si è dato il massimo. Più volte quest’anno ho avuto modo di fare la differenza, sono riuscito a salire sul gradino più alto del podio ed è così che si vince il Mondiale. Certo anche quest’anno ci sono stati molti infortunati, ma ce ne sono stati anche la stagione scorsa e ce ne saranno nella prossima, purtroppo questo fa parte del nostro sport. E’ successo anche a me nel 2012, al mio secondo anno nella MX2 mi sono fratturato mentre ero secondo in campionato e la stagione è andata, può succedere da un momento all’altro perché non è facile non fare errori».
Quando guidi sei piuttosto creativo, considerando le nuove traiettorie che spesso hai portato in gara.
«Cerco sempre di studiare il terreno per avere le migliori linee adatte ai sorpassi, mi riesce meglio sul duro ma me la cavo piuttosto bene anche sulla sabbia, forse la mia freschezza è dovuta al fatto che in fondo per il motocross sono piuttosto nuovo e che mi piace allenarmi sui terreni sconnessi che ti impongono di cambiare spesso e velocemente le traiettorie. E’ anche così che ci si migliora».
Questo fa parte della tua decisione di andare ad abitare in Belgio?
«La scelta che ho fatto tre anni fa è stata ottima, i migliori piloti si allenano lì tutta la settimana, le piste di sabbia ti formano di più fisicamente e quindi rimango l^ ancora, anche se piove spesso e la cosa non ti mette troppa allegria».
Sembra incredibile che solo quattro anni fa eri ancora a correre nella Supermoto.
«Avevo iniziato da piccolo con la moto da cross ma i risultati non arrivavamo e per me era scoraggiante vedere i miei genitori che davano il massimo senza avere nessun ritorno, anche solo a livello di soddisfazione. Per cui ad un certo punto preferii smettere, sino a quando una famiglia di amici mi hanno dato il supporto economico per riprendere a correre permettendomi di arrivare ai GP, quando poi sono riuscito ad essere indipendente».
Sei l’ultimo pilota ad aver vinto un titolo in sella alla Yamaha 450 dopo Tony Cairoli, si può dire che il tuo arrivo nella MXGP ha iniziato una nuova era?
«Quello che posso dire è che ho fatto moltissima esperienza sia con la moto che per quanto riguarda il mio corpo, tutti gli anni imparo sempre di più e spero che questo mio percorso non sia finito. Di sicuro quando vinci un campionato la motivazione e la fiducia nelle tue possibilità sono al massimo, e posso dire che il prossimo anno ritornerò ancora più forte».
Il tuo carattere sembra piuttosto freddo, anche quando hai vinto non ti sei lasciato andare a gesti sconsiderati.
«Quest’anno al contrario del precedente mi sono sempre mantenuto calmo, forse perché avevo fiducia in me, nella moto e nella mia squadra. Ciò mi ha fatto superare anche un inizio che non era andato secondo programma, e sono stato ripagato».