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Mentre come da pronostico la MX2 è rimasta continuamente all’appannaggio del solo Jeffrey Herlings, salito sul gradino più alto del podio già dall’apertura di Losail, la MXGP ha visto montare in cattedra prima un inaspettato Max Nagl, poi un rinnovato Clement Desalle, durato però molto meno di quanto ci si aspettava, quindi il ritorno al vertice dell’ufficiale Husqvarna, per passare nelle mani di Romain Febvre dopo la rocambolesca tappa tedesca.
Ora si passa all’11ª tappa iridata che si corre sullo scenografico circuito di Uddevalla, dove purtroppo nonostante abbia fatto di tutto per poter essere al via, Nagl non sarà dietro al cancello in quanto la frattura della caviglia è troppo fresca per poter sopportare le sollecitazioni di un GP, per cui lo sfortunato teutonico dovrà saltare sia la tappa svedese che quella della Lettonia. Era giunta voce invece che nel paddock ci sarebbe dovuto esserci Ryan Villopoto, ma solo per firmare autografi, giovedì notte è arrivata poi la smentita: a voi ogni considerazione…. Stagione terminata invece per il russo Aleksandr Tonkov, a causa della lunga degenza che necessita la spalla infortunata in Germania.
Prima di partire per Uddevalla ci siamo sentiti con Michele Rinaldi, proprietario del team Yamaha impegnato nella MXGP, che ha avuto la bella soddisfazione di ritrovarsi dopo tanti anni al comando della massima categoria del motocross.
«E' più che una bella soddisfazione - ha confermato l’ex iridato parmense - perché vale per tutti, non solo per Yamaha ma anche per il team con il suo nome e la sua storia, e soprattutto per le persone che ci vivono dentro e che ci mettono l’anima per far si che tutto vada bene. Il pilota è contento, i miei ragazzi sono contenti e ovviamente anch'io sono molto contento».
Probabilmente la soddisfazione è doppia per il fatto che vi trovate in una situazione piuttosto inaspettata.
«Dal punto di vista della classifica non mi sarei mai immaginato che Romain potesse essere in testa, né al 9° gran premio come neanche al 18°. Perché non pensavo che il suo obiettivo fosse quello di puntare al titolo, il nostro obiettivo era di fare bene, di avere dei podi ed essere comunque un elemento di sorpresa per molte altre squadre e anche altri piloti. Ma questo non vuol dire pensare di vincere il titolo, che è comunque ancora molto lontano dall’essere conquistato».
Neppure con Van Horebeek, che partiva col ruolo di vice campione 2014, non ti faceva pensare che potevate lottare per il titolo?
«Se parliamo di Jeremy si era normale che potessimo sperare ad un risultato migliore dello scorso anno, ma non credevo che potesse essere della partita anche Romain. Ancora oggi c'è molta strada da afre, ma effettivamente mi rendo conto che è una possibilità che si è aperta. Con Van Horebeek, credevamo si potesse fare meglio, poi una serie di circostanze non ce lo ha consentito. L’anno scorso ha avuto un'ottima stagione, leggermente sopra le aspettative, e questo lo ha non dico illuso ma gli ha fatto sperare di poter ottenere nel 2015 gli stessi risultati, ovvero vincere alcune gare e arrivare sempre sul podio che è una cosa quasi impensabile. Noi lo abbiamo avvertito che sarebbe stato molto difficile, e anche lui stesso ne era consapevole, ma nelle prime gare quando non è riuscito a salire sul podio è andato molto in crisi. Secondo me è vittima un po' di sé stesso, delle sue pressioni, delle sue illusioni. Ma lui è sempre bravo, come lo era l'anno scorso, quindi noi su di lui contiamo quest'anno e anche magari per il futuro».
Com'è invece Romain?
«E' un ragazzo piuttosto scanzonato e ciò lo rende un po’ diverso dagli altri piloti. Lo vedi molto sorridente, molto sereno, non vive la pressione, ha un abbraccio e una pacca sulle spalle per tutti, e quindi da questo punto di vista non sembra un pilota affermato che vuole farti pesare il suo valore. Però sulla moto queste cose lui le perde, perché è estremamente determinato e concentrato, vuole non avere piloti davanti a lui e questo significa che o vince, o cerca di fare il massimo, ma con una concentrazione e determinazione che sono abbastanza particolari. Secondo me sta ottenendo i suoi buoni risultati anche per questo motivo».
In effetti, non mi ricordo tanti piloti che non si arrendono mai come fa lui, dall'inizio alla fine.
«Nelle prime gare otteneva già buoni risultati, quinto, sesto, a volte anche quarto, e noi eravamo già soddisfatti così, lui invece sembrava quasi dispiaciuto perché non è molto paziente. Vuole arrivare velocemente e ottenere sempre il massimo, crede che i risultati possano essere sempre migliori e li vuole ottenere subito. Quindi ecco la sua determinazione: arrivare velocemente al massimo, e se non è contento non si accontenta».
Al suo debutto la YZ450F “fronteretro” è stata considerata una moto un po’ "difficile", ora dopo i risultati ottenuti dai tuoi piloti non si può certo più affermarlo.
«Innanzi tutto va detto che la moto perfetta non esiste. Nel 2010 la Yamaha è uscita con una moto non convenzionale, aveva un notevole potenziale e i nostri piloti si sono trovati molto bene tanto che al suo debutto in quell’anno abbiamo vinto dei GP con tre piloti diversi, Paulin, Frossard e Philippaerts: nessun’altra squadra e nessuna moto ha fatto altrettanto. Effettivamente però alcuni aspetti della moto non erano subito intuitivi, ma abbiamo prima curato la personalizzazione per i nostri piloti e il continuo sviluppo ha portato ad avere quest’anno una moto facile per tutti. Per Romain, considerando che è piuttosto leggero, che arrivava dalla MX2 e che ha la guida un po' spavalda siamo partiti prudenti mentre adesso ci stiamo portando un pochino più in là con le prestazioni del motore, quello che avremo questo fine settimana a Uddevalla sarà il terzo avanzamento dopo quelli di Maggiora e Teutschenthal. L’obbiettivo è farli andare sempre più forte, specie alla partenza, mantenendo l'identica controllabilità dell'erogazione, e che mantengano costante le prestazioni dal primo all’ultimo giro».
La tua squadra è da tanti anni sempre ai vertici, qual è la tua ricetta per rimanere costantemente protagonista nel Mondiale di motocross?
«Primo avere dei buoni piloti, secondo che non si facciano male, terzo punto sfruttare l'esperienza accumulata fare il meglio per l'organizzazione e il coordinamento all'interno della squadra».
Il tuo lavoro di Team Owner è cambiato rispetto a dieci anni fa?
«Avrei voluto dedicarmi un po’ di più alla parte tecnica, però il modo di vivere le gare è sempre più difficile, stressante e coinvolgente per stare dietro ai piloti che devono sempre migliorare e andare sempre più forte, alle le moto che devono essere sempre migliori, per cui il tutto è talmente coinvolgente che non ce l’ho potuta fare. L’aspetto tecnico deve comunque andare avanti, altrimenti non saremmo dove siamo, così come la parte gestionale, della pianificazione, della programmazione degli allenamenti, la parte invernale. Ad esempio, il fatto che il Mondiale inizi così presto ha stravolto i programmi rispetto a dieci anni fa, iniziare i GP in febbraio vuol dire fare una o due gare in gennaio, vuol dire allenarsi in dicembre, vuol dire fare le prove ancora prima, e questo ha cambiato moltissimo l’intensità del lavoro. E anno dopo anno vedo che sempre meno si può dire "faccio come ho fatto la scorsa stagione", perché se fai come prima già ti perdi un pezzo per strada. Questo è abbastanza impegnativo e stressante, però lo sto seguendo, insieme a tutto il team, in un modo più attento rispetto a quanto potevamo permetterci di fare dieci o dodici anni fa. Tutto è talmente stressato al limite, nella vita come nello sport».
Poco tempo fa è arrivato l'annuncio che avete firmato con Romain per altri due anni, per quanto riguarda il resto del team?
«E’ Yamaha Europa che decide i piani e anche il numero dei piloti, ma stiamo lavorando con l'intenzione di avere due piloti anche nel 2016 e proprio in questi giorni ci sono delle trattative in corso con Jeremy».
La Yamaha quest'anno si sta impegnando parecchio nel campionato non solo coi piloti ma anche con la promozione, abbiamo visto la colorazione gialla e nero presentata a Maggiora per il 60° anniversario, nel paddock c’è uno stand dedicato all’esposizione delle moto, in alcuni appuntamenti è stato realizzato uno skybox riservato ai propri clienti.
«Yamaha Europa sta spingendo molto sulla promozione, c’è volontà è di tornare con una presenza visiva sui circuiti più massiccia rispetto al passato. Penso che sia positivo per noi e per tutto l'ambiente».