Nico Cereghini: “Questo Cairoli arriva dritto al cuore”

Nico Cereghini: “Questo Cairoli arriva dritto al cuore”
La sua impresa va ben al di là del Motocross. E’ la promozione più vera del motociclismo, e anche la prova che molti giovani sanno sacrificarsi per un obbiettivo concreto | N. Cereghini
11 settembre 2012

Punti chiave


Ciao a tutti! L’impresa di Tony Cairoli, campione del mondo per la sesta volta, è qualcosa che va ben oltre il motocross e arriva dritta al cuore. Perché questo pilota super-talentoso non è nato in una famiglia di sportivi o in una terra che profuma di motori, Tony è siciliano di Patti; eppure ha saputo farsi largo con una passione e una tenacia che lasciano stupefatti.

Leggo sulla sua biografia che persino lui, il nostro fenomeno, ha fatto fatica ad imporsi. Nel mondiale della classe 125, quando aveva diciotto anni e già allora una tremenda voglia di vincere, non riusciva nemmeno a qualificarsi. Per arrivare alla tecnica e alla preparazione ideali è stato costretto a trasferirsi lontano da casa, e l’incontro con Claudio De Carli ha rappresentato la soluzione della sua carriera. Nella vita ci vuole fortuna, il talento è fortuna e l’incontro giusto pure. Ma la fortuna bisogna meritarsela e il talento va coltivato e sono sacrifici veri.
Io festeggio questo straordinario sesto titolo –un traguardo che porta Tony appena dietro ad Agostini e a Rossi- con una particolare gioia e per tante ragioni. Perché amo la Sicilia e molti siciliani, perché il motocross contiene per me una specie di magia, perché è la dimostrazione che i giovani hanno energia e solide ambizioni. Non conosco personalmente Tony Cairoli, l’ho visto soltanto una volta e di sfuggita, non seguo il cross. Ma lo anticipavo in apertura: la sua impresa va ben oltre.

Io vengo da una generazione che si è avvicinata alla moto con le piccole motorette da enduro, quelle che

Non sono come i piloti moderni, come Rossi o Dovizioso che sanno guidare tutti i tipi di moto. Per me, il cross mantiene una sua magia

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chiamavamo allora da Regolarità. Da ragazzo l’idea di fare i salti mi scaldava, poi è andata che di saltare bene non ero capace, ho scoperto l’asfalto e le pieghe, mi sono innamorato della pista. Non sono come i piloti moderni, come Rossi o Dovizioso che sanno guidare tutti i tipi di moto. Per me, il cross mantiene una sua magia e pur essendo un motociclista di vecchia data non riesco proprio a capire come si possa volare così leggeri sui salti e sulle buche, nel fango o nella sabbia. E in particolare Tony ha, come tutti i campioni, il dono di far sembrare facili le cose più difficili e faticose.

Vederlo vincere il suo sesto titolo, che poi è anche il quarto consecutivo nella massima categoria, è stato quindi per me una specie di miracolo. E poi penso che queste sono le imprese che avvicinano alla moto anche chi ancora non sa che cosa può rappresentare nella propria esistenza. Questa è la vera promozione del motociclismo, la più autentica. Anche se purtroppo si vede poco in televisione.
 
Foto: Massimo Zanzani

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