Philippaerts: "Ci sarò, più forte di prima!"

Philippaerts: "Ci sarò, più forte di prima!"
Riuscito perfettamente l’intervento chirurgico, il toscano ed il primario che lo ha operato ci parlano del suo incidente nel GP di Svezia e delle conseguenze cliniche | M. Zanzani
6 luglio 2012

 

L’incubo è finito. Ma ora per David Philippaerts inizia la sfida più impegnativa, forse la più difficile della sua carriera. Una scommessa che deve infondergli grinta e determinazione per riportarlo fisicamente ai suoi massimi livelli, che deve permettergli di lasciarsi alle spalle i suoi due brutti e sfortunati incidenti così da non trascinare alcun limite psicologico, e che deve permettergli di trovare un soddisfacente accasamento per il 2013 visto che le prospettive di continuare la collaborazione con la Yamaha si erano affievolite già prima del GP di Svezia.


Fortunatamente l’intervento chirurgico effettuato nel Spedali Civili di Brescia dal prof. Pier Paolo Borelli, luminare dell’avambraccio coinvolto nella stesura delle Linee Guida Nazionali sul trattamento delle fratture di polso, è riuscito alla perfezione e ora per DP19 si prospettano circa tre mesi di recupero prima di poter riprendere gli allenamenti in vista della prossima stagione MX1. David è uno a cui piace fare la differenza, e anche nel caso dei suoi due incidenti non si è smentito trovandosi a distanza di un anno protagonista di due cadute praticamente uguali.


Al contrario di quella fatta in Germania durante un allenamento, quella di Uddevalla è stata improvvisa e dovuta all’arresto della moto al momento dello stacco da un panettone di non meno di 20 metri. Uno stop improvviso di cui non si conoscono ancora le cause visto che il team Yamaha Monster Energy sta attualmente portando avanti le verifiche. Chi come noi ha assistito in diretta alla caduta ha capito subito che qualcosa non aveva funzionato. Ancora prima della metà del salto David era già con l’avantreno che stava sfiorando il terreno e la ruota posteriore troppo alta, tipico di quando ci si ribalta in avanti.

«Mi sono trovato di colpo con la moto che non ha risposto – ha commentato l’ex iridato MX1 – non ero altissimo da terra ma senza poter dare gas ha avuto il sopravvento la forza giroscopica e cadendo in avanti non ho potuto fare altro che cercare di proteggermi allungando le braccia. Che purtroppo si sono di nuove spezzate. Il dolore non è stato fortissimo, ma ho capito subito cosa era successo perché mi sono trovato nella medesima situazione l’anno precedente».


Preso in osservazione dal medico della FMI dott. Moreno Scevola, lunedì David è tornato in Italia per

Il Dott. Pier Paolo Borelli
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sottoporsi a una non semplice operazione che lo specialista di ortopedia e chirurgia della mano e del polso Pier Paolo Borelli ha condotto in maniera encomiabile.


«La rifrattura di entrambi i polsi a livello delle due placche già applicate per le fratture dell'incidente precedente sono un evento estremamente raro – spiega il medico appassionato motociclista proprietario di una Vespa del 1973 originale in tutti i pezzi esterni dotata di un motore a quattro tempi che fa 50 km con un litro - questo significa che la dinamica del trauma è stata violenta al punto da scardinare le viti di ancoraggio alle placche messe precedentemente nella parte più grossa del radio, all'estremità distale che forma il polso».


La stessa cosa su entrambi i polsi?

«Sia il destro che il sinistro, la cosa rara è prorpio questa, che si è rotto tutti e due i polsi nello stesso modo. In maniera estremamente grave, e proprio perché erano ancorati a delle viti che si sono piegate nell'impatto e hanno permesso al radio di rompersi di nuovo».


Come ha dovuto portare avanti l’intervento?
«E’ stato necessario rimuovere entrambe le placche, che erano state applicate in due interventi diversi e da due chirurghi diversi. Ed erano due placche di due differenti marche, anche se entrambe di ultima generazione cioè del tipo a stabilità angolare perché le viti sono bloccate alla placca. Quando penetrano nell'osso rimangono comunque legate alla placca, ed il sistema funziona come un fissatore interno. La dinamica è stata talmente elevata dal punto di vista dell'energia traumatica che ha determinato di nuovo la frattura del radio e le viti si sono letteralmente piegate. La difficoltà è consistita nel fatto che innanzi tutto bisognava recuperare lo strumentario esattamente identico a quello dell'applicazione, perché i cacciavite sono diversi a seconda del tipo di placca. E siccome i polsi erano deformati, bisognava intervenire in tempi

La dinamica è stata talmente elevata dal punto di vista dell'energia traumatica che ha determinato di nuovo la frattura del radio e le viti si sono letteralmente piegate

rapidi per evitare delle compromissioni dei tendini che erano costretti a questa curva in percorso anomalo. Quindi abbiamo dovuto far arrivare i cacciavite da due differenti ditte, oltre a prevedere di avere anche delle difficoltà di rimozione. Per cui abbiamo deciso di fare un unico intervento che è durato cinque ore, e fortunatamente siamo riusciti a toglierle con pochi problemi rispetto a quelli che temevamo. Abbiamo rimosso le viti e le placche esistenti, e abbiamo rifatto l'intervento inserendo placche svizzere, sempre di ultima generazione, che danno ancora più stabilità al montaggio e che consentiranno a David di riprendere il movimento dei polsi già tra una settimana, e questo vuol dire accelerare tantissimo i tempi di recupero».


E quando si riparlerà di tornare in moto?

«Io penso che potrà ricominciare gli allenamenti a fine settembre, inizio ottobre. Per sottoporsi a traumi ad elevata energia come quelli di una gara bisognerà però aspettare fino a sei mesi. Però per la ripresa del movimento questo tipo di fissaggio già in sala operatoria ha dato delle buone sensazioni, e tra una settimana può ricominciare a muovere i polsi».


Le placche dovranno essere tolte in futuro?


«No, si chiamano placche a basso profilo e sono talmente sottili che solitamente non vengono rimosse, anche perché eliminarle potrebbe presentare delle sorprese. Però a differenza di quelle che lui aveva applicato dove si vedevano un po' sporgere le viti le placche elvetiche che ho utilizzato hanno un fissaggio a placca autobloccante e le viti sono più semplici da rimuovere in caso di necessità. Comunque sono talmente a basso profilo che io ho operato un centinaio di pazienti e ho dovuto rimuoverne solo il dieci per cento».


Tra qualche giorno David uscirà dall’ospedale, e inizierà la sua lunga riabilitazione. «Non vedo l’ora – ci ha detto DP19 – voglio tornare come prima, anzi più forte di prima». Gli avversari sono avvisati, così come i team che se per il prossimo anno vogliono un valido pilota in cerca di riscatto sanno dove bussare.
 

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