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«Ho avuto degli alti e bassi, soprattutto tanti bassi e manche non fatte bene, come quelle di Arco di Trento, ma sono contento di quello che ho e di quello che ho fatto». A parlare è David Philippaerts, il pilota di punta del team Gariboldi Racing che dopo il promettente quinto posto degli Internazionali d’Italia nella prima parte della stagione iridata non ha mantenuto le aspettative. La scorsa stagione, in sella alla Yamaha ufficiale, dopo la quinta prova si trovava infatti in sesta posizione con 142 punti nel paniere, quest’anno a parità di prove è all’undicesimo posto con 86 lunghezze in tutto.
David, cos’è che non ha funzionato?
«Soprattutto la mancanza di costanza dei risultati. In Qatar ho fatto delle buone manche, e in Tailandia sono finito sesto nella prima ma nella seconda ho sbagliato la partenza e ho recuperato fino al quindicesimo nonostante nella Superfinale, con in mezzo i piloti della MX2, sorpassare fosse un problema. A Valkenswaard la prima non è andata male, quella dopo stava andando bene perché ero terzo o quarto ma mi si è rotta la moto. Ad Arco invece la prima manche ero ottavo e stavo recuperando bene, probabilmente potevo stare nei sei ma nel tentativo di passare Van Horebeek ho preso un canale dopo il salto nel pezzo nuovo della pista e sono finito a terra pesantemente, poi al via della seconda manche sono caduto in partenza e la moto mi si è bloccata con quelle degli avversari, ho iniziato a recuperare un po' ma non è stato facile perché ero un po' stufo delle cadute e delle rimonte che devo fare a ogni gara, la grinta mi è andata un po' giù e ho finito due manche quindicesimo».
E' solo questione di sfortuna o pensi che ti sia mancato qualcosa?
«Mi manca solo di partire davanti e di stare lì tutta la manche, non solo qualche giro. Rimanere non dico coi primi tre, ma subito dopo per prendere il loro ritmo, allora si cambierà qualcosa. Devo solo aspettare che si sblocchi un po' la situazione».
Quest’anno il passaggio ad una moto nuova ha allungato il periodo di assestamento per essere competitivo?
«Io non mi sono mai lamentato delle mie moto, né prima con Yamaha quando siamo partiti con il motore nuovo girato, né adesso con Honda, sono due ottime moto anche se con la CRF mi trovo molto meglio perché è più facile da usare. L'unica cosa che mi manca è un secondo, un secondo e mezzo da Cairoli in manche, forse anche due, ma mi mancano come pilota, non come moto, e mi manca la fortuna di stare nei cinque o sei per tutta la manche».
L'undicesimo posto non rispecchia il mio effettivo potenziale
Ci vorrebbero delle partenze nelle prime posizioni.
«Sarebbe tutta un’altra cosa, perché così si prende un'altra carica, sia io che il team. Ma mancano ancora tante gare e ci sono ancora tanti punti in palio, non dico di poter vincere il Mondiale, né di arrivare secondo o terzo, ma spero che si sblocchi la situazione così da togliermi da quell’undicesimo o dodicesimo posto che non rispecchia il mio effettivo potenziale».
Sulla tua Honda devi ancora perfezionare qualcosa?
«Stiamo ancora lavorando per capire meglio il rendimento delle forcelle ad aria, il nuovo telaio e come bilanciare il mio peso sulla moto. Sono piccolezze che si fanno normalmente ad inizio stagione, ma che non abbiamo avuto tempo di portare a termine perché le moto sono arrivate in ritardo e le gare sono iniziate subito. Tutto quello che si fa di solito in novembre noi lo abbiamo iniziato in gennaio e febbraio quando dovevo anche correre, e quindi i tempi si sono allungati. Sono rifiniture che non mi fanno calare due secondi, ma che mi possono far stare più facilmente nel gruppo. Ad esempio le mie Kayaba ufficiali ad aria sono delle ottime forcelle, ma siccome sono nuove sia per loro che per me dobbiamo ancora capire come funzionano con il mio stile di guida. Mi manca un po' più di sostegno, prima lo facevano le molle, ora lo fa l'aria e quindi bisogna cercare il giusto compromesso tra la quantità d'aria, i click e la taratura della forcella. Per adesso vanno bene, ma le cose vanno sempre migliorate, bisogna cercare sempre i punti deboli».
A livello fisico, invece?
«Mi sono allenato molto e ora mi sento molto bene, anche perché i polsi non mi danno problemi. Gli altri anni arrivavo alla fine delle manche stanco, adesso invece ne avrei ancora, il problema è che parto indietro e che devo sempre recuperare».
Cosa ne dici dei tuoi avversari?
«Che c'è Antonio, e poi siamo in tanti ad andare forte. Il ritmo è alto, siamo in dodici o tredici tutti allo stesso livello, il divario è piuttosto ristretto e basterebbe partire bene per arrivare nei primi. Per questo non sai mai chi arriva a podio e se parti dopo la dodicesima posizione ti puoi scordare le posizioni di testa».