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Arrivato a Londra dalla Scozia nel '96 col compito di seguire le relazioni con gli sponsor del team ufficiale che correva nella Superbike, Robert Watherston è l'attuale numero uno del settore sportivo della Honda Motor Europe. La sua stazza fisica tradisce il suo passato di giocatore di rugby, ma il sorriso ed i suoi modi gentili dimostrano che del suo sport del cuore ha mantenuto solo la grinta e determinazione. Che trasmette nel suo importante ruolo comprendente non solo quello di coordinatore sportivo ma anche quello riguardante il marketing e le sponsorizzazioni dei quali si è fatto delle solide basi lavorando per la Canon quando era con il team Williams di Formula 1 e per l'Alfa Romeo nel campionato britannico di autovetture.
«La stagione 2011 è l'inizio di un nuovo progetto per la Honda - spiega Watherston - negli ultimi sette o otto anni la filosofia era quella di supportare le squadre che correvano col nostro marchio, ma il profilo del motocross in questi ultimi anni è cresciuto parecchio grazie all'ottima promozione che Youthstream ha fatto per il campionato del mondo come dimostra l'arrivo di sponsor importanti come Red Bull o Monster. Anche la qualità dei team e dei piloti si è elevata, così come quella di gare come il Motocross delle Nazioni che racchiude il meglio del cross internazionale, Ciò significa che sia l'immagine che lo sport si sono elevati, ed è quindi il momento giusto anche per Honda di avere un diverso approccio ed un maggiore impegno in questa disciplina. Vogliamo quindi avere il team più forte possibile, ed abbiamo iniziato questo percorso con il team di Paolo Martin con un programma triennale al quale speriamo ne segua uno ancora più lungo, anche se è difficile stabilirlo ora visto l'attuale incertezza del mercato».
Anche perché con i budget limitati che ci sono ora probabilmente è complicato far quadrare i conti. «E' difficile per tutti quanti, e non è diverso per noi. Ad ogni modo in Honda Europa pensiamo che il motocross abbia un buon futuro, e per questo abbiamo rivisto la nostra mansione e ci siamo esposti direttamente con un impegno consistente come era in passato».
Pensa sia più difficile battere i vostri rivali giapponesi o la KTM che in questo momento è agguerrita su tutti i fronti. «Gli austriaci stanno dominando grazie ad un lavoro ben fatto, ma tutte le Case hanno la stessa mentalità e vogliono vincere. Certamente a livello gare attualmente sono i numeri uno ed il nostro obiettivo è batterli, è una sfida appassiona e vedremo quindi delle belle gare».
Ora che siete di nuovo schierati in prima linea rimane solo un rimorso: quello di non averlo fatto un anno prima quando Antonio Cairoli era libero sul mercato. «Le tempistiche sono tutto nella vita, e allora non eravamo ancora pronti per un programma come quello che abbiamo messo a punto per le prossime tre stagioni. Che non riguarda solo avere questo o quel pilota, bensì un pacchetto completo che comprende anche tutti gli aspetti tecnici e logistici necessari per correre nel Mondiale e che ha come fondamento la continuità. Per questo il nostro è un piano che vuole essere a lunga scadenza. Siamo stati lusingati dall'aver avuto molte richieste da parte di team e piloti, ma poi tutto si scontra con il problema degli investimenti. Sarebbe stato fantastico avere Tony in squadra con noi, e chissà che un giorno non lo sia, ma l'anno scorso non eravamo ancora pronti ed è sbagliato affrettare i tempi se non si ha un programma ben definito».
Quali sono quindi i vostri obiettivi per i prossimi tre anni? «Quello principale è ritornare a vincere il titolo Mondiale, il 2011 ci servirà per mettere a punto la struttura ed i nostri piani per cui anche se ci piacerebbe essere i numeri uno sappiamo che sarà un anno difficile e di tradizione».
Quali saranno i vostri rapporti operativi col Giappone? «La base delle CRF con cui correremo sono preparate dal reparto Ricerche & Sviluppo di Hamamatsu, mentre lo sviluppo sul campo sarà operato dal team Martin Racing Technology supportati dagli ingegneri che verranno dal Sol Levante durante la stagione agonistica. Combineremo quindi la forza e l'esperienza della Casa Madre con la rapidità e flessibilità che serve sul campo della squadra di Paolo Martin per trarre il massimo profitto da entrambe le parti».
Gli Stati Uniti saranno coinvolti in questo lavoro di squadra? «Si, la base delle loro moto è la stessa di quelle che usano i piloti ufficiali in Giappone e quelle che useremo nei GP, dirette dal project leader Taichi Honda. Oltreoceano i regolamenti tecnici cambiano un po' e quindi le loro CRF saranno leggermente diverse, ma il grande cambiamento è che tutti e tre i versanti ora lavoreranno in comune aventi come collettore l'R&D della Casa madre e con l'obiettivo di sviluppare moto vincenti da trasferire anche nella produzione di serie. Ci saranno più responsabili giapponesi che verranno ai GP ed un più efficace scambio di informazioni».
Le scelte fatte dalla Honda Motor Europa e le decisioni che prenderete ai GP sono autonome o dovrete sottostare ai voleri del Giappone? «Il nuovo piano è stato fatto da noi in piena autonomia, ma il programma che abbiamo studiato in un paio di anni prima di renderlo attuale lo abbiamo illustrato alla Casa madre e al loro R&D. In definitiva noi siamo autonomi, ma lavoriamo in piena sinergia col Giappone anche perché il lavoro di sviluppo delle moto viene portato avanti assieme e di pari passo».
Il vostro programma è concentrato sulla MX1, che prospettive ci sono invece per la MX2? «La 450 per noi è la priorità perché il budget non consente di spaziare su più fronti e quindi per quanto riguarda le competizioni abbiamo preferito concentrarsi per ora sulla classe regina che a livello mediatico è quella più importante. Lo sviluppo della nostra 250 va comunque avanti lo stesso, e quando sarà il momento saremo presenti anche in questa categoria”.