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Chi gira con la moto da cross sa quanto sia difficile e doloroso guidare con una vescica nel palmo della mano. Steve Frossard con quattro di queste escoriazioni da una parte e tre nell'altra oltre ad una ferita sanguinolenta all'interno della mano sinistra quest'anno si è preso il lusso di vincere un GP davanti ad avversari del calibro di Cairoli e Desalle, meritandosi a ragione l'appellativo di "gladiatore". Appena salito dalla MX2, con la massima naturalezza e semplicità il 24enne ufficiale Yamaha Monster Energy ha contribuito a elevare di una tacca il livello della 450, premiando la scelta di Michele Rinaldi e della Yamaha Europa che lo hanno voluto a fianco di David Philippaerts.
«Il mio passaggio alla MX1 non mi ha creato problemi perché il mio stile di guida si adatta bene a quello delle quattroemezzo - spiega il neo vice campione del mondo francese - addirittura la preferisco alla MX2 come avevo avuto modo di verificare già due anni fa».
Si dice che la Yamaha non sia una moto facile da guidare, ma non sembra che tu abbia avuto problemi visti i risultati che hai ottenuto.
«Lo dicono in tanti, io invece la prima volta che sono salito in sella ad una YZ450F di serie sono rimasto sorpreso di come riuscivo a guidarla così bene. Rispetto alla Kawasaki l'ho trovata più maneggevole e facile da guidare, specialmente in curva. Quindi sulla moto ufficiale ci siamo più che altro concentrati a rendere più dolce l'erogazione del motore dando al tempo stesso ancora più forza e con poco l'abbiamo resa ancora migliore e più adatta al mio stile e alle mie esigenze».
Hai iniziato la stagione con una vittoria proseguendo con molte belle gare e alcune così così.
«Sì, a Sevlievo è andata bene anche perché la pista mi piace molto, e sono andato bene anche la gara dopo a Valkenswaard nonostante fossi un po' dolorante per la caduta nelle qualificazioni dimostrando a me stesso di essere veloce anche sulla sabbia. A Glen Helen invece qualcosa è andato storto, forse a causa della stanchezza per via del fuso orario, facendo una caduta che poi si è un po' ripercossa anche nei GP successivi».
Molti altri piloti quest'anno hanno fatto errori più o meno grandi: c'è stato un calo di concentrazione o semplice fatalità?
«Per quanto mi riguarda credo che sia perché spingevo troppo. Negli Stati Uniti sono caduto un paio di volte cercando il limite anche se non mi sentivo a posto, a Teutschenthal ho fatto lo stesso errore alla partenza perché mi ero messo in testa di partire davanti. Complessivamente non penso di aver fatto molti errori, ma quelli che ho fatto sono stati significativi e mi hanno fatto perdere molti punti».
E' anche vero che per essere più veloce di avversari già loro velocissimi a volte bisogna anche prendere dei rischi, non è così facile come sembra da fuori.
«Questo è vero, ma certe volte ho spinto troppo anche se ero davanti e questo mi ha portato a sbagliare».
E' la velocità che ha causato molti infortuni?
«Il livello generale e la velocità mi pare si siano alzati in questi ultimi anni, le piste sono fisicamente molto impegnative per cui dopo un GP siamo più stanchi e forse è anche questo che spiega il perché spesso gli infortuni sono stati in allenamento o nei campionati nazionali».
Cosa hai appreso da questa stagione?
«Parecchie cose, che ora devo mettere in pratica per non rifare gli stessi errori. Ad esempio in Olanda ho imparato da Desalle, in una giornata in cui non si sentiva molto bene si è accontentato del quinto posto pensando a non cadere e ad accumulare punti. Così come mi ha insegnato vedere la capacità di Cairoli di salire sempre sul podio, e a volte di accontentarsi di un po' meno nonostante un pilota forte come lui sia capace di essere veloce ovunque».
Effettivamente Tony ha tanti pregi: difetti invece?
«E' difficile trovarne in uno che ha vinto cinque titoli mondiali….».
La più grande soddisfazione di quest'anno?
«Ne ho avuto molte, come il mio record personale di giro più veloce a Sevlievo dove ho vinto con facilità la qualificazione. E' stato fantastico... così come quando ho vinto il mio primo GP MX1 a Saint Jean d'Angely, proprio davanti al pubblico di casa, e quando ho vinto due manche in Svezia».
Il momento più brutto invece?
«La caduta di Glen Helen. Nei GP precedenti ero andato bene e in classifica ero molto vicino a Cairoli, invece in quella gara ho perso molti punti, poi ho sbagliato ancora a Teutschenthal e a quel punto ho pensato che per me il campionato era finito. Ma è stato importante avere il sostegno di Michele, del team e anche di mio padre, mi hanno ridato la consapevolezza di essere forte e veloce e mi sono ripreso».
Dopo gli Stati Uniti hai guidato e vinto con le mani ridotte in condizioni pietose: come hai fatto?
«Dopo la seconda caduta mi sono fatto male ad una mano e faticavo a tenere stretto il manubrio per cui mi si sono formate numerose vesciche che poi non riuscivo a farle scomparire a causa delle gare continue e degli allenamenti. Che dire, sono stato più forte del dolore, mi faceva male ma io sono uno che se devo correre lo faccio anche se sento dolore».
Veniamo al 2012: che cosa hai chiesto alla Yamaha per migliorare ulteriormente la tua YZ?
«Abbiamo già fatto delle prove per rendere il motore ancora più gestibile, facile da controllare in curva e ancora più efficace alla partenza».
Che programma segui per la preparazione invernale?
«Lo stesso di quest'anno, ma mi allenerò di più sulla sabbia probabilmente nel sud dell'Italia o in Sardegna perché il clima in Belgio è troppo rigido».
Il prossimo anno sarà una bella battaglia tra galletti francesi?
«Effettivamente oltre a me ci sarà Christophe Pourcel che dopo un anno di assestamento correrà per vin-cere e Gautier Paulin che è molto veloce anche sulla 450. Ma ovviamente il favorito rimane Cairoli».
Quest'anno ti sei preso un iPad dal quale non ti separi, per cosa lo usi?
«Vado su Internet, a volte guardo dei film e ho un sacco di video games. I miei preferiti sono Worms e Tetris, ci giocavo da piccolo e adesso che li ho ritrovati mi divertono tanto come un tempo».