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Il bergamasco è innamorato delle moto sin da dall'età di 8 anni, quando mosse i suoi primi passi in fuoristrada con una LEM minicross. Ha quindi spaziato nel trial, nell'enduro, per poi fare una pausa dovuta agli studi universitari di odontoiatria.
«Ma la passione ha avuto il sopravvento - spiega Casiraghi - e dopo aver iniziato la mia attività di comico sono stato contattato dalla KTM Italia proponendomi una collaborazione che mi ha fatto scattare di nuovo la scintilla dentro anche perché abbiamo instaurato un rapporto molto stretto e cordiale».
La cosa buffa è che dopo vent'anni di inattività sei tornato sulla moto fatto il freestyle che oltre a non averla mai fatto non è una specialità alla portata di tutti.
«E' vero, ma è nato tutto per caso. Dovevo fare il calendario di Suor Nausicaa e serviva uno scatto con un salto, mi hanno portato a Ottobiano dove c'era una rampa di 12 metri e mi sono buttato subito. Da li è nata l'idea del freestyle che ho continuato e che a dire il vero mi fa meno paura del motocross».
Le discipline motoristiche però ti piacciono tutte.
«Certo, quest'estate Nonno Anselmo che è un comico che lavora con me a Colorado Cafè mi ha trascinato al Mugello a fare una prova della Dunlop Cup, era la prima volta che giravo in pista su asfalto e devo dire che mi è piaciuto molto anche se ci ho messo molto ad abituarmi perché all'inizio mi sembravo un alieno in quanto è un modo di guidare diverso».
Hai un beniamino nel settore moto?
«Direi Tadeusz Blasuziak nell'enduro perché ci ho corso insieme all'Ezberg in quanto oltre ad essere un grande pilota è un ragazzo molto simpatico e spiritoso, Tony Cairoli per il cross che mi piace come stile di guida e come persona, e anche se non seguivo molto la MotoGP sono diventato un fan di Rossi quando è passato dalla Honda alla Yamaha perché mi è piaciuta la sua scelta di lasciare la sicurezza per l'incerto, un pò come un cavaliere che aveva deciso di lottare contro i mulini a vento».
Mettiamo un attimo da parte le moto, come è nata l'idea di Suor Nausicaa?
«Dopo un pò di anni di impegno a teatro, cinema e fiction varie, una sera a Milano ho visto un cabaret dove le persone salivano sul palco improvvisando, e mi sono reso conto che erano bravissimi e che io non avrei saputo farlo così davanti al pubblico senza avere niente di preparato ed un regista che tirasse le fila. Ci voleva un gran coraggio, e quindi mi sono detto che avrei dovuto provare anch'io. Mi sono iscritto ad un laboratorio di cabaret di Zelig a Pavia dove ho dovuto portare un personaggio ed ho pensato alla suora bergamasca dalla voce gutturale. Durante il corso l'ho personalizzata mettendo un pò tutto me stesso e aggiungendo quindi la mia anima motociclistica e il carattere burbero di certe suore che avevo io a scuola».
Il nome invece da dove deriva?
«Volevo un nome strano, caratteristico e che facesse un po' ridere di suo, scorrendo su internet nei nomi femminili mi sono imbattuto in Nausicaa, ho visto che era la principessa che aveva aiutato Ulisse andando contro la volontà del padre per cui una femminista ante litteram e mi è sembrata adatta al personaggio che interpretavo io».
Un personaggio che ha riscontrato un bel successo.
«Devo dire che sono stato fortunatissimo perché ho azzeccato il personaggio giusto al primo tentativo in un settore abbastanza oberato da comici».
Quando ti hanno chiesto di aderire a Uniti X La Vita hai dato subito la tua disponibilità.
«Durante l'anno io faccio abbastanza beneficenza, è una cosa a cui tengo molto anche perché dopo aver fatto la fame quando facevo l'attore di teatro da quattro anni facendo la suora campo abbastanza bene anche perché non ho grosse pretese, per cui mi sembra giusto fare le mie 15 o 20 serate all'anno in favore di varie associazioni benefiche. In questo caso poi è una manifestazione in ambito motociclistico che sento particolarmente, perché ho molti amici che hanno avuto infortuni e perché so che i piloti in pochi anni devono dare il tutto per tutto per poi magari venire dimenticati a fine carriera per cui ci ho tenuto ad essere presente per dare il mio contributo».