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Sette titoli mondiali già in bacheca, l’ottavo in cantiere, Tonino si sta conquistando lo status di leggenda sul campo, tra un salto e una nuvola di sabbia. E adesso il film sulla sua vita l’hanno fatto per davvero, dal titolo Tony Cairoli - The Movie. Sopra potete vedere il trailer, presentato il 15 luglio da Red Bull.
Il documentario è stato realizzato da Nick Janssen e Jean-Paul Maas, già autori dell’acclamato “Living for the Weekend”, sempre sul mondo delle ruote tassellate.
Il film racconta tutto quello che c’è stato prima e dietro la leggenda. Il fango, i sacrifici, le cadute e le rinunce che hanno accompagnato il viaggio di TC222 da Patti, piccolo comune del messinese, all’Olimpo dello sport mondiale. Con il privilegio di poter gettare uno sguardo anche sulla vita privata del campione, attraverso le testimonianze dello stesso Cairoli e quelle delle persone che gli sono state più vicine in tutti questi anni.
Bisognerà aspettare però fino a questo autunno, quando uscirà nelle sale di tutta Europa.
Quanto è costato girarlo?
«Una produzione di un film come questo costa circa 150.000 euro. Noi abbiamo investito quello che avevamo e il supporto dei partner ci ha aiutato durante il periodo di produzione. Ci aspettiamo che i partner vadano a vedere il trailer del film e ci sostengano ancora. Siamo due ragazzi di 21 e 29 anni e non abbiamo un grande budget a disposizione. Lavoriamo con passione facendo quello che amiamo fare e speriamo che le persone vedano le nostre creazioni».
Raccontaci qualche aneddoto delle riprese?
«L'aneddoto più brutto che ci è capitato è stato quando arrivati in Sicilia, siamo dovuti tornare in Olanda quasi subito. Noi arriviamo dai Paesi Bassi e par andare in Sicilia abbiamo preso un camper per 5 giorni e una volta arrivati siamo andati subito in barca. Poco prima di arrivare alla barca, abbiamo ricevuto una telefonata dello zio di Tony, che ci spiegava che il padre di Cairoli aveva avuto un incidente e non era sopravvissuto. Siamo rimasti subito sotto shock. E' stato così strano, perché siamo andati in Sicilia proprio per intervistare il padre. Così, dopo ave guidato per 2.100 km siamo dovuti tornare indietro, preferendo rispettare la privacy della famiglia Cairoli».