Valkenswaard, che spettacolo

Valkenswaard, che spettacolo
Emozioni a non finire nella terza tappa iridata di motocross. Per la sabbia che come al solito è stata il baricentro della gara, e per il valore degli splendidi protagonisti di questa stagione | M. Zanzani
28 aprile 2010


Banana, kiwi, acqua. A ripetizione, meticolosamente accompagnati dai sorrisi di manager e meccanico. I 15enni di oggi sono dei razzi, ma anche preparatissimi, sotto ogni punto di vista, come testimonia la scena che abbiamo visto dopo il taglio del traguardo. Ken Roczen è arrivato nella ambita tenda del Winner Circle, dove i primi tre classificati trovano acqua e asciugamani per ripulirsi e rendersi presentabili per l'intervista TV, e ancora prima di lavarsi il visto alterna morsi ai due frutti e sorsate di acqua potabile, a dimostrazione che nulla è lasciato al caso, prima e dopo la gara.

Il tiratissimo tempo a disposizione non ci ha dato modo di sapere a cosa è dovuta questa esigenza immediata di apporto di vitamine, ma è sconcertante vedere come dietro a questi ragazzini prodigio ci sia un lavoro chirurgico studiato per costruire al meglio un atleta.

Ken Roczen
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Quest'anno è la consacrazione delle giovane leve, perché oltre al tedesco della Suzuki Teka che nel 2009 aveva raggiunto il record di pilota più giovane ad essersi aggiudicato un GP, c'è anche Jeffrey Herlings a farsi largo col patentino del ciclomotore. Un "uomo" di 15 anni, anche lui autore di un nuovo record da albo d'oro (il più giovane ad aver segnato una doppia vittoria in un GP), che seppur 20enne fa quasi sembrare anziano il compagno di squadra nonché campione in carica Marvin Musquin.

Parlavamo di emozioni in apertura, e a proposito del francese numero 1 della KTM, sulla sabbia del Brabante la prima e la più grande ce l'ha ispirata proprio lui. Anzi le prime due, perché quella iniziale è stata quella nel vederlo girare. Non c'è Roczen che tenga, Marvin ha quel qualcosa di geniale, unico e personale che ci fa letteralmente godere e che ci ricorda fuoriclasse come David Bailey e Jean Michel Bayle. Un cocktail di velocità, stile, inventiva che nessun altro ha attualmente nel paddock.

Bene, la prima sensazione forte è stata rivederlo alla guida e volare sulle buche olandesi, l'altra quando è caduto pesantemente in qualifica poco prima del traguardo. Davvero un grosso spavento. E quanto sono stati lungi i e brutti gli attimi d'incertezza, passati temendo per la sua incolumità. Ma poi la gioia e l'euforia di vederlo di nuovo in piedi, sulle sue gambe, con la faccia ancora sporca di sabbia ma sano e salvo.

In una frazione di secondo ci eravamo infatti prendere dal panico: chi avremmo ringraziato dopo ogni gara per la lezione di bella guida ostentata? Ci pace così tanto vederlo sorridere tutte le volte che lo facciamo al termine di ogni GP… E non ci importa nulla se poi il giorno dopo è arrivato solo 5°, provato dalla brutta caduta del giorno prima, Marvin rimane un personaggio unico che ritroverà il bandolo della matassa per scrollarsi di dosso il nugolo di teen agers smaniosi di fargli le scarpe.

La MX1 è stata da attacco di cuore



In verità Musquin è l'esempio più evidente di una generazione di giovani piloti veloci ma anche professionali, disponibili, simpatici, spensierati come non ricordiamo mai esserci stata prima. Paulin, Simpson, Boog, Frossard, Kullas, Herlings, sono solo alcuni dei nomi che rappresentano questa "nouvelle vague" che rende veramente piacevole la MX2 cha comunque nella velocità la sua attrattiva principale. Proprio per questo non vediamo l'ora che arrivi il GP degli Stati Uniti: lo scontro tra il versante d'oltreoceano e quello del Mondiale sarà fantastico.

Ritornando a Valkenswaard che dire della classe cadetta: Herlings ha lasciato di stucco persino Stefan Everts, soprattutto per la sua determinazione e sfrontatezza, Roczen da bravo teutonico ha corso con la precisione di un pilota maturo, Shaun Simpson si è finalmente rivisto nelle posizioni a lui più consone, gli azzurri sono naufragati in alto mare.

La MX1 è stata da attacco di cuore. Nella prima manche per la caduta che ha lussato una spalla a Clement Desalle, ma soprattutto per il portentoso recupero di David Philippaerts che ci piace veramente quando corre da campione del mondo e non si fa seghe mentali. Il non sentirsi il fiato  di Tonino sul collo probabilmente lo ha messo a testa bassa incurante di tutto e di tutti, con la grinta che è capace di sfoderare quando è a posto, la stessa con cui si è aggiudicato una splendida seconda piazza dopo aver dato una bella lezione anche agli specialisti del posto.

Philippaerts, Cairoli e Ramon
Philippaerts, Cairoli e Ramon

Il rischio di infarto ha avuto il suo picco nella seconda manche, con l'esibizione di Toni Cairoli. Per nostra fortuna non è partito in testa come nella prima manche (non arrabbiarti Anto'... ), così ci siamo divertiti nel vederlo dribblare, finire a pelle di leone, rincorrere, abbassare polso e gomito destri fino a rasentare la sabbia, impennare e soprattutto… dominare. E' mancato solo uno dei suoi numeri quando ha tagliato il traguardo, ma per il leader della classe regina questo è un dettaglio insignificante. Come dargli torto, visto quello che è capace di fare anche in sella alla sua "piccola" KTM.

Il piacere derivato dai risultati dei nostri due campioni del mondo MX1 è stato completato dalla conferma di come anche Davide Guarneri sia a proprio agio nella 450. Anzi, in questa cilindrata ci sembra che il suo potenziale sia ancora maggiore visto che la sua bella e redditizia guida lo rende irriconoscibile rispetto a quando era nella MX2. Pota è entrato nei top ten senza essere in affanno, guidando sulla stessa pista molto meglio che in passato, e speriamo che trovi la dimensione giusta così da essere protagonista già dal prossimo anno. Considerando la caduta alla partenza nella seconda manche e la sua guida piuttosto ostica verso la sabbia, anche Manuel Monni ci è piaciuto, e la grinta espressa in tutta la gara lo ha ripagato con un buon 13° posto.

Ramon ha invece fatto il suo solito compitino senza entusiasmare, ma non perché non sia bravo, anzi, le sue traiettorie sono esemplari ed è proprio per questo che ci amareggia la sua mancanza di determinazione, Tanel Leok ci fa tanto sorridere per la sua vocazione di kamikaze questa volta messa a frutto con un buon 4° posto, De Dycker invece ci fa arrabbiare nel vedere tanto potenziale sprecato da una tenuta fisica non all'altezza di quanto esige la sua bizzarra guida di forza.
Per ora è tutto, arrivederci alle prossime emozioni. Il GP del Portogallo è alle porte….
 

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