Van Horebeek: "La carriera di Cairoli sta volgendo al termine"

Van Horebeek: "La carriera di Cairoli sta volgendo al termine"
Nello sport è difficile provare una grande amicizia per il tuo maggiore rivale, ma il motocross è fatto anche di questo come ci ha raccontato tra le altre cose il vice campione fiammingo della MXGP | M. Zanzani
1 gennaio 2015

Jeremy, prima la conquista del titolo di campione 450 negli Internazionali d’Italia, poi il secondo posto nel Mondiale MXGP: sarai soddisfatto della tua stagione!

«Sì, sono molto contento, in fondo è andata al di là delle mie aspettative. Io speravo nel terzo posto o qualcosa di simile, quindi è andata più che bene considerato che ho anche vinto un GP e che sono salito dodici volte sul podio. E il secondo posto assoluto l’ha resa una stagione favolosa».


Pensi di aver fatto degli errori?

«Sì, ne ho fatto alcuni da principiante. Come quello stupido fatto in Finlandia che mi è costato il podio a causa della brutta caduta dovuta ad una perdita di concentrazione, o quello ancora più grosso che ho fatto a Lommel dove sono arrivato corto in un triplo. Anche alla fine del campionato ne ho fatto alcuni banali, ma il prossimo sarà il mio terzo anno nella MXGP e queste cose non succederanno più».


Metterai quindi a frutto quello che ha imparato quest'anno?

«Ho appreso sia per quanto riguarda il lato fisico che mentale, il modo di condurre la gara e quello che la precede, come ad esempio la mentalità per l'allenamento, avere più motivazione, crescere poco a poco. Anche col team mi sono rapportato parecchio e io ho imparato da quello che mi hanno detto, e loro hanno imparato da me. E' stata un'annata molto produttiva».


Cosa significa prepararsi durante la settimana?

«Sono tre cose: mangiare cose appropriate, dormire e riposare a sufficienza, e allenarsi bene. Queste sono le basi per raggiungere il successo».

Tony è stato bravissimo, ma ha avuto anche qualche momento di calo. Su certi tracciati ad esempio ha avuto difficoltà, e a volte, quando gli abbiamo messo molta pressione, ha fatto degli errori

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Puoi confermare che Tony è stato il migliore del campionato?

«Tony è stato bravissimo, ma ha avuto anche qualche momento di calo. Su certi tracciati ad esempio ha avuto difficoltà, e a volte, quando gli abbiamo messo molta pressione, ha fatto degli errori. Quest'anno non è stato dominante come sempre, ma credo che sia normale. Sta solo diventando più grande, non vecchio, ma credo che la sua carriera stia volgendo verso il termine. D’altronde ha dominato per tanto tempo, e non puoi fare il pilota per sempre, magari a breve possiamo riuscire anche a stargli davanti».


Credo che ti sia domandato tante volte come poterlo battere, che risposta ti sei dato?

«Stagli addosso e continua a lottare. Così mi sono detto, se gli stai incollato puoi batterlo perché si innervosisce e può sbagliare. Non è imbattibile, ma devi essergli vicino dai primi cinque minuti e non farti staccare, altrimenti lui vola via».


Quest'anno come hai innalzato il tuo livello?

«Con l'età e diventando più forte. Sono un professionista da alcuni anni ormai, ho fatto degli ottimi campionati in MX2 e penso che se puoi farlo in sella ad una 250 se lo vuoi veramente puoi farlo anche con una 450, bisogna lavorare sodo e crede in sé stessi, allora ce la si può fare».


Tony è il più difficile da battere, cosa ci dici degli altri, per esempio Gautier Paulin?

«E’ un bravissimo pilota, molto veloce, al quale bisogna fare molta attenzione perché è in grado di vincere dei GP. Tony è quello che sicuramente può puntare al titolo, ma ci sono altri team e piloti competitivi, e lui è uno di questi».


La cosa più bella della stagione è stata la vittoria di Loket?

«Sicuramente, anche se pure il mio primo podio MXGP che ho conquistato in Tailandia è stato indimenticabile. Loket però è stato incredibile: mi piazzavo sempre secondo, terzo, secondo, secondo, terzo, poi un giorno mi sono detto che avevo bisogno di vincere il GP, e ce l’ho fatta. E il mio progetto per il prossimo anno è proprio quello di vincere più gare, non ho solo l'obiettivo di vincere il titolo ma anche quello di aggiudicarmi più GP».


Nel 2015 ci sarà un pilota in più da battere.

«Sì, ma non mi interessa. Villopoto è veloce, ha molto talento, ma sono piuttosto sicuro che non verrà qui a battere tutti come niente. Potrà vincere qualche gara, ma non do retta a chi dà tanto risalto alla battaglia tra Tony e Ryan perché dimenticano che ci sono molti altri piloti, come me, Paulin, Desalle, Strijbos che sono pronti a batterlo. Non sono preoccupato, verrà e spero che faremo delle belle battaglie, perché sarà utile per tutti, alla Youthstream, al pubblico».


Sembra che la tua Yamaha abbia fatto notevoli progressi durante l'anno, per il prossimo come la vorresti?

«Non voglio entrare nei dettagli, ma ho voluto alcuni cambiamenti e il team ha fatto un ottimo lavoro. Diciamo che in generale è ancora meglio dello scorso anno, la squadra di Michele Rinaldi diretta da Massimo Raspanti ha lavorato perfettamente, io ho passato molte ore con loro e la moto è praticamente già pronta per la nuova stagione».


Spesso il venerdì prima dei GP sei andato a pescare, è una tua passione?

«Effettivamente sì, d'inverno quando ho più tempo ci vado spesso con i miei amici. E' una cosa che mi fa sentire molto Zen, calmo, rilassato. Noi siamo abituati a fare sempre sport estremi, con molta adrenalina, ma bisogna trovare anche qualcosa che faccia rilassare che per me è la pesca. So che anche Ryan Villopoto va spesso a pescare».


Magari alla vigilia della gara vi ritrovate in riva allo stesso fiume!

«Non c'è problema, di sicuro saremo buoni amici fuori dalla pista, è un tipo alla mano e con lui non ho proprio nessun problema».
 


All'inizio della tua carriera da professionista eri seguito da Stefan Everts, cosa ti ha dato?

«Praticamente tutto. Sapevo come andare in moto, ma lui mi ha insegnato tutti i dettagli. Ancora adesso se ho bisogno di lui lo chiamo, perché siamo ancora amici e mi piace stare in contatto con lui».


Da fuori fa strano che un pilota al tuo livello abbia ancora bisogno di qualcuno che lo segua…

«Quando corri qualsiasi sia il tuo livello di esperienza hai sempre bisogno di qualcuno al tuo fianco, lo stesso Cairoli si affida tuttora ai consigli di De Carli, ad ogni GP Claudio gli consiglia quale cancelletto scegliere e a volte quali traiettorie. Non puoi fare tutto da solo, io ho come riferimento Rinaldi per le linee migliori e Raspanti per i suggerimenti che posto prendere al cancello. E se ho proprio bisogno di qualcosa in più, c'è sempre Everts anche se cerco di non chiamarlo troppo perché fa parte della KTM e non voglio creare problemi».
 

Quando corri qualsiasi sia il tuo livello di esperienza hai sempre bisogno di qualcuno al tuo fianco, lo stesso Cairoli si affida tuttora ai consigli di De Carli


Vincere un Mondiale è il tuo unico sogno?

«Diciamo il sogno e l’obiettivo per il 2015, che è quello della mia vita, poi si vedrà».


Le cose belle che hai fatto nella tua vita?

«Vincere il Nazioni l'anno scorso è stato veramente speciale, uno dei più bei ricordi che porterò con me. E la vacanza in Tailandia, nelle isole dove hanno girato il film The Beach con Leonardo Di Caprio, posti speciali, incredibilmente belli. E' come un'immagine scolpita nella mia mente, qualcosa che non dimenticherò mai».


Il supercross è un altro sport?

«Non è esattamente così, ma non fa per me. Sicuramente se mi preparassi potrei farlo perché sono un pilota di alto livello. Ma non mi interessa perché le piste sono piccole e pericolose, e poi il mio obiettivo è vincere il Mondiale motocross e quindi non vado a abbassare la concentrazione per impegnarmi nel supercross».


Il team ufficiale Kawasaki dove hai corso nel 2013 e quello Yamaha sono due squadre all'opposto, non credi?

«Sono entrambi molto professionali ma nel primo sei solo un pilota, un numero, dove sono ora è come far parte di una famiglia, mi sento a casa e le persone vogliono quello che voglio io».


Un pilota che ti è simpatico?

«Tony è uno dei miei migliori amici, ci capiamo a vicenda, ha una grande mentalità e ho imparato molto da lui già quando era in MX1 e io nella MX2. Siamo amici fuori dalla pista, ma quando corriamo facciamo delle battaglie incredibili ed è una bella cosa. Anche con Jordi Tixier ho un’ottima intesa grazie alla bella amicizia che abbiamo instaurato quando correvamo assieme nel team KTM, e vado d'accordo anche con Clement Desalle».


Tuo padre Bruno è sempre con te.

«E’ davvero speciale, abbiamo solo un padre nella nostra vita e lui è proprio un gran padre. Certe persone dopo un po' non hanno bisogno dei genitori, ma io sarò sempre con lui perché è colui che mi ha portato dove sono e che quando ero piccolo ha pagato tutti i conti e le moto. Inoltre mi lascia sempre libero ma è presente al momento giusto, è molto bravo in questo e sono veramente felice, per me è il miglior papà del mondo. So che per lui sarebbe un sogno vedermi campione del mondo, e spero di poter realizzare questo desiderio anche per lui. Gli dico sempre che il giorno che divento campione del mondo gli compro uno yatch, perché ci terrebbe moltissimo ad averne uno, e se posso realizzare il mio sogno voglio realizzare anche il suo».
 


DICONO DI LUI

MICHELE RINALDI (Amministratore Team Yamaha YRRD)

«Jeremy è un bravo pilota professionista, ma ha uno spirito abbastanza infantile come da un pezzo non avevamo avuto nella nostra squadra. Non eravamo preparati, o almeno io non sapevo che fosse così di carattere, allora abbiamo cercato di fare tutto bene per il nostro "bimbo", ed è stato molto bello averlo in squadra. Tra l'altro era l'unico nostro pilota nella MXGP, così l'attenzione per lui era molto spontanea e molto positiva perché era proprio come un ragazzino bisognoso di attenzioni, che ha però dato grandi risultati e soddisfazioni».


Ha dato soddisfazione anche perché probabilmente non ti aspettavi potesse raggiungere risultati del genere.

«Effettivamente con i risultati sistemi tutte le cose, o quasi. Lui è partito bene, ha mantenuto sempre dei risultati eccezionali, è andato appena sopra le nostre aspettative e siamo tutti contenti: Yamaha, lui, il team».


A livello tecnico quanto è sensibile nella messa a punto della moto?

«Lui vuole sapere le cose, vuole delle cose che funzionino bene ma non è un maniaco, non è uno che guarda il centesimo del manubrio un po’ più su o un po’ più giù, una volta trovato il settaggio che gli piace è a posto. E quando gli si dà quello che gli serve è riconoscente; è bello quando un pilota ti dimostra che gli è piaciuto quello che hai fatto, che ha dei risultati e che gli piace come va la moto in pista. Altri invece chiedono, li segui ma il giorno dopo vogliono rifare tutto. Questo per noi è stato molto positivo».


Quindi è quasi il pilota modello da avere in squadra?

«E' abbastanza anomalo. Sinceramente all'inizio questo suo atteggiamento che aveva tipo "sto bene insieme a tutti, voglio bene a tutti, tutti mi vogliono bene" ci ha un po’ sconcertato, anche perché quando hai certi risultati, lotti per un titolo o comunque per i primi tre posti devi essere più determinato. Per cui gli ho espressamente chiesto che incominciasse a vedere le cose in un modo diverso, sempre con il rispetto per gli altri ma di essere più conscio delle sue capacità e del suo potenziale, e fortunatamente nel corso della stagione ha cambiato mentalità. Era importante, perché era una crescita che aveva come obbiettivo il 2015».
 

Noi ci aspettiamo risultati non migliori, perché ne ha già avuti di molto buoni, ma punteremo ugualmente a vincere il Mondiale


In cosa si traduce, forse in maggior concentrazione?

«Diciamo una maggiore consapevolezza. Lui oggi è più cosciente di sé di quanto lo era all’inizio del 2014, lo era già a metà stagione diventandolo sempre di più sino a vincere la gara a Loket. E' stato un bel campionato, ha dimostrato di crescere, di mantenere un buon risultato e di gestirsi anche molto bene. E' il primo anno che lavoriamo con lui, il difficile sarà avere delle riconferme nel 2015 e 2016. Il primo anno ci sono delle letture, delle cose che escono perché sono frutto di situazioni contingenti, per cui giova a tutti, ma dopo bisogna vedere. Noi ci aspettiamo risultati non migliori, perché ne ha già avuti di molto buoni, ma punteremo ugualmente a vincere il Mondiale».


Secondo te i vari Paulin, Nagl, Desalle, lo stesso Jeremy, cosa devono fare per battere Tony?

«Antonio ha una dote che, per il momento, gli altri non hanno: la capacità di gestirsi in un campionato a livello tattico e di sicurezza in sé come non ho mai visto nessun’altro avere. Questo è il vantaggio che ha sugli altri, lui sa cosa sta facendo, cosa deve pensare, come gestire anche le giornate storte senza andare in crisi. Non vedo nessuno che sia pronto come lui in questo senso, però le persone crescono, ci sono ragazzi di ventitré, ventiquattro anni, lui è già una persona di ventinove e questo gap dovrebbe andarsi a ridurre. La differenza non è poterlo battere o no qualche volta, Antonio questi sei o sette sono dei piloti fantastici che vanno fortissimo e che a volte possono stargli davanti, ma lui è molto intelligente e sa come gestirsi, quindi anche nel 2015 non sarà facile per nessuno, compreso Villopoto».


Perché dici "compreso Villopoto"?

«Perché anche se è un fenomeno in tutto, non so dire se sarà in grado di gestire una stagione come quella del Mondiale, come invece ha fatto Tony fino ad oggi. Per ora anche io come tutti sono alla finestra per vedere come andrà a finire».

 


MASSIMO “MINO” RASPANTI (Team manager Yamaha YRRD)


Come sono le preferenze di Van Horebeek per quanto riguarda l’aspetto tecnico?

«Jeremy è uno dei piloti più facili da gestire. Basta stare insieme a lui, capire cosa vuole e cosa possiamo dargli noi per facilitare il suo stile di guida. Come gusti ama il motore che abbia forza, ma dotato di un’erogazione non nervosa perché gli piace girare con le marce lunghe, sempre a basso regime. A livello di ciclistica invece predilige la moto bassa dietro, in questo modo si trova meglio in entrata nelle curve piccole e lente, e ha più stabilità nei tratti veloci e in discesa perché il carico è spostato verso dietro, la sella è più bassa e quando prendi il colpo sulla buca ha più margine. A livello di sospensioni vuole la moto sostenuta, non morbida».


Che sviluppo ha chiesto durante l'anno?

«Solo ritocchi alle sospensioni e al motore, nessuna particolare evoluzione. Per il 2015 la base è la stessa, abbiamo lavorato per fare miglioramenti nelle partenze, sulla maneggevolezza e stiamo analizzando come diminuire i pesi».

La sceda di Jeremy Van Horebeek

Nato il 28 novembre 1989 a Eigembrakel (Belgio)


CARRIERA

2005: 21° Campionato europeo Motocross 125

2006: 5° Campionato europeo Motocross 125

2007: 16° Mondiale MX2, 3° Motocross of Nations

2008: 8° Mondiale MX2, 3° Motocross of Nations

2009: 11° Mondiale MX2

2010: 9° Mondiale MX2, 2° Motocross of Nations

2011: 17° Mondiale MX2, 7° Internazionali d'Italia MX2

2012: 3° Mondiale MX2, 2° Starcross Mantova MX2, 2° Motocross of Nations

2013: 7° Mondiale MX1, 1° Motocross of Nations

2014: 2° Mondiale MXGP, 2° Motocross of Nations, 1° Internazionali d'Italia MX