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GP sì, GP no, GP forse. E’ stata quella che ha avuto come riferimento Ryan Villopoto la ridda di supposizioni che ha tenuto banco nei box del GP di Germania, dove tra gli ospiti di rilievo ha fatto spicco la presenza dell’ufficiale Kawasaki che, approfittando della sua convalescenza dopo l’intervento al ginocchio, ha aderito alla richiesta di uno uno sponsor per presenziare prima alla tappa della MotoGP catalana e poi a quella tedesca del Mondiale cross.
Ma nonostante le supposizioni più bizzarre lette e sentite a proposito, la scelta per il quattro volte campione di Poulsbo, cittadina dello stato di Washington di poco più di 10.000 abitanti edificata da immigrati scandinavi, non è affatto scontata. Da una parte è infatti tentato dal fare il grande passo sostenuto dalla moglie, alla quale piacerebbe rompere la routine girando il mondo tra un GP e l'altro, dalla Kawasaki KRT che avrebbe il degno sostituto di Gautier Paulin nel caso il francese firmasse con l’HRC, e soprattutto dalla Monster che avrebbe in mano l’asso di briscola per spezzare la supremazia del binomio Red Bull/Cairoli, dall’altra i notevoli ricavi che ha in patria e la comodità di vivere a casa sono un forte deterrente per pensare di cambiare radicalmente la propria vita anche se per un limitato periodo di tempo.
Quindi Ryan come la mettiamo?
«L’idea c’è ed è interessante – ha confermato a Moto.it - ma al momento ho dei contratti che devo rispettare negli Stati Uniti e quindi non penso che questa decisione si concretizzerà tanto presto».
Anche quest’anno la tua stagione Supercross è andata bene.
«Considerando che mi sono fatto male a un ginocchio alla quarta gara direi proprio di sì, sono riuscito comunque a correre e chiudere il campionato con quattro vittorie consecutive. Dopodiché l’unica opzione che avevo, o almeno la più saggia, era di farmi sistemare il ginocchio, ed è quello che abbiamo deciso di fare. Valutando a che punto sono della mia carriera, che mi ha già dato tanto non voglio pensare di avere problemi con le ginocchia quando mi sarò ritirato, anche se sarà di sicuro a breve. Farlo curare è stata solo la decisione più intelligente. D’altronde non è stata la prima volta che mi è successo, so che posso continuare a correre e che posso conviverci per un po’ visto che ci sono passato abbastanza volte da sapere che è meglio curarlo subito».
Alla fine della stagione Supercross avevi dichiarato che avresti continuato a correre, ma poi non ne sei stato in grado: qual è stata la sequenza di queste decisioni?
«In quel periodo avevo bisogno che i medici mi dicessero chiaramente quale era la situazione della mia articolazione, ma abbiamo avuto notizie solo dopo che avevo già deciso il mio programma per cui sono stato criticato per aver detto che avrei corso e poi all’improvviso non l’ho fatto. I media hanno raccontato la storia ognuno secondo la propria interpretazione, così come hanno fatto i miei avversari. Ma non mi importa granché, io solo so come mi devo comportare per continuare la mia carriera nel miglior modo possibile ».
James Stewart è risultato positivo ai test, quanto è difficile per voi atleti rimanere entro i limiti dei controlli per il doping?
«Sinceramente non ho seguito la storia più di tanto, ma quando si tratta di rimanere puliti non penso sia affatto difficile perché basta non assumere sostanze proibite. Come ad esempio certi farmaci per le allergie, se tu hai veramente dei problemi del genere e devi assumere qualche tipo di sostanza proibita la faccenda è un po’ dubbia perché c’è da chiedersi se ti aiutano veramente. Io penso di no, e ovviamente essendo sostanze proibite bisogna stare attenti ai quei limiti. Io so quello che faccio, ho alle spalle un team professionale, mettiamo tutti un grande impegno e non possiamo permetterci di affrontare cose del genere, di avere dei potenziali intoppi come questo. E se qualcuno vuole controllarmi, io sono pronto a fare il test in qualsiasi momento».
Il National è partito all’insegna del tuo compagno di allenamento Ken Roczen, sei rimasto sorpreso?
«Sì e no, diciamo che ha sorpreso tutti all’apertura del Supercross, sapevamo che sarebbe stato bravo ma forse non così da subito. Evidentemente è un grande pilota, un vero talento, quindi da una parte dei suoi risultati nel motocross sono sorpreso, ma dall’altra neanche più di tanto perché è un pilota molto dotato che sa farsi apprezzare in entrambe le specialità».