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Non è la solita special, quanto piuttosto una one-off d'epoca che esprime tutta la genialità e la voglia di correre alla ricerca della massima prestazione velocistica di chi l'ha concepita. Il suo preparatore è il californiano Boris "Bob" Guynes, detentore di un record di velocità a Bonneville e con all'attivo anche una partecipazione al Tourist Trophy negli anni '60, mentre il nome "The Anti Christ" riesce solo in parte a far immaginare la forza bruta che doveva esprimere un bolide del genere.
Guynes ci ha lasciati l'anno scorso e la collezione di motociclette - dove questa non è nemmeno l'unica moto a doppio motore - forgiate dal suo genio poliedrico (era anche un famoso modellista) è stata messa in vendita dal figlio Lawrence attraverso l'asta annuale di Mecum.
Il telaio hard tail è stato ovviamente realizzato ad hoc per poter ospitare i due motori Honda CB750 del 1972, uniti tra loro dalla trasmissione primaria, il moto viene poi trasmesso al cambio del motore posteriore e quindi alla ruota motrice. La lubrificazione è a carter secco e i voraci carburatori sono due per bancata, posizionati all'esterno alla ricerca di spazio e di aria fresca, mentre gli scarichi totalmente aperti lasciano presagire l'urlo degli otto cilindri sciolti a manetta verso l'orizzonte del lago salato. Il piccolo serbatoio preso in prestito da una Honda CB 450 Twin sembra avere la capienza appena sufficiente per un lancio.
La moto è frenata da due tamburi dove l'anteriore si distingue per le quattro ganasce: probabilmente vengono sollecitati in modo piuttosto gravoso dato il peso che supera i 400 kg e le velocità che, per quanto non estreme, "Anti Christ" può raggiungere. Ma cercare un filo di assoluta razionalità in queste moto, nate per incarnare la passione più esplosiva per i motori e la voglia di gareggiare in una delle corse più iconiche - e allo stesso tempo legata ad un certo tipo di cultura dei motori come quella che si corre in Utha nelle Bonneville Salt Flats - è un esercizio che ha poco senso: bolidi come questo rappresentano l'essenza stessa della ricerca della velocità attraverso l'inventiva e la fantasia e la scelta di raddoppiare le unità motrici veniva vista anche come uno dei modi per aumentare la potenza disponibile.
Fonte foto: Mecum