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Ieri, a Milano, è stato il giorno di una grande manifestazione. Al centro delle proteste la sicurezza stradale, in particolare quella di ciclisti e pedoni, i quali sono scesi in strada intorno alle 19:00 e hanno bloccato alcuni punti del centro città milanese: lungo la circonvallazione dei Bastioni: viale Bianca Maria (angolo Mascagni), viale Beatrice d'Este (angolo Melegnano), viale di Porta Vercellina (angolo Biffi) e Bastioni di Porta Nuova (angolo Solferino).
A "scatenare" i flash mob la tragica notizia della 75enne - Nina Pansini, si chiamava così - travolta e uccisa da un camion dell'Amsa, ma anche tutte le altre vittime del traffico fuori controllo di Milano.
Dall'inizio dell'anno, a Milano, le persone coinvolte in incidenti stradali fatali sono stati 20, di cui 8 pedoni e 5 ciclisti. "Adesso fermiamo la città", lo slogan prescelto per la manifestazione. Secondo le associazioni che pomuovono la "mobilità dolce" - sono loro che hanno oganizzato la protesta - "la città deve fermarsi per ripartire al ritmo giusto: quello delle persone, prima della velocità e del profitto a ogni costo".
Per fermare la strage i manifestanti hanno promosso delle idee, tra queste il tanto discusso limite a 30 km/h e, più in generale, "una città ciclabile dappertutto. Stop alla tolleranza del parcheggio selvaggio e il ripristino delle domeniche a piedi per accompagnare il cambiamento".
Che bisogna agire, e anche in modo molto veloce, è chiaro. Ancora prima di aspettare l'intervento dei comuni e delle istituzioni però è fondamentale reponsabilizzarsi sulla sicurezza in strada. Notiamo che il dito, molto spesso, viene puntato su chi guida: ricordiamoci che tutti noi siamo responsabili della nostra vita e dobbiamo tenercela stretta, ciclista, pedone, automobilista, camionista o motociclista che sia. Possiamo rendere le strade più sicure, ma fino a quando guideremo, cammineremo e pedaleremo senza rispettare le regole - ma soprattutto il buon senso - la situazione non cambierà di molto.