Piloti, superatleti su due ruote

 Piloti, superatleti su due ruote
Il nostro lettore Davide Tomaselli non è soltanto un appassionato che passa tanto tempo in pista ma anche un preparatore atletico: insieme a lui scopriamo quanto sia impegnativo dal punto di vista fisico fare il pilota professionista
8 settembre 2020

I piloti della MotoGP sono tra gli atleti più in forma del pianeta: guardando la TV si pensa erroneamente che i piloti stiano comodamente seduti sulle proprie moto, facendosi trasportare allegramente fra le curve e i rettilinei di un circuito: niente di più sbagliato!

Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

L’unico tratto durante il quale un pilota si concede il lusso di sedersi in sella è il rettilineo, per il resto della gara (staccate, inserimenti, cambi di direzione e uscite dalla curva) i suoi glutei, al massimo, sfiorano la sella dovendo mantenere una faticosa sospensione in appoggio sulle pedane e sui semimanubri.

In circa 45 minuti di gara, ogni pilota mantiene una media di 145 km orari, con punte di velocità massima oltre i 340 km orari. Nelle FP3 del Gran Premio d’Italia 2019, Andrea Dovizioso ha toccato i 356,7 km orari, stabilendo il record assoluto di velocità di punta in MotoGP, questi numeri ci dicono che un pilota di MotoGP deve avere delle capacità atletiche e mentali fuori dal comune che possiamo riassumere in qualità psico-motorie da super atleti, senza contare che un altro aspetto fondamentale è quello della resistenza,sia aerobica che muscolare.

Saranno mica marziani?

Un pilota ha bisogno di una forza muscolare molto elevata in diversi aspetti e momenti della guida, sia durante i test che durante una gara di MotoGP. Per intenderci, bisogna essere come Pantani al giro d’Italia, con carichi muscolari pliometrici (la pliometria è il ciclo di contrazione e allungamento muscolare) e non costanti, con un carico di oltre il 90% della frequenza cardiaca massima, mantenuto per tutta la durata dell’attività.

Partiamo dall’azione di frenata: questo è il momento in cui si esprime ed è richiesta al pilota la massima forza esplosiva. Durante i circa 45 minuti di gara, il numero di frenate medio è pari a circa 175, il tempo di frenata dura più o meno 4 secondi, con un tempo di recupero di 5-7 secondi. Durante quest’azione il pilota, per inerzia, sarà proiettato in avanti. Questo comporta una richiesta di forza impressionante: bisogna infatti pensare a molti fattori di carico, sia della moto (peso della moto, inerzia, resistenza all’aria, forza frenante) che del pilota stesso (spinta in avanti del pilota, resistenza all’aria, inerzia, peso del pilota) che contribuiscono alla richiesta di un notevole sforzo fisico e con l’aumento della velocità della moto, della pendenza e la velocità della pista, il carico sul pilota aumenterà esponenzialmente coinvolgendo diversi gruppi muscolari: quelli degli arti superiori, i muscoli della spalla e dei pettorali in azione di spinta, il complesso coxo-lombo-pelvico come stabilizzatore e link di trasferimento di forze dagli arti superiori a quelli inferiori.

Se passiamo ad analizzare l'uscita di curva, troviamo la massima espressione di forza esplosiva, in modo assolutamente speculare e con i medesimi carichi ma gruppi muscolari inversi.

Un altro momento di grande impegno atletico per un pilota di MotoGP è il cambio di direzione: in pratica bisogna essere come dei felini, estremamente elastici e fulminei, mentre in fase d’inserimento bisogna essere precisi come un chirurgo. In questo caso, la maggior parte del lavoro muscolare sarà a carico degli arti inferiori con un coinvolgimento totale della muscolatura.

Una volta delineate le esigenze fisiche di questi veri e propri atleti, possiamo affermare che necessitano di una programmazione di allenamento ben strutturata, alternando le esercitazioni a corpo libero (sviluppo di equilibrio, stabilità, resistenza e mobilità articolare) ad esercitazioni con carichi medio-alti per lo sviluppo della forza. Per il pilota amatore non serve andare a ricercare la specificità dell’allenamento, in quanto le richieste saranno sicuramente minori rispetto ad un pilota d’élite, dunque una programmazione generalizzata può essere utile e sufficiente per sviluppare le capacità motorie di base.

In conclusione, correre con una MotoGP richiede un notevole controllo corpo-mente, una predisposizione fisica ad allenamenti diabolici, quasi sovrannaturali, uniti ad una massiccia dose di disciplina.

Davide Tomaselli

Argomenti

Caricamento commenti...