“Rossi santo subito”

“Rossi santo subito”
Dopo il bell’articolo su Marc Márquez, è giusto bilanciare le cose con questo ritratto di Valentino fatto dal giornalista italiano che lo ha conosciuto per primo, che addirittura lo frequenta dal 1978, quattro mesi prima che nascesse. Roba grossa
5 dicembre 2018

Ciao a tutti! Non conosco bene Márquez, non quanto il giornalista spagnolo che lo ha ben raccontato qui di recente, ma in compenso conosco Rossi, e lo frequento da più di quarant’anni, dall’ultima gara del 1978: Rossi senior ed io partimmo affiancati dalla prima fila della 500, e un’ora prima del via bevemmo un caffè al bar del paddock insieme alla bella Stefania, che era incinta di cinque mesi. Dunque conosco Valentino Rossi fin dalle sue origini e posso confutare le opinioni sbagliate che circolano su di lui.

Molti per esempio credono che non abbia veramente gli occhi azzurri e che porti le lenti colorate fin da bimbo. Questa convinzione nasce forse dal fatto che lui ama essere al centro dell’attenzione e vuole piacere a tutti, invece gli occhi sono proprio azzurri, esattamente come appaiono, perché Valentino è così: sincero e incapace di fingere. In realtà una bugia l’ha detta anche lui, ma a fin di bene: non è alto 1 e 81, come ha dichiarato a Dorna per la scheda sul sito; in realtà supera il metro e 88, ma da quando corre nel mondiale si è imposto di stare tutto gobbo e incassato per non dare agli altri piloti l’impressione che li guardi dall’alto in basso.

Rossi è profondamente legato ai colleghi, e tutti dovrebbero conoscere i particolari della sua grande amicizia con Sete Gibernau. Dopo i fatti di Jerez del 2005, quando lo spagnolo finì fuori all’ultima curva, Valentino non si è dato pace per averlo urtato inconsapevolmente. Così, nei giorni successivi, è stato proprio lui a invitare in gran segreto Sete a casa sua, nelle Marche, e insieme sono andati a piedi fino alla basilica di Loreto (sono oltre 100 km) per pregare e accendere un cero per tutti i piloti urtati e scivolati del mondo. Anche con Casey Stoner: Rossi non lo ha mai detto a nessuno perché è molto riservato, ma dopo le incomprensioni del 2008 per quel famoso sorpasso al Cavatappi di Laguna Seca, loro hanno fatto pace, sono diventati amici fraterni e si vedono almeno due volte all’anno: vanno a pescare insieme nei torrenti del Queensland, e quello che tutti dovrebbero sapere - soprattutto gli australiani appassionati di pesca - è che è stato proprio Valentino a convincere Casey a usare esche e tecniche raffinate al posto della batteria del suo pick-up.

Voi magari potreste immaginare che Vale, che ha vinto nove mondiali e nel 2015 ha sfiorato il decimo, la notte dorma male e si svegli nervoso. Invece lui dorme benissimo, e per Lorenzo e per Márquez ha una sincera ammirazione. Quando al mattino prende il coltello e spalma la marmellata di ciliegie sulla fetta di pane tostato pensa sempre a loro, e nessun altro pilota, ve lo posso garantire, si sveglia con lo stesso sorriso sulle labbra e la stessa marmellata.

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Anche la rivalità con Biaggi è fasulla. L’ha inventata la stampa. I due sono sempre stati uniti, e quella volta a Suzuka, nel 2001, quando Vale finì sull’erba a 200 all’ora, Max aveva aperto il gomito perché stava spiegando all’amico come si sta seduti a tavola (“i gomiti non devono appoggiare sulla tovaglia” stava dicendo) e poco dopo Rossi avvertì Biaggi che la carburazione della Yamaha gli sembrava troppo magra, lo capiva dai gas di scarico. Lo sorpassò e alzò il dito medio della mano sinistra per avvertire l’amico: “se vai avanti così buchi minimo un pistone!”. Valentino vinse la gara e il romano riuscì a concludere in terza posizione grazie a quell’avvertimento. Perché Rossi è così: altruista e disinteressato.

Molti, infine, pur ignorandone il significato, criticano quell’acronimo WLF che Rossi mostra sul collo della tuta. Allora dovete sapere che Valentino ha da sempre un grande senso della giustizia. Vi racconto questo: fin da bambino, se aveva per caso in tasca una caramella Smartie e stava giocando con cinque amichetti, lui cavava dalla cartella il coltellino e divideva accuratamente la Smartie in sei parti. Perché è sempre stato anche preciso, attento ai dettagli, che cura personalmente in modo maniacale. E alla fine bisogna che si sappia che quel "WLF" sta per “welfare!”, con il punto esclamativo, per esprimere il suo ideale sociale di un welfare uguale per tutti. Perché Valentino è così, profondamente buono, sincero, giusto, generoso. Adesso che si avvicina il Natale, io come tutti gli anni esprimo il desiderio di essere come lui e metto nel presepe il modellino della sua Yamaha.

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