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Il 2021 ha visto festeggiare i 100 anni della Moto Guzzi, tuttora viva e vegeta. Non si è trattato però della sola ricorrenza significativa.
È giusto ricordare anche un’altra casa motociclistica che per lungo tempo è stata una delle più importanti a livello mondiale, con realizzazioni di grande livello tecnico sia a due che a quattro tempi. Si tratta della tedesca Zundapp, nata a Norimberga nel 1917 per produrre apparecchiature elettriche e detonatori ed entrata nel settore motociclistico nel 1921.
Il nome dell’azienda deriva proprio da ciò che essa costruiva inizialmente, ovvero dalla unione delle prime lettere delle parole Zundung e Apparat (accensione e dispositivo).
L’esordio in campo moto è avvenuto nel 1921 con la Z 22. Il motore, che erogava 2,25 CV, era un semplicissimo monocilindrico a due tempi con testa e cilindro realizzati in un’unica fusione in ghisa e veniva collegato direttamente alla ruota posteriore da una cinghia.
Da questa prima moto è derivato un modello con cambio separato a due marce. Un grande passo in avanti è stato compiuto nel 1924, con la Z 249 dotata di cambio a tre marce e di trasmissione finale a catena. Alla fine di tale anno la casa ha tagliato il traguardo delle 10.000 moto prodotte.
La validità dei prodotti della casa di Norimberga si è subito rivelata eccellente, e ciò ha influenzato positivamente le vendite e ha contribuito a rendere rapidamente popolare il marchio.
All’inizio degli anni Trenta la Zundapp era la seconda casa tedesca (dopo la DKW) come numero di moto prodotte. Addirittura in tale periodo ha valutato l’idea di entrare nel settore automobilistico con una rivoluzionaria “vettura del popolo” a motore posteriore realizzata in collaborazione con la Porsche (alla quale si deve il disegno originale del veicolo).
Nel 1932 ne sono stati costruiti tre prototipi. Quest’auto, denominata Tipo 12, è stata una diretta antenata del Volkswagen Maggiolino. Per essa la Zundapp aveva proposto (e costruito) un motore stellare a cinque cilindri raffreddato ad acqua.
Nel 1933 sono comparse le prime moto della serie K, con motore boxer a quattro tempi e con trasmissione finale ad albero, caratterizzate da un tipico telaio a doppia culla in lamiera stampata e dal cambio nel quale gli alberi di entrata e di uscita erano collegati da catene e non da ingranaggi.
La K 500, prodotta fino al 1940, aveva la distribuzione a valvole laterali, come la straordinaria K 800 a quattro cilindri contrapposti che disponeva di 22 CV a 4300 giri/min. I modelli più performanti avevano la distribuzione ad aste e bilancieri ed erano contraddistinti dalla sigla KS. Il modello di 600 cm3 (KS 600, con alesaggio di 75 mm e corsa di 67,3 mm) erogava 28 cavalli a 4700 ed è stato costruito in numeri considerevoli tra il 1938 e il 1941.
Negli anni Trenta, quando direttore tecnico dell’azienda era il grande progettista Richard Kuchen, “padre” dei boxer con trasmissione ad albero (e non solo), la Zundapp ha prodotto un gran numero di ottimi monocilindrici a due tempi. Un intenso lavoro di ricerca e sviluppo ha anche consentito di mettere a punto un evoluto sistema di lavaggio con tre luci di travaso e pistone a cielo piatto.
Fuori dagli schemi era il coraggioso ma sfortunato DS 350 a quattro tempi erogante 17 CV a 5200 giri/min (prodotto dal 1937 al 1940).
Durante il secondo conflitto mondiale la Zundapp ha costruito per l’esercito tedesco oltre 18.000 KS 750, tutte abbinate al carrozzino (la cui ruota era motrice). In questo caso i cilindri non erano contrapposti ma disposti a V di 170° per aumentare la distanza da terra delle teste.
Nel dopoguerra la KS 601 ha preso il posto della KS 600; la versione Sport di questo modello erogava 34 CV a 6000 giri/min. La produzione delle bicilindriche boxer, ultime Zundapp a quattro tempi, è terminata nel 1958.
Larga diffusione negli anni Cinquanta hanno avuto modelli come lo scooter Bella e il DB 605 “Elastic”. I cambi erano a chiavetta scorrevole. Nel 1958 la produzione è stata spostata a Monaco, dove da alcuni anni venivano già costruiti i ciclomotori.
La Zundapp ha risentito solo in misura ridotta della crisi del mercato che tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del decennio seguente ha causato l’uscita dalla scena di marchi famosi. Un suo grande punto di forza sono diventate le moto da fuoristrada.
Nel 1967 ha fatto la comparsa una nuova serie di modelli con cilindrate comprese tra 50 e 140 cm3, nei quali l’alettatura del cilindro (inclinato) era orizzontale e non perpendicolare alla canna; quella della testa era radiale.
Negli anni Settanta il fuoristrada ha vissuto un periodo d’oro e la Zundapp si è confermata al top nella tecnica duetempistica, realizzando moto stradali (KS), da regolarità (GS) e perfino da cross (MC) che hanno avuto un grande successo tra i giovani e che hanno ottenuto risultati eccellenti in campo agonistico.
Le cilindrate erano la 50, la 175 e la 125; quest’ultima ha ottenuto una buona diffusione anche da noi. Il cambio era a espansione di sfere e il cilindro aveva la canna integrale, dapprima cromata e quindi con riporto nikasil.
Il raffreddamento ad acqua è arrivato attorno alla metà del decennio, ma solo per alcuni modelli. I prodotti erano talmente validi che quando la Laverda ha deciso di realizzare una 125 stradale si è rivolta alla casa tedesca per la fornitura dei motori.
È nata così la LZ 125 che è stata prodotta dal 1978 in più versioni per un totale di circa 24.000 esemplari.
Con la nuova KS 125, presentata nel 1980, sarebbe dovuta nascere una intera generazione di motori di inedita progettazione, finalmente dotati di ammissione lamellare. Si è trattato però di un autentico canto del cigno perché nel 1984 la Zundapp è stata costretta a chiudere i battenti.