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Redditch, Regno Unito, siamo nel novembre del 1901. Mentre Guglielmo Marconi sta per effettuare la prima trasmissione radio attraverso l'Atlantico - che avverrà il 12 dicembre di quell'anno - e aprire le porte all'invenzione della radio, Bob W. Smith e Albert Eadie rilevano la Townsend Cycle Company, un'azienda che soltanto da pochi anni si dedica al mercato ciclistico dopo un lungo passato di produttore di aghi per cucito e, successivamente, di componenti per biciclette come selle e forcelle.
I due soci nel 1893 si aggiudicano un contratto per la fornitura di parti di precisione alla Royal Small Arms Factory di Enfield, nel Middlesex; la Royal Small Arms è una fabbrica di armi sotto il controllo dello Stato, storica già al momento della collaborazione con Smith ed Eadie dato che aveva iniziato la propria attività nel 1816 (attività che si chiuderà nel 1988, adesso la R.S.A.F. è un ente museale che destina i propri introiti in beneficienza): dato il prestigio dell'accordo appena stretto, Smith ed Eadie ne approfittano per ribattezzare l'azienda in Enfield Manufacturing Company Ltd. e contemporaneamente chiamano la loro prima bicicletta "Enfield", nome che marchierà l'intera produzione dall'anno succesivo, quando le loro biciclette verrano ribattezzate Royal Enfields, mentre per sintetizzare la collaborazione con la Royal Small Arms Factory e la robustezza delle loro bici, coniano il famoso slogan "Made Like A Gun".
Ci vorranno ancora sette anni prima di giungere alle due ruote motorizzate: nel frattempo avranno dato alla produzione un pioneristico veicolo a quattro ruote realizzato accoppiando due telai ciclistici che ebbe il merito di aprire nell'azienda, nel frattempo rinominata The Enfield Cycle Co. Ltd., la strada ai veicoli a motore; nel 1901 arriva la prima motocicletta. La presentano allo Stanley Cycle Show di Londra ed è mossa da un motore da 1,75 cavalli, posto sopra la ruota anteriore e dalla con il due semicarter uniti secondo un piano orizzontale per evitare che il gocciolamento dell'olio (evento tutt'altro che infrequente nei motori di oltre un secolo fa) causasse disastrosi imbrattamenti della gomma anteriore. Costava 50 sterline, l'equivalente odierno di circa 4.700 euro.
È la prima moto che vi presentiamo in questa rassegna: una pietra miliare per la Casa che oggi ha sede a Madras, in India, e della quale purtoppo non è sopravvissuto alcun esemplare. Nel 2020 Royal Enfield l'ha ricostruita seguendo il più possibile fedelmente i disegni e le foto del 1901, ne potete vedere i passi della ricostruzione nella gallery qui in basso.
Facciamo un salto di oltre 30 anni, in mezzo ai quali troviamo la crescita della gamma Royal Enfield, un incendio allo storico stabilimento di Redditch e il passaggio dai serbatoi sottocanna a quelli moderni, per arrivare gli anni '30, quando la line up comprende undici modelli che si espanderà fino a 18 verso la fine della decade: nel 1937 viene presentata la 1140 KX, una moto dotata di un bicilindrico a V longitudinale derivato dal 1000 cc della K (in ogni caso queta architettura non fu una novità assoluta per Royal Enfield che in precedenza aveva in gamma moto mosse da propulsori bicilindrici a V come gli svizzeri Motosacoche) abbinato a un cambio a 4 rapporti a comando manuale.
La KX 1140, particolarmente apprezzata anche abbinata al sidecar, fu definita "la moto di lusso definitiva", con ottime doti velocistiche (circa 130 km/h) e di consumo (circa 27 km/l a moto sciolta). La produzione della KX si interruppe all'inzio del secondo conflitto mondiale, noi ne parliamo sia perché è rappresentativa di quella che è stata una delle decadi d'oro per Royal Enfield dove nacque anche la mitica Bullet di cui parleremo più avanti, sia perché a EICMA 2018 fu presentato un interessante e apprezzato concept modellato proprio sulla KX 1140. Chissà che in futuro non arrivi in produzione di serie.
Avanti veloce: gli anni '30 vedono la scomparsa di Bob Walker Smith il cui figlio Frank assume il controllo della società, si chiude la parentesi bellica che vide Royal Enfield in prima linea con la produzione di alcuni modelli storici come la Flying Flea, ma viene anche gettato il seme del futuro assetto di Royal Enfield: K. R. Sundaram Iyer fonda Madras Motors per l'importazione di motociclette britanniche in India, non solo Royal Enfield ma anche Norton e Matchless. La nostra attenzione va alla Meteor 700, nome che conosciamo bene perché verrà apposto anche alla contemporanea 350 (e probabilmente anche a una futura 650).
La Meteor 700 era una roadster nata nel 1952 per il mercato americano, dove per competere erano necessarie cilindrate più abbondanti dei 500 cc della Bullet: era il più grande bicilindrico parallelo costruito in Gran Bretagna. La Super Meteor arrivò fino alla potenza di 40 cavalli e a sviluppare una velocità massima di oltre 160 km/h. Termina la sua corsa nel 1962 ed è considerata la moto che ha dato i natali alla Interceptor 736 del decennio successivo.
Nel 1955 nasce "Enfield India" come partnership tra Madras Motors e la Casa inglese, a Tiruvottiyur - vicino Madras - inizia la costruzione di un stabilimento per la produzione di moto direttamente in loco (su licenza) delle Bullet. Successivamente, nel 1967, lo storico stabilimento di Redditch chiude e la produzione, in questo caso delle Interceptor 736, viene spostata nella fabbrica di Upper Westwood, vicino a Bradford on Avon.
La Royal Enfield Interceptor 736 fu prodotta, anche lei, principalmente per il mercato nordamericano a partire dal 1961: una prima versione aveva la cilindrata di 692 cc, ma in seguito la motorizzazione toccò i 736 cc. Il nome verrà ereditato dalla contemporanea Interceptor 650, che ne ha ricevuto pure il feeling "californiano".
Le prestazioni parlano di oltre 190 km/h di velocità massima, ma sopratutto di vibrazioni particolarmente contenute grazie al suo albero motore in un sol pezzo e accuratamente bilanciato direttamente in fabbrica. A nostro avviso è una delle moto più iconiche di Royal Enfield anche perché è l'ultimo di una lunga serie di bicilindrici paralleli costruiti nella storica fabbrica di Redditch prima della sua chiusura. La produzione delle Interceptor 736 cessa nel 1970.
(fine prima parte)
Foto: Royal Enfield, Antonio Privitera