"20.000 pieghe" su una Triumph. Il diario

"20.000 pieghe" su una Triumph. Il diario
Luca Sgammeglia ha partecipato all'edizione 2014 della 20.000 pieghe, gara di regolarità su strada che quest'anno si è svolta tra i passi del Trentino Alto Adige. Appena tornato ha condiviso il racconto della sua esperienza con noi
2 luglio 2014

Luca Sgammeglia ha partecipato all'edizione 2014 della 20.000 pieghe, gara di regolarità su strada che quest'anno si è svolta tra i passi del Trentino Alto Adige. Appena tornato ha condiviso il racconto della sua esperienza con noi.



Inizio a scrivere partendo dalla fine: un’esperienza ECCEZIONALE!


Mi aspettavo qualcosa di bello, intenso e divertente, ma non mi sarei mai aspettato un’esperienza coinvolgente come questa. Per chi non lo conoscesse, il 20.000 Pieghe è una gara di regolarità che quest’anno si è svolta in Trentino (se volete saperne qualcosa in più, agevolo il link: 20.000 PIEGHE – 6° Edizione 2014 | 20000 Pieghe) Quest’anno ero deciso a provare questa esperienza e, preparata la moto, organizzato il lavoro per non avere rotture durante la settimana e sperato nel bel tempo, ho tagliandato la Street, montato il Tom Tom sul manubrio (l’ho usato quale moderna cartina di navigazione) e preparata con borsa da sella e serbatoio e sono partito alla volta di Tesero.


Arrivato a destinazione, il tempo di registrarmi e sono passato subito ad effettuare la prima prova speciale: una prova di agilità con slalom tra i birilli. Visto che ho ottenuto il 4° tempo, direi che l’inizio non è stato male Consegna del road book (la traccia da utilizzare per pianificare il percorso con tappe, tempi e quesiti a cui rispondere per ottenere punti bonus) e via per una cena tipicamente trentina in compagnia dei nuovi compagni di viaggio. Terminata la cena, inizia il rito della pianificazione della tappa. Comincio a cercare i punti sulla mappa ed inserirli poi nel Tom Tom e, arrivato al 10° passo di montagna (e non ero alla fine), ho iniziato a preoccuparmi un filino…

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Questo il tappone dolomitico: Tesero, Canazei, Passo Sella, Passo Gardena, Passo Valparola, Passo Falzarego, Lago di Ghedina, Cortina, Lago di Misurina, Passo tre croci, Passo Giau, Passo Pordoi, Passo Fedaia, Selva di Cadore, Forcella di Staulanza, Passo Duran, Passo Cereda, Passo Rolle, Panaveggio, Tesero.
Partenza alle 7:46 (8 gradi e fondo bagnato, ma per fortuna ha smesso di piovere) e inizia l’avventura… strada di fondovalle fino a Canazei e inizio la salita verso il passo Sella. I panorami delle dolomiti sono spettacolari e le strade in buone condizioni. Riesco anche a fermarmi ogni tanto a fare una foto veloce a quello che mi circonda e poi proseguo, visto che la strada è lunghetta.
 

Il percorso è tutto un Sali-scendi (beh, non è che sulle Dolomiti ci potesse essere altro…), strade bellissime, panorami mozzafiato. Viaggio al mio ritmo (in qualità di Paracarro, è meglio non forzare ), e seguendo il percorso tracciato la sera prima, non mi perdo e resto in tabella di marcia (nelle gare di regolarità, conta non perdere la strada e mantenere una media oraria costante).

 

Il programma prevede una tappa a metà mattina con uno spuntino, pausa pranzo e una tappa pomeridiana con una merenda e poi via verso l’arrivo (chiaramente, se uno si vuole fermare perché la natura chiama o per altro, è liberissimo di farlo). Da un passo all’altro e si arriva alla sosta per pranzare. Arrivo al Passo Pordoi entro il tempo previsto e mi prendo il meritato riposo, pronto però per continuare. Il pomeriggio passa nel godurioso susseguirsi delle curve e dei passi. Alla sosta pomeridiana, al rifugio San Sebastiano, al passo Duran, sono accolto da un simpaticissimo novantenne che mi attacca un bottone mostruoso e mi racconta dei suoi trascorsi motociclistici… uno spasso. Sarei rimasto altro tempo a chiacchierare con lui, ma essendo comunque una gara, lo saluto e riparto verso la parte finale della tappa, facendo quei due o tre passi alpini, giusto per non perdere l’abitudine. Arrivato al traguardo (ore 18:51 in perfetta tabella di marcia), stanco ma felice, corro ad infilarmi sotto la doccia e mi preparo per la cena. Si chiacchiera con i compagni di avventura, faccio conoscenza con DoK.1200.S (azz quanto viaggia su per i passi) e via, a preparare la seconda tappa: Alto Adige.


Oggi la tappa è più corta: 369 km.


Il percorso è il seguente: Tesero, Alpe di Pampeago, Nuova Ponente, Castello di Presule, Prato all’Isarco, Val Sarentino, Passo Pennes, Passo Giovo, Merano, Passo della Palade, Passo Mendola, Ora, Monte San Pietro, Passo di Lavazè, Tesero. Si parte alla solita ora (7:46) e si inizia a salire verso l’Alpe di Pampeago, lungo una stradina che sinuosa, si inerpica sulla montagna. Il tempo non è bellissimo, ma non sembra voler piovere, quindi va già bene così.

 

Il concetto è quello di ieri: cercare di seguire il percorso corretto, mantenendosi nella media oraria. Ogni tanto, bisogna andare a cercare informazioni o meglio, andare a cercare posti per rispondere a quesiti inseriti nel road book, in modo da guadagnare punteggio per la gara (es. bisognava andare al castello di Presule e contare quante lampade erano appese sulla prima di torre di circolare all’interno delle mura). Proseguendo nel percorso e imboccata la Val Sarentino, dopo un controllo orario volante (un posto di controllo che serve per verificare che si passi dalla strada corretta e nel tempo giusto), si sale verso il passo Pennes (2.211 m). Strada molto bella, con simpatici incontri durante la salita. 

Dopo la pausa pranzo, si prosegue verso San Leonardo in Passiria (con il solito quesito a cui rispondere, anzi due di cui uno, ci ha fatto inerpicare su una montagna per andare a leggere un cartello alla fine della strada…. dopo quasi 12 km di salita, a cui sono seguiti 12 km di discesa sempre sulla stessa stradina). Poi Merano, passo Palade, pausa spuntino, passo della Mendola, dopo cui, si passa sull’altro lato del fondo valle e si risale verso Cavalese. Qui faccio l’unico errore di navigazione (ho preso la strada affianco che non mi ha accorciato il tragitto e che mi costerà 10 punti) e salto un controllo volante (me ne sono accorto solo dopo l’arrivo a cena, parlando con gli altri). Ultimo passo della giornata e arrivo (anche oggi in orario). Cena, quattro chiacchiere con i miei compagni di avventura (che sono quasi diventati amici e con cui si è già stretto un legame, almeno con alcuni di loro) e ricomincia il rito della preparazione della tappa successiva: Trentino (e un pezzo di Veneto).

 

L’ultima tappa, sembra una passeggiata: solo 339 km


L’ultimo percorso è il seguente: Tesero, Cembra, Trento, Monte Bondone, Passo Vason, Pergolese, Lago di Cavedine, Santa Barbara, Passo Bordaia, Malga Cimana, Calliano, Folgaria, Passo Coe, Alpe Fiorentini, Lavarone, Telve, passo Manghen, Tesero.


Si parte tranquilli, percorrendo la strada che porta verso la val di Fiemme e poi la Val di Cembra. A Cembra, doppio quesito e poi via verso il fondo valle. Si passa Trento (sfiorandola, senza attraversarla) e si sale sul Monte Bondone. Arrivati al Passo Vason, sosta spuntino e discesa verso Pergolese: una strada Fantastica, con fondo ottimo e curve che sembrano fatte con il compasso, tanto bella che alcuni dei partecipanti, arrivati in fondo, sono tornati indietro e l’hanno rifatta.

Si procede nel percorso e si presenta una piccola insidia che a fine giornata devo dire avere patito: il caldo. Mi fermo per alleggerirmi un po’, dovendo continuare a fare su e giù per le montagne; a fondo valle fà caldo, ma in quota, l’aria continua ad essere un po’ più che frizzantina. Comunque, si procede e si sale verso il passo Bordaia: una strada strettissima (ci passa una sola macchina e basta), popolata da ciclisti e con il fondo non troppo regolare. Ad un certo punto, vengo sverniciato da DoK.1200.S che si è ingarellato con il direttore di gara e nel giro di qualche curva, spariscono dalla vista, per ritrovarli più avanti al controllo e poi alla sosta per il pranzo alla Malga Cimana, in un posto splendido con un panorama degno di nota sulla Valle dell’Adige.

 

Il pomeriggio inizia con la discesa verso Calliano e la risalita sul lato opposto, in direzione di Folgaria e del passo Coe. Da qui, si passa in Veneto e si prosegue verso Lavarone. Devo dire che questo pezzo aveva il fondo molto sconnesso e con parecchio brecciolino ed è il tratto che ho gradito meno (forse anche perché per un certo periodo, l’ho percorso con il cielo plumbeo con le nuvole alla nostra stessa altezza). Ultima sosta e ripartenza verso la Valsugana, per poi salire al passo Manghen.

Ultima discesa da un passo e via in direzione Tesero.


L’ultimo arrivo è sempre a Tesero, ma questa volta nella piazza del paese. Passaggio in orario e ultima prova di abilità, che però questa volta mi viene un po’ meno bene della prima. La sera, c’è un misto di euforia (per aver terminato tutte le tappe) e un velo di tristezza, perché si è alla fine dell’avventura. Si passa comunque tutti in allegria, scherzando e cazzeggiando come giusto che sia al termine di quattro giorni che comunque sono stati sì divertenti, ma anche impegnativi (parlo perlomeno dal mio punto di vista). La mattina di domenica, iniziano le premiazioni e sento che il velo di tristezza della sera prima si fa più pesante. Mi rendo conto di che esperienza ho vissuto e di quanto mi sono divertito e, nonostante sia ancora sul “luogo del misfatto”, ne sento già la mancanza.

Terminata la cerimonia di premiazione, ritirato la Laurea di Partecipazione, salutato e ringraziato Daniele Albertini e il suo staff (l’organizzatore della 20.000 pieghe) per l'ottima riuscita e organizzazione dell'evento e salutato i nuovi amici (non senza essersi scambiati i numeri di telefono e gli indirizzi), si riparte verso casa. Durante la strada di ritorno (che in parte mi faccio passando dalle montagne, prendendo l’autostrada il più in giù possibile), ripenso a questi giorni e un sorriso che va da un orecchio all’altro, prende il posto della faccia triste che ho avuto sino a quel momento: l’anno prossimo la rifanno e qualcosa mi dice che mi farò trovare da quelle parti.
Triumph Street Triple R 2003
Triumph Street Triple R 2003


Un ultimo commento: arrivato a casa, ho avuto la sensazione di essere tornato da un monastero Zen
e devo dire che, passato qualche giorno, quella sensazione è ancora presente (forse avevo proprio bisogno di vivere un’esperienza come questa). Un ringraziamento dovuto, va alla mia fantastica motina, che si è comportata nel migliore dei modi, non sfigurando in mezzo a un numero non indifferente di BMW.
 

Luca Sgammeglia (nick: Eusebius)
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