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Fa riflettere la recente analisi del portale etyres che rivela il tragico bilancio degli incidenti stradali dal 2000 al 2019. Quasi 8 milioni di vite spezzate nel mondo, con l'Italia tristemente al secondo posto in Europa dietro alla Polonia. Tanti, troppi morti e, anche se dimezzati negli ultimi vent’anni, continuano ad essere un motivo di preoccupazione e riflessione che una civiltà evoluta dovrebbe ben considerare. Fa particolare tristezza sapere che in quesi vent'anni di analisi l'Italia registra una media di 5.034 morti all'anno, ovvero 14 al giorno. L’analisi tiene conto anche del numero di vittime in relazione ad un numero fisso di chilometri di strada (per l’esattezza 500 miglia) e anche da questo punto di vista il nostro paese non brilla di certo. Si registrano infatti 17 morti ogni 500miglia, quasi il triplo rispetto all'Islanda, la più virtuosa di tutte, ma che in effetti ben poco assomiglia al nostro paese sia per numero di abitanti sia per chilometri di strade che la attraversano.
È quindi chiaro che molto dipende dalla densità di popolazione, dalla quantità di chilometri di strade di un determinato paese, ma anche dalla cultura della sicurezza di un determinato territorio, dalle leggi e dalla serietà e intelligenza con cui sono applicate. Allargando gli orizzonti al resto del mondo scopriamo che l'India e la Cina contano rispettivamente 199.134 e 273.266 morti all'anno, mentre gli Stati Uniti, con 41.496 vittime, si posizionano meglio. Alla luce di tutto sembra che i paesi più virtuosi siano l'Australia e il Canada, che registrano meno di 3.000 vittime all'anno, probabilmente un esempio da seguire per molti altri paesi per proteggere tutti gli utenti della strada, con particolare attenzione a pedoni e ciclisti, i cui decessi sono purtroppo in aumento.
Maggiore cultura della sicurezza stradale, regole chiare, giuste e condivise, oltre che una adeguata severità nel farle rispettare, questa la speranza di molti.