2035 e stop agli endotermici in Europa: saltato il voto. E ora?

2035 e stop agli endotermici in Europa: saltato il voto. E ora?
Slitta a data da destinarsi il voto al Coreper per dare il via libera al bando ai motori endotermici in Europa a partire dal 2035. Italia e Germania, insieme a Polonia e Bulgaria, invertono la rotta dell'UE?
6 marzo 2023

Dopo essere stato rimandato al 7 marzo, il voto del Coreper sullo stop all'immatricolazione in Europa dei auto e van mossi da motori endotermici previsto per il 2035 non si è poi tenuto: la presidenza svedese del Comitato dei Rappresentanti Permanenti dei Governi degli Stati Membri dell'Unione Europea ha preferito rinviare il voto a data da destinarsi.

Dopo Polonia e Bulgaria, tra i Paesi scettici sul regolamento erano infatti apparsi anche l'Italia e la Germania, con quest'ultima che ha chiesto tramite il proprio Ministro dei Trasporti Volker Wissing un'ulteriore proposta per permettere ai veicoli con motore endotermico alimentati con e-fuel di essere immatricolati anche dopo il fatidico 2035, posizione che probabilmente riflette anche gli equilibri politici all'interno della coalizione di governo tedesca.

L'italia, da parte propria, aveva espresso chiaramente per voce del titolare del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica la volontà di ricercare una "una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa", dicharando che avrebbe votato contro mentre, a seguito del rinvio del voto, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato su Facebook che "Il rinvio, a data da destinarsi, del voto alla riunione degli ambasciatori Ue sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alla vendita di auto nuove diesel e benzina è un successo italiano. La posizione del nostro governo è infatti chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l'aspetto produttivo e occupazionale. La decisione del Coreper di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata. Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa".


Tutto arenato, quindi: fino a quando? Difficile a dirsi, tuttavia appare piuttosto improbabile un totale e assoluto capovogilmento di fronte e un giungere quindi in futuro a sconfessare un'iniziativa sulla quale fino a poco tempo fa Germania e Italia avevano votato a favore ma è anche vero che gli equilibri sono mutati e che le vicine elezioni europee del 2024 potrebbero riservare qualche sorpresa in questo senso sia in campagna elettorale che poi ai successivi risultati elettorali. Spostando l'osservazione ancora più in là, un altro punto di snodo della vicenda potrebbe essere la clausola di revisione del 2026, in base alla quale rimodulare le scadenze per l'azzeramento delle emisioni di CO2 per i motori da autotrazione sulla scorta dei progressi sui carburanti alternativi, e-fuels e biocarburanti. Di certo c'è che Germania, Italia, Polonia e Bulgaria hanno dato un segnale sulla necessità di una riflessione attenta sui temi della transizione energetica.

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