Acquistare oggi una moto nuova? Difficile... Vi spieghiamo il perché - Ep.1

Acquistare oggi una moto nuova? Difficile... Vi spieghiamo il perché - Ep.1
La pandemia ha scatenato tutta una serie di effetti collaterali a scoppio ritardato che oggi rappresentano un ostacolo all'acquisto di una moto nuova. Ma anche dei suoi accessori, e dall'abbigliamento. In questa prima puntata esploriamo l'argomento, lasciando poi la voce ai concessionari, alle Case e ai produttori
2 luglio 2021

2021 odissea in concessionaria. Se fosse un film potrebbe intitolarsi così, ma è tutto vero e la fantascienza non c’entra niente, perché se c’è una cosa veramente difficile in questo 2021, è mettersi in garage una moto nuova. Non si trovano, è pressochè impossibile farle arrivare e, quelle che ci sono, vengono consegnate spesso senza ulteriori optional che magari avrebbero dovuto essere installati su preferenza del cliente in fase di ordinativo.

La colpa, lo diciamo subito e a scanso di equivoci, non è dei rivenditori né delle Case o dei produttori, che, anzi, sono le prime vittime di questa situazione e che si trovano, loro malgrado, ad essere anche la prima interfaccia con clienti spesso arrabbiatissimi.

Sono continue, infatti, le segnalazioni di motociclisti che hanno acquistato la loro due ruote in vista della bella stagione e che, ad oggi, stanno ancora aspettando la consegna. Con i rivenditori che, sempre più spesso, sono costretti a mettere in standby i contratti davanti alle insistenti proteste dei clienti. Le ragioni di una situazione assurda sono molteplici e, contrariamente a quanto si poteva pensare fino a qualche settimana fa, il Covid-19 ha innestato un processo che poi si è propagato in varie direzione. E, comunque, non c’entra nella misura in cui si era creduto.

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Il Covid-19

Il lockdown durato in tutto quasi un anno ha fatto nascere una forte voglia di libertà e ha, in qualche modo, costretto gli italiani a risparmiare. Risultato? In tanti si sono trovati in tasca i risparmi necessari a rendere più fluida la decisione di comprare una moto, magari dopo averla sognata per una vita e aver dovuto ripiegare su situazioni più contingenti.

La domanda è cresciuta a dismisura e, avendo già previsto questo, le case hanno aumentato la produzione dopo essere state costrette a rimanese ferme per mesi. Vale per i marchi italiani e anche per quelli d’Oltreoceano e non è vero, quindi, che le case si sono fatte trovare impreparate e incapaci di rispondere con una offerta adeguata all’incredibile domanda di prodotto. Il Covid-19, ammesso che abbia influito in maniera determinante allo stallo attuale, lo ha fatto solo relativamente ai vari focolai di contagi, soprattutto in Oriente, che possono in alcuni casi aver rallentato le spedizioni, ma non in misura significativa

Le spedizioni

Le principali aziende di spedizioni internazionali, come è noto, hanno fatto cartello, consorziandosi e determinando nuove regole a cui, di fatto, nessuno è disposto a disubbidire. Se per far arrivare in Europa i materiali dall’Oriente si impiegavano prima meno di tre settimane, adesso ce ne vogliono almeno quattro. Quasi un raddoppio dei tempi, quindi, tra la spedizione e la consegna che si sta riflettendo in maniera negativa non solo sul mercato delle motociclette, ma anche su altri settori economici. L’uso di navi sempre più grandi in nome dell’abbattimento dei consumi a salvaguardia dell’ambiente, inoltre, ha fatto sì che i tempi di carico dei cargo siano sempre più lunghi e anche i costi sono lievitati di almeno il 20%. A questo si aggiunge, poi, la crisi delle materie prime e, non ultimo, s’è aggiunto anche il blocco del Canale di Suez dovuto all’incidente della Ever Given.

Container fermi nei porti

Nei principali porti commerciali, non solo quelli in Oriente, l’accatastamento dei container ha raggiunto dimensioni non più sostenibili e molte aziende che si occupano di spedizioni hanno preferito smaltire il pregresso - magari rimasto bloccato nei periodi di lockdown - piuttosto che garantire i nuovi approvvigionamenti. Una situazione, questa, che riguarda in particolare la parte relativa alla componentistica - a sua volta ritardata dalla difficoltà di controllare la pandemia in molti Paesi che detengono il monopolio della produzione di componentistica hi-tech - con le case motociclistiche che, anche volendo, non avrebbero materiale per proseguire nei flussi produttivi.

Ne sanno qualcosa in Germania, con il Gruppo Volkswagen che ha addirittura chiuso provvisoriamente alcuni stabilimenti, mandando i dipendenti in cassa integrazione, a causa della cosiddetta “crisi dei chip”. Non è la richiesta di veicoli a mancare, ma la possibilità di costruirne non potendo contare su tutta la componentistica necessaria, in particolare per quanto riguarda parti elettroniche e centraline.

Chi ci guadagna?

Tralasciando tutte le teorie complottiste e le analisi di mercato che, francamente, non attengono ad una redazione che si occupa di moto e motorsport, relativamente al mondo delle due ruote a guadagnarci è, almeno per il momento e almeno in parte, il mercato dell’usato. Ma è chiaro che si tratta di una bolla e di una situazione positiva destinata a sgonfiarsi. Perché se è impossibile acquistare una moto nuova, diventa anche più difficile il ricircolo dell’usato. Chi venderebbe la sua vecchia moto adesso sapendo che quella nuova non arriverebbe prima di ottobre?

Nella prossima puntata, partiremo proprio da qui, dando voce ai concessionari per osservare la situazione con i loro occhi.

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