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Otto volte campione del mondo, amico di Enzo Ferrari, un figlio in Formula Uno, una collezione di motociclette invidiata dal Barber Museum e recentemente finita alle Aste Bonhams.
Una storia che ha avuto il sapore e i contorni della favola sportiva nell’Italia dei capitani d’impresa. Fino all’epilogo di oggi pomeriggio, quando dall’ospedale di Fano, dove era stato ricoverato in seguito ad una crisi respiratoria, è giunta la notizia che Giancarlo Morbidelli non c’è più.
Se n'è andato a 85 anni, dopo una lunga malattia e, soprattutto, dopo una vita spesa a rendere leggenda un cognome. Nato nel 1934, Morbidelli era il primo di quattro fratelli.
Raccontava sempre che avrebbe voluto studiare, ma in quegli anni non era possibile per tutti e ben presto si affacciò al mondo del lavoro. Prima come operaio, poi inventando un macchinario per la foratura di componenti in legno che si impose ben presto sul mercato.
Una storia di imprenditoria vincente che appena possibile divenne una storia di passione e di vittorie ben più appaganti. “La moto nella mia vita c’è sempre stata - aveva raccontato in una recente intervista -. Appena ho potuto, la moto è divenuta anche la protagonista della mia favola. Pensai che avrei potuto promuovere la mia azienda dando vita ad un team capace di vincere nel mondo”.
E’ così che è nata la Moto Morbidelli ed è così che quel sogno si è trasformato in otto titoli mondiali negli Anni ’70, quattro volte come costruttore e quattro volte con i piloti Nieto, Bianchi, Pileri e Lega. Quattro che sarebbero state cinque, con il titolo sfiorato da un certo Graziano Rossi, che era in sella proprio ad una Morbidelli quando, nel 1979, è nato Valentino.
Ma non solo corse. Giancarlo Morbidelli è stato anche padre del progetto che portò alla produzione della celebre V8: quattro esemplari in tutto che negli Anni ’90 costavano 100 milioni di lire e adottavano soluzioni considerate futuristiche ancora oggi. E una grande collezione dal valore inestimabile, donata a suo tempo alla città di Pesaro in quei locali che avevano ospitato la fabbrica e il reparto corse, con moto invidiate dai più prestigiosi musei del mondo e recentemente smantellata e finita nelle mani di Bonhams.
Quasi il segno di una simbiosi anche nell’epilogo, di una storia irripetibile che finisce insieme alla favola del suo protagonista, un pezzo glorioso di motociclismo che, ora, si consegna alle pagine romantiche dei tempi in cui il motorsport si intrecciava con la vita di giganti coraggiosi e visionari come Giancarlo Morbidelli.
"Perdiamo un genio assoluto della meccanica - ha ricordato all'Ansa il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci - una figura fuori dal comune che con talento, coraggio e capacità uniche è stata capace di scrivere pagine indimenticabili nella storia del motociclismo e dei motori pesaresi, veicolandole con passione e grandi traguardi raggiunti a livello mondiale. Difficile sintetizzare il patrimonio umano rappresentato da Giancarlo e racchiuso nella sua esistenza. Mancherà a tutta la città. Siamo vicini alla famiglia in questo momento di dolore".