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Catania è un paesello ingrassato nel quale ci si conosce tutti come nella provincia degli anni '80. Uno di quei posti dove quando i gradi di separazione sono troppi si trova sempre un terreno comune sul quale costruire una conversazione. Ai catanesi piace avere dei punti fermi: l'elefante in Piazza Duomo, i Faraglioni di Acitrezza o una persona locale nota a tutti che, proprio per la presunzione di reputarci cardinali più del birillo rosso del biliardo di Foligno, viene citata spesso anche millantandone la conoscenza. Romano Mascali era una di queste persone centrali, autorevoli, fulcro, rifugio, icona per molti e riferimento per chi ha avuto il piacere di conoscerlo: un personaggio parte della storia popolare della nostra città, incessantemente in mezzo quando si parlava di radio o di radiofonia e che se non lo conoscevi passavi meno per stupido se bluffavi e facevi finta.
Io gli ho stretto la mano per la prima volta due anni fa, sapevo bene chi fosse, ma nessuno ci aveva ancora presentato. Mi attendeva nel suo quartier generale dopo una veloce e schietta conversazione al telefono, poche garbate parole misurate e pronunciate con la cifra del suo sorriso. Dopo pochi giorni siamo già on air con "Moto.it in FM": ogni venerdì prima di andare in trasmissione passavo dal suo ufficio per un "ciao Diretur" e poi, subito dopo, con un "ci vediamo la settimana prossima, Diretur".
Un venerdì lui mi dice che non ci vedremo per un po'. Che va a ricoverarsi. Che ha una brutta malattia. Me lo dice mentre mette ordine tra i fogli del suo ufficio illuminato a soffitto anche di giorno, una stanza stretta nella sede di Radio Studio Centrale che ha fondato, e diretto per tanti anni con ottimi risultati. Sembrava soltanto una pausa. Una fermata ai box. Se devo essere sincero, nelle sue parole non ho colto disperazione o rabbia e il suo sguardo non mi è parso appannato.
Ieri sera Romano s'è spento, in una Catania ammutolita. Nemmeno io so cosa aggiungere oltre alla condoglianze per la famiglia e per i suoi cari.
Dall'agosto dell'anno scorso il suo ufficio è rimasto spento ma ci siamo rivisti un paio di volte in Radio, credo per le feste: lui sorridente e tenace sotto la mascherina che precorreva i tempi, io... beh, non conta molto.
Ciao, Romano: grazie per la tua passione e per la tua gentilezza, per la tua voce. E sopratutto per il jingle di Moto.it in FM che mi ha fatto rivalutare i Fabulous Thunderbirds.
Foto da Facebook