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All’inizio ricordavano l’armata Brancaleone, e il paragone non sembri irriverente: nel ruolo del condottiero che fu di Vittorio Gassman c’è l’esperto Antonio, mentre gli altri erano quasi tutti alla prima esperienza di viaggio oltre confine, oltretutto attesi da molti tratti di fuoristrada tosto.
E poi la meta non era Gerusalemme: obiettivo invece la Tunisia, con il suo Erg, il grande mare di dune che per chi abituato a vedere ogni giorno la distesa salata del Tirreno appare come un mondo nuovo e misterioso, stimolante ed intrigante, da esplorare e vivere chilometro dopo chilometro.
Così, l’allegra, rumorosa e numerosa brigata (ben 19 moto, con furgone assistenza al seguito) da Salerno è approdata via traghetto a Tunisi, luogo di partenza di un tour in otto tappe per una full immersion nei paesaggi più iconici dell’Africa settentrionale, la presa di contatto con le insidie delle piste sabbiose, il ruvido approccio con quelle pietrose, il miraggio di un’oasi dove far riposare le articolazioni alla fine di una giornata in sella, magari al fresco di una piscina naturale all’ombra di un palmeto.
Con la maggioranza delle moto equamente divise tra BMW GS 1220/1250 e Yamaha Tenerè 700, nel gruppo spiccavano presenze singole come una BMW 750 GS, una Ducati Multistrada 1260, la KTM Super Adventure 1290 affiancata dalla 790R, una Triumph Tiger 1200, fino ad una Husqvarna 701 e un’Aprilia Tuareg 660.
Bastano dieci giorni per trasformare un gruppo eterogeneo in una squadra compatta e coesa, che dagli imprevisti come l’insabbiamento della moto a cui pochi sono sfuggiti trae occasione per reciproco aiuto e solidarietà sulla strada, premessa alla nascita di amicizie dapprima timide e sfuggenti che poi si rivelano salde una volta tornati alla rassicurante protezione delle proprie case.
Dieci giorni intensi, tra albe lancinanti, tramonti infuocati, cieli stellati come mai visti prima, per scoprire che dall’altra parte del mare, separate dalle nostre coste da un braccio di poche miglia di mare, ci sono terre che regalano intense emozioni e che non occorre parlare la stessa lingua per intendersi con chi le abita; anzi, si scopre a sorpresa che anche in Tunisia c’è una pizzeria che si chiama Positano e che per fare ammuina tutti insieme bastano un tamburo, una chitarra e qualche ettolitro di buona birra.
E così quelli che alla partenza apparivano timidi e forse anche intimoriti davanti all’impresa che li attendeva, al ritorno sono diventati esperti e navigati esploratori del deserto, dai volti induriti dal sole implacabile, le moto segnate dalla sabbia insinuata ovunque e con gli occhi che ancora mandavano bagliori dei colori assoluti che solo in quei luoghi si vedono: forti, intensi, abbacinanti, oltre agli odori unici e caratteristici.
Si segnala un’epidemia di mal d’Africa dalle parti di Salerno: quella sensazione di improvvisa nostalgia che prende chi ne calpesta il suolo e poi un solo istante dopo già avverte l’esigenza forte, l’insopprimibile bisogno interiore di tornarci, la vibrazione di un deja vu che lascia senza parole.
La moderna medicina non ha ancora trovato un rimedio efficace a tale patologia: l’unica soluzione è ripartire in fretta, prima che si esaurisca la riserva di datteri…