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Giusto il tempo di fare il check-in e di attaccare il numero di riconoscimento e l'adesivo di Moto.it sul parabrezza che andiamo al briefing: oltre agli importanti aspetti come il programma, i dettagli del percorso, redatto con difficoltà visto i divieti ad utilizzare strade boschive nel basso Piemonte ed in Liguria a causa della peste suina, quello che mi ha colpito molto è stato l'assoluta novità che gli organizzatori hanno annunciato per il prossimo HAT e i seguenti, ovvero una sensibilità tale al tema dell'inquinamento da acquistare delle quote di energia certificata prodotta con fonti rinnovabili per un quantitativo equivalente alle emissioni di CO2 rilasciate dal totale delle moto iscritte all'evento lungo tutto il percorso. Inoltre è stata prevista, una prova fonometrica per misurare il rumore della moto di ogni partecipante, non ha titolo punitivo ma al contrario di sensibilizzazione. Questi sono forti messaggi di impegno a rispettare i luoghi e l'ambiente per cercare di dare seriamente a questa passione un futuro più lungo possibile visto le continue restrizioni.
Ma come funziona l'Hard Alpi Tour Pavia - Sanermo? Si può scegliere la formula Discovery se si preferisce un percorso più corto da 435 km totali, con un livello di difficoltà più soft e la possibilità di "navigare" anche singolarmente o la Classic con un percorso maggiore da 475 km con alcuni tratti più impegnativi, sempre di livello adeguato ad una maxienduro bicilindrica, con un team da almeno 3 piloti. Se poi si possiede una moto Vintage c'è l'omonima formula dedicata per il solo sabato. Si parte in piccole squadre da 2 o 3 moto distanziati di qualche minuto e si segue il percorso tramite la traccia gpx fornita, ben dettagliata.
Sabato mattina salgo finalmente in sella della Suzuki V-Strom 800 DE gialla fiammante e mi schiero dietro l'arco dell'HAT Village insieme ad Andrea Perfetti e Luca Viglio che mi precedono, rispettivamente sulle loro Triumph Tiger 1200 e 900. Vicino a me ci sono anche i compagni di scuderia Cesare Zachetti e Francesco Catanese, anche loro su Suzuki con V-Strom 800 DE e 1050. Dopo la benedizione di Nicola Poggio e la foto di rito, partiamo dal centro e attraversando il Ponte Coperto di Pavia ci dirigiamo verso la pianura padana, che a mio avviso ha un fascino tutto suo. Tra un' imbrecciata sull'argine e una strada di terra, arriviamo a Mombaruzzo, suggestivo paesino e luogo del primo ristoro dove non vediamo l'ora di sfoderare uno dei tanti buoni che ci sono stati consegnato nella busta dell'iscrizione. Capiamo subito che l'organizzazione si è ben preoccupata di non farci mancare nulla.
Il paesaggio all'orizzonte inizia a mutare e senza che me ne renda conto mi trovo dopo tanta pianura a fare la prima salita, la morfologia del territorio diventa collinare e via via mi trovo immerso in curatissimi vigneti e chiesette dalla particolare architettura: siamo nelle famose Langhe dove sempre più spesso non riesco a non fare una sosta per una foto. Il feeling con la V-Strom 800 DE è stato come un deja vu, sembra che lei sappia dove curvare già prima che io lo pensi, grazie ad un telaio molto direzionale che sente tantissimo la spinta su una pedana piuttosto che l'altra, un motore molto progressivo e rotondo e un triangolazione perfetta tra manubrio sella pedane che raramente ho trovato su una moto di serie senza apportare modifiche. Quando hai questo tipo di sicurezza con la moto non vedi l'ora di testarla su tratti più impegnativi e detto fatto, la traccia mi porta su un lungo tratto di mulattiere scorrevoli che la piccola Suzuki si mangia senza esitazioni. Il percorso della giornata è quasi finito, ma il divertimento ancora no: entrando in un bosco vedo che davanti a me c'è una moto ferma in una buca fangosa con la ruota dietro che slitta e con tanti altri piloti intorno. Parcheggio la Suzuki in un punto sicuro e mi avvicino per dare anche io una mano e in questi momenti sono fiero della nostra passione, poiché si possono notare i valori di questa disciplina, a volte incompresa, dove dei perfetti sconosciuti si danno una mano a vicenda nel superare insieme qualsiasi difficoltà.
Dopo una radura, qualche curva e 240 km alle spalle, mi ritrovo sotto l'arco dell'arrivo della prima giornata in un paesino che sembra una bomboniera, Cairo Montenotte. Si trova nella provincia di Savona in Liguria nel mezzo della Val Bormida. Dopo i complimenti con lo staff per la bellissima traccia e i classici commenti enduristi goliardici a fine giornata con gli amici e compagni del team Suzuki, mi sbrigo per riuscire a visitare il paesino con la luce del tramonto. La passeggiata fiorita lungo il fiume Bormida di Spigno che scorre accanto a Cairo Montenotte regala una vista magnifica soprattutto a fine giornata: da una parte vi è il corso d'acqua con una vegetazione molto rigogliosa e dall'altra l'alto campanile rosso della Chiesa di San Lorenzo che spunta dagli edifici storici, anch'essi colorati. Il centro poi ha tante viette con locali tipici e una grande piazza animata.
A cena si pensa già alla seconda giornata e c'è già entusiasmo per il percorso che dicono sarà leggermente più impegnativo, poiché svalicheremo le montagne liguri per poi arrivare al mare di Sanremo. Domenica mattina, fatto il pieno all’instancabile V-Strom, sono pronto per varcare l’arco di partenza griffato “HAT”. Visto i bassissimi consumi di questa bella bicilindrica potrò dimenticarmi per un bel pezzo dei rifornimenti e potrò concentrarmi sul seguire la nuova traccia gpx. Alternando tratti stradali a tratti offroad passo sotto l’imponente Castello dei Clavesana a Castelvecchio di Rocca Barbena e si inizia una danza di guida su una bellissima strada di tornanti e curve tonde con verdi montagne che fanno da cornice, dove la Suzuki scende in piega con grande facilità, fino ad arrivare al primo ristoro della giornata a Zuccarello.
Uno dei borghi più belli d’Italia, che grazie hai permessi ottenuti dalla Hat, si può attraversare passando lentamente lungo il loggiato che sfocia nella piazza in cui è allestito un ricco buffet di prodotti locali. Tra una focaccia e un amaretto alzo gli occhi rimanendo impressionato dal castello che sovrasta la piazza e dal ponte di legno sopra il Niva, sembra possa fermarsi il tempo qui. Varrebbe la pena di tornarci e goderselo con più calma, ma ora guardo il V-Strom e non vedo l’ora di riaccedenderla.
Il Montana 700 mi guida verso su una mulattiera che sembra non finire mai e che mi permette di notare la gran trazione delle Anlas Capra X e la gentile erogazione del motore Suzuki che non mette mai in difficoltà, come l’altezza della sella, molto contenuta, utile nel caso ci si trovi in situazioni difficili. Così facendo oltrepasso i 1000 metri slm fino ad arrivare a Gavenola, dove mi faccio nuovamente viziare dallo staff con un altro ristoro, nel fresco Santuario dei S.S. Cosma e Damiano. Da lì in poi tutta discesa nel paesaggio montano dove mi diverto come se facessi downhill grazie alla direzionalità del telaio giapponese.
Col sorriso sotto al casco mi accodo ad altri partecipanti e inaspettatemente uscendo da un bosco scorgo davanti a me il mare di Sanremo e le colline prima. Avrei fatto una foto da ogni tornante che scende verso la costa, sia al paesaggio che alla Suzuki davanti a quello sfondo così colorato di verde e blu. Pennellando ogni curva giungo veramente soddisfatto all’arrivo di questa bellissima HAT Pavia-Sanremo, in località Portosole. Dopo circa 220 km di off in montagna, parcheggio la V-Strom nell’area dedicata, davanti alle elegantissime barche del porticciolo e corro a stringere la mano a Nicola Poggio e Corrado Capra per l’impeccabile organizzazione di questo grande evento per cui ringrazio la Suzuki Italia e Moto.it per avermi dato la possibilità di parteciparne. Ora visto il caldo, non rimane che togliersi il completo da enduro e tuffarsi nelle limpide acque del mare per un bagno rinfrescante prima del rientro!
Nico Traverso Di Piero