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La proposta da parte del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini di obbligare i ciclisti a indossare il casco ed essere muniti di targa e assicurazioni sta agitando le associazioni non solo di costruttori ma anche di utilizzatori. Al parere nettamente negativo arrivato da Confindustria ANCMA sulle possibili nuove norme al riguardo che verrebbero inserite nella riforma al Codice della Strada, si aggiunge quello della FIAB, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, pubblicato in una nota.
La Fiab è la più grande associazione in Italia di ciclisti non sportivi e sottolinea come gli obblighi di casco, assicurazione, targa e frecce per bici e monopattini "vanno a colpevolizzare le vittime della violenza stradale, mettendo in campo normative che non esistono in nessun altro paese europeo (...) agendo in questa direzione non si interviene sulle tre principali cause di incidenti e collisioni stradali ovvero: velocità elevata, distrazione, mancanza di precedenza agli attraversamenti".
Abbastanza logico che sia chi produce bici e accessori sia chi le ami usare sia contrario ad una disposizione di questo tipo. Il nostro Nico Cereghini ha già commentato nei giorni scorsi la notizia fornendoci un quadro della situazione. Come egli stesso ha menzionato, anche Fiab riporta il caso della Svizzera, unico Stato a sperimentare obblighi analoghi per poi abolirli più di dieci anni fa perché ritenuti inutili e persino dannosi ai fini della sicurezza. Fiab prosegue: "più bici circolano e più si abbassa il livello di rischio di collisioni tra tutti gli utenti della strada, e quindi il numero complessivo di morti e feriti. Questa evidenza, acclarata da tutte le statistiche internazionali, è stata già recepita nel Piano Generale della Mobilità Ciclistica approvato nell'agosto del 2022 all'unanimità nella Conferenza unificata Stato-Regioni". "Proprio il Parlamento Europeo - conclude la Federazione ciclistica - ha chiesto incentivi per la diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto in città e nel tempo libero, e alle cargo bike per le consegne nei centri urbani. In Portogallo, ad esempio, è già stata tagliata l'IVA sull'acquisto delle biciclette".
In un momento di crescente popolarità della bicicletta non solo per attività ricreative ma come mezzo di trasporto, questi obblighi potrebbero causare un'inversione di tendenza e creare un danno importante al comparto. D'altro canto, però, c'è tutta un'altra fetta di utenti della strada che chiedono una regolamentazione di un traffico "dolce" cresciuto notevolmente e in modo spesso disordinato. Riteniamo che stia diventando sempre più impellente il confronto delle parti come già il Ministro stesso aveva proclamato mesi fa invitandoci a Roma per un primo tavolo tecnico. Siamo tutti utenti della strada e dobbiamo convivere nel modo più sereno e sicuro che si possa auspicare e allo stesso tempo abbiamo anche l'obbligo di salvaguardare un'industria di eccellenza.