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Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) esprime fortissima preoccupazione per le recenti notizie di stampa che accreditano come possibile l’approvazione, da parte della Commissione Lavori Pubblici del Senato, di un emendamento di minoranza che introdurrebbe l’obbligo di abbigliamento protettivo completo per tutti gli utenti di ciclomotori e moto (pantaloni con protezioni, tuta tecnica o giacca con paraschiena, guanti, casco integrale anche per conducenti e passeggeri di ciclomotore).
L’industria delle due ruote a motore teme immediate ripercussioni sia sul piano economico che su quello occupazionale, come effetto della inevitabile contrazione della domanda di scooter e moto che ne deriverebbe.
La proposta, che non ha precedenti in nessuno stato dell’Unione Europea, rischierebbe paradossalmente di avere ripercussioni negative proprio sul versante della sicurezza.
Il rispetto della norma – in caso di approvazione – richiederebbe, infatti, un investimento pro capite che oscilla tra i 500 e i 1.000 euro (per una spesa complessiva di 4 miliardi di euro). Tenuto conto di questo, è facile prevedere che un numero incalcolabile di conducenti e passeggeri ripiegherebbero su prodotti low cost, di scarsa qualità e di incerta provenienza.
Vi sono poi forti perplessità di natura formale: obbligare conducenti e passeggeri di tutti i veicoli a due ruote ad indossare solo il casco integrale, significa mettere fuori legge le altre tipologie di casco regolarmente omologate secondo le direttive comunitarie ed ostacolare la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione Europea.
«L’industria motociclistica – sostiene Corrado Capelli, Presidente di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) – è da sempre favorevole alla diffusione dell’abbigliamento protettivo, che andrebbe incentivato attraverso opportune agevolazioni fiscali, ma siamo contrari a prescrizioni normative, in una fase nella quale peraltro il settore sta moltiplicando gli sforzi per migliorare gli standard tecnologici di sicurezza dei veicoli. In ogni caso l’obiettivo – irrinunciabile – della sicurezza non può diventare un pretesto per mettere in ginocchio un intero comparto industriale, già messo a dura prova dalla crisi economica».