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Pilota dotato di straordinario talento, Anthony Gobert sta attraversando l’ultima fase di una grave malattia che in poco tempo lo ha portato alla situazione attuale, nella quale lo scopo dell’equipe medica è quello di alleviare il dolore di una malattia incurabile, progressiva e in fase avanzata. Purtroppo, le prospettive sembrano ormai sempre più vicine all’ineluttabile conclusione.
Sta calando l’ultima bandiera a scacchi, quella che unisce la vita dell’uomo insieme a quella del pilota. La prima costellata da eccessi, irrequietezza, sregolatezza, una vita caratterizzata da abuso di alcool e droga e che purtroppo ha impedito a Gobert di agguantare i riconoscimenti sportivi più importanti e decisamente alla sua portata.
Quella di pilota ha visto un Anthony talentuosissimo, incredibilmente veloce; anche con una moto chiaramente inferiore riusciva a mettersi dietro piloti del calibro di Carl Fogarty, Colin Edwards e Troy Corser. Tanto veloce che vincendo all’esordio come wildcar nel mondiale Superbike in sella ad una Kawasaki 750, Honda decise di non farselo scappare e lo prese subito come proprio pilota. Ma il suo lato ribelle, refrattario alle regole, alla disciplina, oltre che un brutto episodio di violenza riconducibile alla sua vita sregolata e che lo mise in coma per un po' di tempo, mandò all’aria quella che poteva essere una carriera stellare.
Difficile rimanere indifferenti pensando alla vita di Anthony Gobert. Una storia unica, un copione scritto da un maestro del melodramma nel quale la musica era l’urlo di un quattro cilindri in linea e il palco era il campionato mondiale Superbike nei suoi anni più belli e ruggenti.