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Antonello Montante è stato fermato questa mattina a Milano con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, con lui sono finite in manette altre cinque persone.
Montante è l’amministratore delegato e fondatore della MSA, Mediterr Shock Absorber, azienda produttrice di ammortizzatori per veicoli industriali. E’ presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi di Confindustria Nazionale, dal 2008 al 2014 è stato delegato nazionale Confindustria per la Legalità.
Ma nel nostro settore Montante è noto per essere presidente di Eicma (la società che organizza il Salone di Milano) e vice presidente di Ancma, l'associazione nazionale dei costruttori di cicli, motocicli e accessori. Le due associazioni non sono peraltro coinvolte nel provvedimento cautelare.
Fra le persone arrestate stamani a Milano e ora ai domiciliari ci sono anche un carabiniere (il colonnello Giuseppe D'Agata ex capocentro della Dia), un finanziare (ex comandante della GF di Palermo) e due poliziotti: un ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, e poi responsabile della sicurezza di Montante, e un sostituto commissario in servizio alla questura di Palermo e successivamente alla prefettura di Milano.
Le indagini sono state coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, mentre l'inchiesta è coordinata dai PM Stefano Luciani, Maurizio Bonaccorso e dal procuratore capo Amedeo Bertone.
L'inchiesta riguarda anche altri ventidue indagati non raggiunti da alcun provvedimento e accusati di aver fatto parte della catena delle fughe di notizie. Fra questi compaiono l'ex presidente del Senato Renato Schifani, Andrea Cavacece (capo reparto dell'Aisi), l'ex generale Arturo Esposito ed ex direttore del servizio segreto civile Aisi, e Andrea Grassi ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia.
Secondo le indagini, Montante avrebbe provato a corrompere anche membri delle forze dell’ordine per avere notizie riservate inerenti indagini svolte dalla direzione distrettuale antimafia. Montante e gli altri arrestati si sarebbero associati al fine di commettere reati ai danni della pubblica amministrazione con atti di corruzione e accesso abusivo ai dati informatici. “L’oggetto principale del procedimento va individuato nell’illecito sistema di potere - scrivono gli inquirenti - grazie ad una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”.
Alla fine di gennaio 2015, come abbiamo scritto qui, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia perché iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, questo in seguito alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Allora gli inquirenti, durante una perquisizione nella sua casa siciliana, trovarono un archivio segreto celato dietro una parete che riguardava anche politici e magistrati.
Il provvedimento cautelare scattato stamattina non farebbe riferimento ai reati di mafia, tanto che la questura in una nota scrive: “Le indagini arricchitesi con contributo fornito da altri due collaboratori di giustizia, pur confermando il dato relativo ai diretti rapporti in passato intrattenuti con uomini di vertice dell’organizzazione Cosa Nostra, non sono risultate sufficienti per affermare in modo processualmente spendibile la configurabilità del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ipotizzato a carico dell’indagato”.
Dagli arresti domiciliari al carcere di Malaspina. E’ stata questa la decisione del Gip che sta seguendo il caso. L’inasprimento della misura è riferibile alla “Grave condotta d'inquinamento di prove messa in atto dal Montante in occasione del suo arresto, avvenuto a Milano lo scorso 14 maggio. L'arrestato si barricava in casa per quasi due ore, non aprendo ai poliziotti e distruggendo documenti e circa ventiquattro pen drive”.
In quella occasione gli agenti della Squadra Mobile avrebbero trovato anche altre pen drive gettate dentro un sacchetto in un cortile e rinvenuto in un balcone vicino uno zainetto con altra documentazione cartacea e altre pen drive. Inoltre nel suo appartamento a Serradifalco dove era ai domiciliari, Montante avrebbe ricevuto persone non autorizzate. Da qui la decisione dell’inasprimento della misura cautelare.
Nell’ambito della vicenda Montante il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, ha avviato l’iter per il passaggio al consiglio disciplinare territoriale del fascicolo riguardante l’inchiesta. Emergerebbero infatti alcuni episodi di sospetta collusione che coinvolgerebbero anche alcuni giornalisti iscritti all’ordine lombardo. A renderlo noto è l’agenzia Ansa.
A questo punto spetterà al consiglio di disciplina aprire un eventuale procedimento sanzionatorio nei confronti dei giornalisti coinvolti.