Askoll, la mobilità elettrica made in Italy

Askoll, la mobilità elettrica made in Italy
Askoll, azienda vicentina produttrice di motori elettrici, si lancia nell'automotive con due proposte, una bici e uno scooter, e presto anche un'auto
30 luglio 2015


Vicenza - L'universo della mobilità elettrica sta aprendo orizzonti estremamente interessanti, non solo per i tradizionali produttori automotive, ma anche per aziende che sino a pochi anni fa a tutto si sarebbero potute associare tranne che alla ideazione e produzione di moto, biciclette o automobili. Una di queste è certamente la Askoll, azienda vicentina tutt'altro che popolare in termini di brand tra i normali consumatori ma leader assoluta nella produzione di motori per per elettrodomestici. Una tecnologia simile a quella necessaria per muovere veicoli elettrici, sulla quale Askoll ha deciso di investire più di 60 milioni di euro per dare vita ad una linea di prodotti Made in Italy, a due (scooter e bici a pedalata assistita) e quattro ruote, dalle caratteristiche molto intelligenti. Di Askoll e del suo inedito impegno nell'automotive ne abbiamo parlato con Gian Franco Nanni, Direttore Marketing Askoll.


Cos'è Askoll?
«Askoll è una azienda nata nel 1978 da un'intuizione di Elio Marioni, oggi ancora Presidente e unico proprietario dell'azienda. Progettiamo e realizziamo motori elettrici e sistemi di controllo per i più grandi produttori di elettrodomestici al mondo. È un grande onore, perché siamo presenti in tutti i migliori prodotti del mondo, ma anche un limite perché di fatto siamo un componente all'interno di una lavatrice Samsung o Bosch, per intenderci».

Ecco spiegato perché nemmeno a Vicenza sanno chi è Askoll. La cosa potrebbe anche non essere un limite nel vostro debutto automotive.
«Certamente. Come brand automotive partiamo da zero quindi abbiamo molte opportunità per farci conoscere e apprezzare. Abbiamo fatto qualche sperimentazione in passato ma nulla che sia mai stato commercializzato. Oggi le cose sono cambiate, abbiamo voluto differenziarci ed impegnarci in prima persona nel produrre un veicolo che fosse Made in Vicenza: le sfide ci sono sempre piaciute e il know-how per affrontarle ce l'abbiamo. Volevamo che il nostro prodotto arrivasse dalla nostra azienda direttamente al consumatore finale».
 

Abbiamo voluto differenziarci ed impegnarci in prima persona nel produrre un veicolo che fosse Made in Vicenza

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La realizzazione di prodotti automotive deve aver comportato comunque un enorme sforzo in termini di R&D. Ce ne vuole parlare?
«Sì, Non abbiamo lasciato nulla al caso. Abbiamo assunto nuovi esperti, provenienti da case automobilistiche e motoristiche e abbiamo ampliato le nostre expertise. L'innovazione è parte del nostro DNA, basti pensare che nei nostri 30 anni di storia abbiamo registrato la bellezza di 900 brevetti. Ora sono più di 3 anni che ci siamo dedicati con passione e impegno a questo nuovo progetto e i primi risultati sono gratificanti: abbiamo lavorato bene».

900 brevetti sono davvero tanti. Quindi sotto ad un look tradizionale ci sono decine di innovazioni?
«Abbiamo puntato tutto su linee classiche, per un pubblico "da tutti i giorni" più che specialistico. E' una scelta. Sotto al vestito, però, abbiamo lavorato sodo inserendo i componenti più evoluti che il mercato possa oggi offrire, come le batterie agli ioni di litio».

Bici e scooter sono già commercializzati. Per l'auto quanto ci vorrà ancora?
«L'auto è un oggetto molto più complesso, con un livello di complicazione maggiore. Siamo già a buon punto, il nostro team di tecnici sta lavorando duramente per proporre la nostra city car. Probabilmente la troveremo nei negozi nella seconda metà del 2016».

Fate tutto in casa, anche le batterie?
«Sì, con celle Panasonic, le migliori attualmente disponibili. Siamo gli unici produttori in Italia (e tre in Europa) che hanno la licenza da parte della casa madre giapponese di assemblare autonomamente le celle. Questo perché le nostre linee di assemblaggio hanno standard di qualità veramente elevati».
 


Elettrico e sharing. Due parole che si usano molto, ricche di significati e che sembrano a calzare a perfezione con Askoll. Non le sembra?
«Siamo convinti che l'elettrico non sia solo il futuro ma anche il presente ed è per questo che ci stiamo investendo. Lo sharing è una realtà interessante per grandi città. Certo, anche le piccole ci stanno provando ma di fatto è una necessità più di grandi città che vogliono diventare smart. Per quanto ci riguarda stiamo lavorando con alcuni comuni e a Pisa, città che ci ha accolto in modo molto aperto perché vuole diventare la prima Smart city in Italia, inaugureremo il 31 luglio un sistema di trasporto parcheggio/Ospedale Cisanello alternativo alla navetta. Il chilometro e mezzo che separa il parcheggio dalla struttura ospedaliera potrà essere coperto in bici gratuitamente. I mezzi coinvolti saranno una sessantina, che andranno a distribuirsi in alcune rastrelliere sparse per tutta la struttura».

A chi si rivolge il prodotto Askoll?
«Ci vogliamo rivolgere al privato, abbiamo lavorato sulla ricarica domestica dotando i nostri veicoli di batterie asportabili e ricaricabili a casa. Oltretutto dall'esperienza sugli elettrodomestici abbiamo calcolato i tempi di ricarica in modo da ottenere un buon rapporto tra percentuale di ricarica ed assorbimento d'energia. Non si può fermare una casa per ricaricare le batteria dello scooter o della bici. Questi veicoli devono integrarsi perfettamente ad uno stile di vita tradizionale.»

C'è stato qualche interessamento da parte di case auto o moto per i vostri prodotti?
«Sì qualche azienda esperta del settore ci ha cercato. Loro sono molto avanti in termini di elettrico e ci hanno chiesto sistemi di trazione completi. Nonostante la bella opportunità Askoll ha pensato che fosse la volta di uscire dall'anonimato in cui abbiamo lavorato tutti questi anni e abbiamo rifiutato qualsiasi collaborazione».
 


Siete in commercio con bici e moto elettrica. L'auto sta per entrare nella fase finale. Ce ne vuole parlare?
«Il progetto automotive è nato tre anni fa con auto, scooter e bici. Abbiamo creato lo stile dell'auto, abbiamo iniziato a lavorarci ed esiste già la struttura interna. Per la bici avevamo studiato varie soluzioni, tra cui anche una ruota che avesse tutto integrato al proprio interno, batteria compresa. Però questo limitava la ricarica a una colonnina o al garage perché sarebbe stato impossibile portare la bici o la singola ruota a casa. Un anno e mezzo fa abbiamo costruito la pista per collaudare i nostri mezzi. Con la bici si riesce a fare quasi tutto anche sulle strade normali ma già con lo scooter avevamo bisogno di una struttura di collaudo importante. Struttura che utilizzeremo, ovviamente, anche per l'auto».

Perché non avete creato un brand a sé? Se qualcosa dovesse andar male ne risentirebbe tutto il brand Askoll, non trova?
«Ci abbiamo pensato, ma l'idea di creare un brand nuovo aveva pro e contro. Ci sono anche stati proposti brand blasonati ma che poi abbiamo quasi subito escluso. Noi produciamo veicoli elettrici, sono oggetti concettualmente nuovi, non hanno una tradizione e quindi anche un brand sconosciuto in questo ambito può avere tutte le carte in regola per fare bene. Volevamo poi davvero metterci la faccia perché questa sia una storia di successo. Perché creare un nuovo brand da chiudere in qualsiasi momento? Noi siamo ottimisti e siamo convinti del successo dei nostri prodotti».

Quale strategia commerciale state tenendo?
«L'11 aprile abbiamo aperto i primi negozi in Italia. Non uno ma otto. Nei mesi successivi ne abbiamo aperti altri 5, tra cui uno a Roma, uno a Firenze e uno a Bologna. A settembre ci piacerebbe aprire anche a Milano. Le caratteristiche degli store sono comuni. Tutti hanno la vendita con prova gratuita ed in alcuni ci sono figure che possono garantire anche l'assistenza direttamente. Per tutti gli altri abbiamo messo a punto una struttura di assistenza a domicilio, in particolare modo per lo scooter che è più complesso rispetto ad una bicicletta che può di fatto essere riparata da qualsiasi meccanico tradizionale».

Franco Nanni
Franco Nanni


Perchè puntare su negozi monomarca?
«Abbiamo scelto di aprire negozi monomarca perché dalle nostre ricerche di mercato era la soluzione migliore. Si capisce meglio la differenza tra un mezzo tradizionale ed il nostro, ma soprattutto non si corre il rischio di passare in secondo piano nel contesto di un negozio che deve magari fare grandi numeri con i player tradizionali. Oggi siamo presenti a Vicenza, Torino, Mantova, Pisa, Padova, Verona, Bergamo, Cuneo, Firenze, Lucca, Bologna, Roma e Catania. Arriveremo presto a Milano e stiamo pensando a dei corner anche nel contesto di attività extra settore interessanti».

In Italia la bici è amata ma meno utilizzata rispetto, ad esempio, all'Olanda. Perché non siete partiti da lì con la commercializzazione?
«Siamo italiani ed abbiamo voluto partire dalla nostra realtà. La nostra è comunque un'azienda abituata a lavorare soprattutto con aziende estere ed ovviamente stiamo guardando con attenzione a molti mercati. Entro la fine dell'anno vorremmo aprire dei negozi concept nei principali paesi del Nord. Olanda e Germania sono due paesi interessanti per scooter e bici. Anche La Svezia ci interessa. Gli store pilota li vogliamo aprire entro fine anno per poi andare di "fine tuning", con progetti di maggior respiro, nel corso del 2016».

Cosa riserva il futuro della mobilità Askoll? Una mountain bike? Una moto? Un fuoristrada?
«La bicicletta e lo scooter sono nati come cittadini ma sono stati pensati per essere declinati in modo differente. Siamo partiti dal city per il concetto di spingere la mobilità elettrica in città ma oggetti più performanti è più ludici sono già nel pensatoio. Altre versioni che si sposteranno verso altri settori arriveranno. Per intenderci, parlando della bici, non andremo subito sulla mountain Bike ma andremo sul trekking».

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