Auguri, Bruno Spaggiari: sono 88 anni

Auguri, Bruno Spaggiari: sono 88 anni
Oggi compie ottantotto anni un pilota che pochi ricordano anche se è uno dei protagonisti della storia di Ducati: Bruno Spaggiari da Reggio Emilia, collaudatore, sviluppatore, pilota fortissimo e persino precursore
11 gennaio 2021

Quando il 23 aprile del ’72 mi precipitai a Imola per la prima 200 Miglia della storia, tifavo Ducati. Mi incuriosivano le Norton di Read e di Williams e l’unica MV prototipo di Ago, ma le tre Ducati 750 d’argento avevano qualcosa in più: Smart, Spaggiari e Giuliano (anzi nell’ordine Ermanno Giuliano e Bruno Spaggiari che già conoscevo, poi Paul Smart) erano i miei preferiti perché giocavano in casa e avevano tre moto fantastiche di cui molto già si parlava. Se andate al Museo Ducati e osservate i particolari di quella moto vi accorgerete che profuma di storia.

Vinse Paul Smart, il cognato di Barry Sheene. Ma fu Spaggiari a guidare a lungo la corsa dopo il ritiro della acerba MV, quasi sempre davanti all’inglese fino a staccarlo di qualche decina di metri; poi all’ultimo giro, per un bicchierino di benzina in meno, la sua moto ammutolì alla Rivazza e il reggiano chiuse sull’abbrivio, secondo.

Chi non conosceva Spaggiari? Classe ’33, quel giorno aveva trentanove anni e vinceva da una vita: nelle gare di gran fondo come il Motogiro e la Milano-Taranto, nelle 24 Ore del Montijuic a Barcellona, a Monza nel GP delle Nazioni con la nuova 125 desmo di Taglioni davanti a quattro piloti su moto identiche alla sua. Quest’ultimo successo nel ’58, una stagione che Bruno dovette disertare quasi per intero dopo che in una gara nazionale osò troppo: era in testa, cadde rompendosi una clavicola, risalì in sella e vinse con la spalla rotta! Ma le conseguenze di quello sforzo lo tennero fermo per mesi, un po’ come Marquez.

Però precursore, Bruno, lo è stato per un’altra faccenda. Appeso il casco al chiodo -con un altro secondo posto con la Ducati nella 200 Miglia del 1973, dietro a Saarinen con la 350, classe open- pensò per primo alla necessità di una scuola di pilotaggio, naturalmente con moto Ducati.

Alla sua “accademy” partecipai anch’io. Già correvo tra gli juniores, credo fosse proprio il ’73, quando mi chiamò per figurare come uno degli allievi nella promozione della sua scuola. Sulla pista di Modena eravamo una decina, oggi si sarebbe fatto un video ma bastarono le fotografie. Con le Ducati 250 Desmo di serie girammo a lungo, Bruno si mise all’interno della prima variante a studiare le traiettorie, poi tutti intorno al maestro per ascoltare i suoi consigli. E la sua scuola partì. Auguri Bruno!  

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