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Dev'essere stato il colpevole timore che durante gli spostamenti turistici delle vacanze estive questa postazione per la rilevazione della velocità – e conseguente irrogazione di sanguinose ma giuste sanzioni – cogliesse troppi motards: almeno questa è la nostra romantica ipotesi per trovare una motivazione a una vicenda alquanto singolare.
Ma prima, un antefatto: da alcuni anni in Francia sono presenti sulle strade i radar chantier (anche detti radar autonomi, l'immagine in apertura è puramente indicativa) postazioni mobili per il controllo della velocità montati su un rimorchio che possono essere piazzate rapidamente dovunque – complice anche la legge transalplina che permette di posizionarle con un semplice preavviso – anche nelle strade di campagna o in punti isolati dove mai ci si aspetterebbe di trovare un autovelox. I radar chantier possono rimanere attivi anche una settimana senza la necessità di essere alimentati esternamente e i loro occhi sorvegliano fino a quattro corsie in entrambi i sensi di marcia, capiscono anche che tipo di veicolo stanno osservano ed, eventualmente, lo fotografano se in flagranza della violazione del codice della strada. La loro messa in funzione è partita nel 2015 ed entro la fine del 2022 ne sono previsti ben 400 su tutto il territorio francese. Una sorta di grande fratello, ma di quello che ti manda una cartolina verde.
Per carità, non staremo qui a difendere i folli che si fiondano sulle strade a velocità da TT: tutti gli studi dimostrano che la velocità eccessiva quantomeno inasprisce gli effetti degli incidenti ed è causa essa stessa di sinistri con gravissimi danni alle cose e sopratutto alle persone. Rispettare i limiti è sempre un dovere, anche quando sembra che siano piazzati in modo poco comprensibile.
Detto questo, da utenti della strada come tutti voi, non possiamo negare che anche durante un giretto disimpegnato in moto la sola visione di un velox, un tutor, un telelaser in lontananza, ci scatena forme d'ansia da DSM anche se è palese che la nostra velocità è ampiamente dentro la norma. Ci sentiamo già colpevoli, spaventati da un radar manco fosse l'esito del tampone prima delle ferie. Gelati dall'angoscia, in poche centinaia di metri immaginiamo un ipotetico processo con l'accusa, il rinvio a giudizio, l'udienza, la vana giustificazione pietendo la clemenza della corte nel timore che l'unico possibile epilogo sia un'esemplare condanna a qualche centinaio di euro di multa e una decina di punti patente falciati via. Che poi, insomma, ci sono cose peggiori.
Rallentiamo ancora di più: il limite è 70? E io vado a 50, non sia mai che il mio tachimetro sia starato. Giunti all'altezza dell'autovelox ci giriamo verso l'apparecchiatura, guardiamo negli occhi i sensori, chi in segno di sottomissione, chi in segno di sfida, chi promettendo... ecco, volevo arrivare fino a qui.
Quello che qualcuno avrà promesso, qualcun altro avrebbe compiuto: un gesto esecrabile e ingiustificabile, sia chiaro, che porta dritto nelle aule di tribunale vere per ricevere senza dubbio una giusta condanna molto più grave della banale multa per un eccesso di velocità. Infatti, come riporta moto-station, sembra che in Francia, per la precisione sulla strada A84 vicino a Villers-Bocage, uno di questi radar autonomi sia stato rimosso dalla sua sede e buttato in un fosso. Un gesto, lo ripetiamo, da non imitare perché è un grave reato, tuttavia un evento che ha scatenato la curiosità – specie in tempi di telecamere e videocamere pronte a sorprendere chiunque e a farlo diventare virale – perché un radar autonomo pesa molte centinaia di chili e per rimuoverlo ci vuole una piccola gru o quantomeno l'uso di un'automobile, con un'operazione piuttosto macchinosa che ci si interroga su come possa essere passata totalmente inosservata. La gendarmeria locale pare sia alquanto perplessa.
Foto di Alexander Fox | PlaNet Fox (apertura) e di SatyaPrem da Pixabay