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Il presunto Fleximan sarebbe un uomo di 42 anni, residente in Polesine ma nato a Padova, che al momento è sospettato per l'abbattimento di ben 5 autovelox posizionati nella provincia di Rovigo.
Dal giorno in cui vi abbiamo dato la notizia, tuttavia, regnava il silenzio. Passati mesi di misteri e infinte domande il presunto Fleximan parla: "Dopo la diffusione delle mie foto sui giornali e alla TV molti mi riconoscono al bar e per strada, mi fotografano, mi chiedono addirittura un selfie. Mi hanno chiesto di partecipare a trasmissioni televisive, mi vogliono in radio, mi inseguono per intervistarmi. Mi sembra tutto così irreale e strano. Stanno semplicemente facendo delle indagini e io sono semplicemente indagato, nulla di più". Dice l'uomo in un'intervista a Libero.
L'uomo è infatti l'idolo di molti sui social, così amato che viene paragonato a un "eroe". Sul web leggiamo che sarebbe nata anche una raccolta fondi per supportarlo economicamente, nel caso, per affrontare le spese legali.
Il 42enne afferma che non tutti sono amichevoli e chiedono selfie, non tutto è rose e fiori... L'uomo sarebbe stato infatti costretto a cambiare casa, anche se il fatto di essere additato come un "bandito" non lo stupisca: "È il modus operandi di fare informazione da parte della sinistra". Il presunto Fleximan sostiene anche di aver dato il via libera all’avvocato per querelare chi lo ha appunto chiamato bandito e che questa pressione mediatica "è il prezzo che si subisce quando sei di destra. Per la stampa di sinistra sono un criminale, un bandito. Poco gli importa del fatto che io sia semplicemente un indagato. Per loro, evidentemente, io già merito una condanna per il solo fatto di essere dalla parte sbagliata".
I carabinieri si sono presentati a casa dell'uomo indagato per effettuare una perquisizione: "Sono stati molto gentili e mi hanno chiesto di consegnare il cellulare. Hanno sequestrato un cellulare e due tablet. Sui giornali e in televisione sono state dette tante inesattezze e falsità. Nessun sequestro di attrezzi o arnesi. Alcuni giornali hanno persino parlato di una mia confessione, ma è assolutamente falso".
Il 42enne indagato dice la sua sugli autovelox: "Nella maggior parte dei casi si tratta di strumenti utilizzati unicamente per fare cassa, non certo per tutelare la sicurezza. Se l’obiettivo fosse realmente la sicurezza, i Comuni si impegnerebbero in primis nella manutenzione delle strade, che rimangono piene di buche e non vengono asfaltate"
Fonte: Fanpage