Aziende italiane: stiamo perdendo il treno!

Aziende italiane: stiamo perdendo il treno!
Il settore della componentistica, nel quale l’Italia è sempre stata fortissima, sta soffrendo più di tutti la crisi. Le nostre aziende hanno grandi potenzialità. Ma occorrono investimenti. E qui andiamo male | Massimo Clarke
13 aprile 2011

Punti chiave


Una situazione generale difficile

Senza entrare nello specifico, la vicenda della Verlicchi (azienda bolognese, famosa da decenni per i suoi ottimi telai) si inquadra purtroppo in una situazione generale davvero deprimente, in merito alla quale ritengo di poter fare una serie di tristi considerazioni.
Da un lato c’è il mercato motociclistico in seria crisi, con numeri di vendita scesi a livelli assai preoccupanti, il che è dovuto in larga misura alla pessima situazione economica generale. Dall’altro c’è il fatto che le industrie italiane risultano particolarmente colpite, dati gli elevati costi di produzione.
Le nostre moto si salvano (abbastanza) per lo stile e il sapore particolari, oltre che per le eccellenti prestazioni, anche se non costano poco. E comunque la aziende che le producono sono oramai poche, dato che si riducono in pratica al gruppo Piaggio, alla Ducati e alla MV Agusta, più la Beta, la Benelli e (se si salva) la Morini. Queste ultime sono comunque piccole realtà, con numeri davvero trascurabili, a livello mondiale.


Il settore della componentistica

Purtroppo la situazione è peggiore per quanto riguarda un settore, quello della componentistica, nel quale l’Italia è sempre stata fortissima. A parità di livello qualitativo, oggi fabbricare qualcosa nel nostro paese costa più che nelle nazioni emergenti. Il riferimento è non solo a Taiwan e alla Cina, ma anche ad altre del sud-est asiatico, come la Tailandia. Logico dunque che grandi costruttori si rivolgano a tali paesi, oggi in grado di realizzare, magari sotto accurato controllo da parte del committente, prodotti di livello qualitativo più che adeguato.
Visto che non si può essere concorrenziali a livello di costi, l’unica è dare qualcosa di più, a livello tecnologico. I tedeschi lo hanno capito perfettamente e in molti settori (metallurgia, fonderia, trattamenti, etc…) mostrano la strada. Le nostre aziende, almeno in certi settori, potrebbero fare altrettanto o quasi. Ma occorrono investimenti. E qui andiamo male. Tempo fa, in occasione di una fiera, chiesi al responsabile di una delle nostre migliori fonderie di leghe leggere per quale ragione non impiegassero lo squeeze casting o la colata in semisolido. La risposta fu che occorrevano forti investimenti, non giustificabili in base alla richiesta. Non gli è venuto in mente che avrebbero dovuto essere loro stessi a proporre dei prodotti realizzati con le nuove tecnologie. E che se lo facevano all’estero, forse avremmo dovuto farlo anche noi. Dunque, potrebbe non essere solo una questione economica, ma anche un fatto di mentalità.

Grimeca, Paioli, Verlicchi... Cosa succede alle nostre aziende?

Comunque stiano le cose, il treno lo stiamo perdendo alla grande. La Grimeca e la Paioli hanno cessato l’attività o sono in procinto di farlo, la Verlicchi è messa come sappiamo, la Marzocchi è stata venduta a un gruppo americano specializzato in componenti per auto. A fare i pistoni in numero davvero cospicui sono rimaste la Asso e la Vertex; la Mondial è di proprietà tedesca e lavora per le auto, un nome famoso come Borgo è scomparso dalla scena, lo stabilimento Nova di Desenzano non è più in attività… Lasciamo poi perdere le fonderie di leghe leggere, un tempo autentico fiore all’occhiello della nostra nazione.
Possibile che la Mahle e la KS abbiano prodotto milioni di pistoni mediante squeeze casting (procedimento impiegato anche dalla Porsche per il basamento dei motori della serie Boxster), e da noi non ne sia stato realizzato neanche uno? Per non dire del Vacural…
La Brembo, invece, è un vero riferimento a livello mondiale nel suo settore; offre prodotti straordinari per qualità e prestazioni e ha sempre investito nella ricerca e nelle nuove tecnologie. Un esempio che anche altri avrebbero dovuto seguire… Molto OK poi anche la Marelli e la Pirelli, ma si tratta di autentici colossi, che hanno sempre dedicato ampio spazio alla ricerca e allo sviluppo e che sono comunque assai più legati più al settore automotive (nel quale i numeri sono ben diversi) che a quello motociclistico. 

 

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