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Barry era nato a Holborn, sobborgo di Londra, l’11 settembre del 1950. Il padre Franck, ex pilota tecnicamente preparato, gli passò la passione per la moto da corsa e lo seguì fin da quando, a sedici anni, il ragazzino vinceva sul bagnato la sua prima gara a Brands Hatch. Barry sarebbe arrivato alla conquista di due titoli mondiali della classe 500 (‘76 e ‘77), a vincere 23 volte nei GP, a conquistare il cuore degli appassionati. Un vero numero Uno. Anche se lui preferiva il Sette.
Era bello, ironico, allegro e molto intelligente. Un pilota velocissimo e una persona carismatica. Amava circondarsi di bellezza: la moglie Stephanie, la Rolls targata BS7, l’elicottero, la casa che era un castello sempre aperto per gli amici. Anticonformista, amico dei Beatles, nemico dei papaveri della FIM di allora, gran fumatore, pronto alla battuta. Parlava anche l’italiano e il francese, che per un inglese è raro.
Un personaggio che i britannici adoravano, era Baronetto di Sua Maestà, ma amato in tutto il mondo, in Europa come in Giappone. Bandiera della Suzuki dal ‘74 al ‘79 e della famosa quattro cilindri RG, passò in Yamaha nel disastroso 1980, ci rimase altre due stagioni (la sua ultima vittoria nel 1981 in Svezia) , chiuse la carriera nell’84 ancora con la RG.
Come si usava allora, Barry partì dalle piccole cilindrate: 125 con Suzuki (tre vittorie), 50 con Kreidler (1), 250 con Derbi e Yamaha. A fine carriera si trasferì con la famiglia in Australia alla ricerca di un clima più favorevole alle sue ossa. Si era fracassato un po’ tutto il corpo, molto sfortunato soprattutto a Daytona nell’85, quando con la 750 a 280 orari, in pieno nel catino, la gomma posteriore esplose.
Tra le sue gare più belle la vittoria nella 500 ad Assen nel 1975, la prima vittoria nella top class: duello serrato con Giacomo Agostini, arrivo al fotofinish con l’identico tempo ma con la vittoria dell’inglese. Ago la patì, quella sconfitta, era sicuro di aver staccato il rivale. E c’erano 200 mila spettatori estasiati…
Eravamo affezionati a Barry e abbiamo una curiosità che naturalmente non può essere esaudita: come giudicherebbe Sheene il motociclismo di oggi, le ali, le regole, il Panel, la Dorna, la Sprint e compagnia bella? Con la sua intelligente ironia avrebbe tirato fuori battute fulminanti. Ci manca. Sarebbe stato un maestro anche sui social.
Ah: e sarebbe stato fortissimo anche con le MotoGP, come Bagnaia e Martin sarebbero stati fortissimi anche con le 500.