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I lettori di Moto.it sicuramente ricordano i bei lavori di Unit Garage. L’azienda – tutta italiana, la sede è nell’entroterra riminese – in passato ha già realizzato due belle special, la BMW Xcrambler su base R1200R e la R 120 G/S su base R1200GS prodotte dal 2004 al 2012.
Nel 2015 Fabio Marcaccini (leggi la sua intervista) decide di dedicarsi anche a una serie di modelli più vecchi, ma ancora molto apprezzati e diffusi. Parliamo delle prime GS dotate di Telelever e motore boxer a 4 valvole per cilindro, dalla R850 e 1100GS alla R1150GS (anche Adventure) prodotte dal 1994 al 2005.
Come sempre i kit di trasformazione italiani sfruttano gli attacchi e i cablaggi della moto standard e non richiedono interventi radicali (non servono trapano, seghetti, saldatrici). La moto in poche mosse cambia radicalmente aspetto. E altrettanto velocemente torna originale, se lo desiderate. È una scelta saggia e condivisibile, visto che parliamo di moto che hanno già un discreto valore tra gli appassionati di “roba vecchia”, che potranno quindi rimetterle nelle condizioni di fabbrica in poco tempo e da soli, se decideranno di rivendere un giorno la loro BMW.
Per questi modelli Fabio Marcaccini non ha pensato al consueto un kit preconfezionato e completo di tutti i pezzi (e quindi piuttosto costoso). Per le vecchie boxer ha sviluppato una serie di accessori pronti da montare, reversibili come sempre, intercambiabili e acquistabili separatamente.
In questo modo il risultato è comunque di sicuro effetto (guardate nella gallery quante sono le combinazioni possibili!) e il cliente è libero di customizzare e personalizzare la GS come meglio crede. Può intervenire anche con pochi ritocchi, eliminando un po’ di peso. Soprattutto, non vengono mai modificati elementi strutturali, in questo modo non si rende necessario l’aggiornamento della carta di circolazione.
Enduro radical, Scrambler, Basic o Classica con un tocco di colori racing. Sono davvero tante le combinazioni possibili che regalano un’anima unica alla giessona. Si può persino eliminare il sempre discusso becco, spostando il radiatore dell’olio davanti al motore. Ma si può anche modificare il lato B, accorciando la coda con un portapacchi più compatto o cambiando il porta targa. Sono numerose le opzioni anche per la sella: il cliente può cambiare il colore con delle copertine o sostituire la sella doppia con una sella intera di produzione Unit Garage.
Fabio ha realizzato anche un piccolo strumento rotondo che prende il posto del grosso “televisore” originale. Per il faro anteriore Unit Garage dà l’opzione del faro tondo: con parabola BMW originale oppure il più economico after-market.
Il lavoro di messa a punto su strada è stato completato e ora la produzione dei pezzi è già stata avviata. Nei prossimi mesi proveremo le moto di Fabio per raccontarvi come si comportano queste belle special.
Nel recente passato avevamo già apprezzato la guida leggera e agile della R 120 G/S; vi diremo presto se e come cambia la R115 G/S.
(tratto dalla nostra intervista del 13 gennaio 2014)
«In Romagna per quelli della mia generazione, il sogno era fare il pilota, e per chi come me ha passato l'infanzia a sporcarsi le mani in officina o nel garage sotto casa a lavorare su qualunque cosa facesse rumore e avesse due ruote il passo per cominciare a gareggiare in moto era davvero molto breve. Ho iniziato con le corse partecipando a gare di motocross negli anni 80, poi per 5 anni in pista con le GP nei vari campionati italiani. Ho corso un paio di europei nel Team Italia, ho corso da Imatra al vecchio cittadino di Brno».
Sei anche un dakariano con un’esperienza formidabile.
«Dall'87 al 92 ho partecipato a 5 Parigi Dakar consecutive e un Rally dei Faraoni. Sempre con moto autocostruite e senza meccanico al seguito. Erano i tempi eroici del Wild Team insieme a Massimo Montebelli, che ricordo con affetto, quando la Dakar era davvero un'avventura. Il primo anno ero a Parigi alla partenza, senza una lira ma con un'energia incredibile, nel fango del prologo ho bruciato la frizione del TT 600, ho smontato il coperchio, spezzato un disco a metà e sovrapposto i pezzi per arrivare al parco chiuso. Oppure potrei dirti che ho attraversato il Tenere con la piastra superiore della forcella spezzata in due, legata da una cinghia a cricchetto prestatami dal grande Clay Regazzoni. In una tappa di 870 km tutti hanno sbagliato strada. Io no. Dopo 500 km, in testa alla tappa più lunga della gara, mi sono visto passare da Orioli e Rahier. Ero alla frutta e ad Agadez i giornalisti mi cercavano, ma io ero a lavorare in una capanna con la moto tutta a pezzi. Pensa che lo chiamavano il giorno di riposo. Ah, e a Dakar, 3 volte su 5 ci sono arrivato anche io».
Sei poi tornato alle moto da strada?
«Poi ho fatto anche il collaudatore per Bimota, ricordo l’esperienza con la Mantra. Facevo 10.000 km in un mese, non ne potevo più di andare a Firenze o Bologna per il caffè, giù il cappello di fronte a chi fa questo lavoro. Finito con le corse ho cominciato a viaggiare in moto per il puro piacere di guidare e vedere posti nuovi. Il momento più difficile di un lungo viaggio è lasciarsi alle spalle la porta di casa, il resto è pura vita!
Ecco i miei viaggi: un Italia-India di 23.500 km con un vecchio boxer ad aria. Poi nel 2008 sono andato fino a Cape Town, a long way down con una GS Adventure. Un paio di anni fa per testare il kit R120G/S sono andato da Buenos Aires a New York».
Di cosa ti occupi oggi?
«Ho lavorato per diversi anni come consulente per la realizzazione di prototipi di vario genere, intervenendo su progetti del cliente, oppure proponendo mie idee o brevetti legati poi alla produzione in serie utilizzando le tecnologie industriali e seguendo il lavoro in tutte le varie fasi costruttive. Oggi lavoro solo sulle motociclette, unendo la passione per la moto all'esperienza accumulata in passato. Seguo tutte le fasi, dal prototipo alla realizzazione in serie».
Come nasce l'idea di modificare le BMW attuali?
«Quando ho deciso di partire per il viaggio Overland da Buenos Aires a New York, non sapevo con che moto andare. Vagando su Internet, ho trovato una R80 Kalahari in Germania e dopo una breve trattativa sono salito su un aereo per Colonia per andare a comprarla e poi guidarla personalmente verso casa. Con una moto simile ero stato in India, via terra, circa quindici anni fa e forse per nostalgia pensavo di affrontare il viaggio con la mitica R80. Ma già durante il ritorno dalla Germania, pensavo a come sarebbe stato bello avere nello stesso tempo il feeling di guida della mitica G/S, ma il comfort e i freni di un moderno 1200. Da questi pensieri, mentre guidavo sulle Alpi Svizzere sotto la pioggia, è nata la R120 G/S. Quindi arrivato a casa ho invitato a cena il designer Oberdan Bezzi e Davide Martini con cui avevo già collaborato per la special Off Ride, e insieme abbiamo cominciato a ragionare su come realizzare il Kit».
Sei un creativo, ma hai anche competenze meccaniche. Tuo è infatti il telaio anteriore che consente di eliminare il Telelever e montare la classica forcella.
«Oggi legare la creatività alla motocicletta va molto di moda, lo si può vedere dalle innumerevoli realizzazioni di privati e preparatori che ogni giorno vengono presentate, e questo è molto positivo. Ma per chi come me viene dalle corse ,una moto deve anche funzionare in un certo modo, non mi interessa creare oggetti a uso fotografico o per fare vetrina. Il Telelever è fantastico per l'uso stradale, ma chiunque abbia guidato sulla sabbia o in fuoristrada con questa soluzione può capire perché mi piacerebbe vedere una GS con un telaio come il mio. Se mi scrivi Adventure sul serbatoio magari mi viene voglia di avventurami... o il nome serve solo a uso aperitivo?».