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Fabio e le sue special sono noti nel mondo degli appassionati. Pensiamo alla R120 Rallye Ride, su base R12000 GS ma con forcella tradizionale, da cui poi è scaturito il kit R120 G/S.
O alla spaziale Off Ride (la trovate nella gallery sulla destra), anch’essa dotata di avantreno con forcella rovesciata, e dal design unico e dominato dai due airbox circolari collocati sopra i cilindri, disegnati da Oberdan Bezzi e costruiti in fibra di carbonio.
In seguito è arrivato il kit R120 G/S ed è stato subito un successo internazionale.
È stato apprezzato in Europa come in America. Unisce lo stile basico (non a caso troviamo la “/” nel nome, proprio come nella prima R80 G/S) delle boxer 2 valvole con una cura esecutiva di altissimo livello che ne giustifica il prezzo.
Siamo stati nell’officina di Fabio Marcaccini, un luogo caldo e accogliente che comunica dai primi istanti la meticolosità e l’estro del titolare nel pensare e dare vita alle proprie opere. Non semplici pezzi realizzati in fredda serie, ma oggetti creati per stupire fin dall’apertura dell’imballaggio.
Sarà esposta in anteprima al Motor Bike Expo di Verona; su Moto.it vi raccontiamo com’è fatta. A dircelo è proprio Fabio Marcaccini.
Dopo circa tre ore di montaggio la Xrambler prende vita, plasmando le sue forme su quelle dei modelli R1200R dal 2006 al 2013.
Sulla special di Fabio troviamo dettagli che rimandano agli anni 70. Ci sono infatti le bande in gomma sul serbatoio, a protezione della vernice. Il portapacchi è molto robusto, ospita la tabella portanumero (rigorosamente in alluminio) e la trousse di attrezzi con cui smontare mezza moto.
Ma state tranquilli, la moto di oggi non ne avrà mai bisogno, in compenso l'estetica è da urlo.
Ogni singolo particolare è costruito con una cura artigianale unica. Guardate la finitura nera delle teste, che ha richiesto un procedimento specifico di verniciatura di diverse ore. Gli steli della forcella hanno la protezione in neoprene nella parte superiore e con carter di plastica in quella inferiore proprio come sulle moto da enduro di oggi. I parafanghi sono realizzati in materiale plastico da stampi creati ad hoc e ogni decal è coperta da trasparente per renderla durevole nel tempo.
La Xrambler è una delle prime special - di certo quella più curata - di ispirazione scrambler derivata dalla Roadster R1200R. Come ti è venuta questa idea? A che modello ti sei ispirato?
«La Xrambler nasce dalla mia personale ricerca della moto totale e soprattutto modulare. Tanti piccoli accorgimenti che si sposano con la base del nostro Classic Kit per la R1200R già in vendita sul nostro sito www.unitgarage.it con l'aggiunta di gomme on/off , sella corta e marmitta alta che la rendono veramente un'altra moto, io ne sono innamorato (in quella da noi provata la marmitta è un prototipo, poi verrà realizzata in modo da lasciare posto alla pedana passeggero )».
La modifica è reversibile? E che costi ha?
«La reversibilità secondo me è basilare, quando parlo di modulare intendo proprio questo, la possibilità di poter modificare la moto a piacimento senza negarsi la possibilità di tornare indietro. Il costo non sarà molto diverso dagli altri kit, considerando che in questo caso abbiamo in più anche lo scarico ,sempre se uno lo desidera. Costerà quindi circa 3.100 euro più IVA».
Sarà possibile montare i cerchi a raggi anche sulle moto inizialmente equipaggiate con quelli a razze?
«Abbiamo stretto una collaborazione con Alpina che produce delle splendide ruote a raggi Tubeless».
Qualche appassionato è spaventato dai costi.
«Basta andare su un qualsiasi catalogo di accessori e verificare il costo di ogni particolare simile oppure fare la somma di tutto il materiale originale che andiamo a sostituire per rendersi conto che, come prezzo, siamo assolutamente competitivi».
Può montarlo chiunque o è richiesto l'intervento del meccanico?
«Il kit viene fornito con un video professionale completo, che spiega tutte le fasi di montaggio. Tutto è molto facile e intuitivo, non servono né lima né trapano, è tutto pronto per essere montato, certo ci vuole un minimo di capacità manuale: il nostro consiglio è quello di guardare prima il video per decidere se è il caso di operare da soli o rivolgersi a un meccanico».
Passiamo ora al tuo cavallo di battaglia, la R120 G/S. Le è stata dedicata una copertina dal mensile Riders, è conosciuta da molti e piace sempre tanto. Che risultati commerciali ti ha dato?
«La R 120 G/S è dedicata a una nicchia di appassionati del marchio BMW che usano la moto tutti i giorni e portano nel cuore le forme della vecchia R80PD, vera icona del marchio, non a caso nata per celebrare i successi alla Parigi Dakar. Per anni la GS 1200 è stata addobbata con mille accessori, aggiungendo protezioni assurde su ogni particolare. Noi l'abbiamo spogliata e siamo ripartiti da capo».
Te lo saresti aspettato? Quali sono i mercati che ti hanno dato più soddisfazione?
«Quando si parte con un progetto di questo tipo la molla che ti spinge non è certo la possibilità di guadagno, almeno per quanto mi riguarda, ma i numeri ci hanno dato ragione.
Abbiamo già spedito in tutto il mondo, e ne abbiamo vendute 55 solo in Germania dove abbiamo anche l'omologazione TUV».
Clicca qui per leggere l'articolo interamente dedicato alla R120 G/S, scoprire quanto costa e vedere la fotogallery a lei dedicata >>
Sei anche un dakariano con un’esperienza formidabile.
«Dall'87 al 92 ho partecipato a 5 Parigi Dakar consecutive e un Rally dei Faraoni. Sempre con moto autocostruite e senza meccanico al seguito. Erano i tempi eroici del Wild Team insieme a Massimo Montebelli, che ricordo con affetto, quando la Dakar era davvero un'avventura.
Il primo anno ero a Parigi alla partenza, senza una lira ma con un'energia incredibile, nel fango del prologo ho bruciato la frizione del TT 600, ho smontato il coperchio, spezzato un disco a metà e sovrapposto i pezzi per arrivare al parco chiuso. Oppure potrei dirti che ho attraversato il Tenere con la piastra superiore della forcella spezzata in due, legata da una cinghia a cricchetto prestatami dal grande Clay Regazzoni.
In una tappa di 870 km tutti hanno sbagliato strada. Io no. Quando dopo 500 km in testa alla tappa più lunga della gara, mi sono visto passare da Orioli e Rahier. Ero alla frutta e ad Agadez i giornalisti mi cercavano, ma io ero a lavorare in una capanna con la moto tutta a pezzi. Pensa che lo chiamavano il giorno di riposo. Ah, e a Dakar, 3 volte su 5 ci sono arrivato anche io».
Sei poi tornato alle moto da strada?
«Poi ho fatto anche il collaudatore per Bimota, ricordo l’esperienza con la Mantra. Facevo 10.000 km in un mese, non ne potevo più di andare a Firenze o Bologna per il caffè, giù il cappello di fronte a chi fa questo lavoro. Finito con le corse ho cominciato a viaggiare in moto per il puro piacere di guidare e vedere posti nuovi. Il momento più difficile di un lungo viaggio è lasciarsi alle spalle la porta di casa, il resto è pura vita!
Ecco i miei viaggi: un Italia-India di 23.500 km con un vecchio boxer ad aria. Poi nel 2008 sono andato fino a Cape Town, a long way down con una GS Adventure. Un paio di anni fa per testare il kit R120G/S sono andato da Buenos Aires a New York».
Di cosa ti occupi oggi?
«Ho lavorato per diversi anni come consulente per la realizzazione di prototipi di vario genere, intervenendo su progetti del cliente, oppure proponendo mie idee o brevetti legati poi alla produzione in serie utilizzando le tecnologie industriali e seguendo il lavoro in tutte le varie fasi costruttive.
Oggi lavoro solo sulle motociclette, unendo la passione per la moto all'esperienza accumulata in passato. Seguo tutte le fasi, dal prototipo alla realizzazione in serie».
Come nasce l'idea di modificare le BMW attuali?
«Quando ho deciso di partire per il viaggio Overland da Buenos Aires a New York, non sapevo con che moto andare. Vagando su Internet, ho trovato una R80 Kalahari in Germania e dopo una breve trattativa sono salito su un aereo per Colonia per andare a comprarla e poi guidarla personalmente verso casa. Con una moto simile ero stato in India, via terra, circa quindici anni fa e forse per nostalgia pensavo di affrontare il viaggio con la mitica R80. Ma già durante il ritorno dalla Germania, pensavo a come sarebbe stato bello avere nello stesso tempo il feeling di guida della mitica G/S, ma il comfort e i freni di un moderno 1200.
Da questi pensieri, mentre guidavo sulle Alpi Svizzere sotto la pioggia, è nata la R120 G/S
Quindi arrivato a casa ho invitato a cena il designer Oberdan Bezzi e Davide Martini con cui avevo già collaborato per la special Off Ride, e insieme abbiamo cominciato a ragionare su come realizzare il Kit».
Sei un creativo, ma hai anche competenze meccaniche. Tuo è infatti il telaio anteriore che consente di eliminare il Telelever e montare la classica forcella.
«Oggi legare la creatività alla motocicletta va molto di moda, lo si può vedere dalle innumerevoli realizzazioni di privati e preparatori che ogni giorno vengono presentate, e questo è molto positivo. Ma per chi come me viene dalle corse ,una moto deve anche funzionare in un certo modo, non mi interessa creare oggetti a uso fotografico o per fare vetrina.
Il Telelever è fantastico per l'uso stradale, ma chiunque abbia guidato sulla sabbia o in fuoristrada con questa soluzione può capire perché mi piacerebbe vedere una GS con un telaio come il mio.
Se mi scrivi Adventure sul serbatoio magari mi viene voglia di avventurami... o il nome serve solo a uso aperitivo?».
Foto di Zep Gori
Sono stati utilizzati:
Casco Shark
Giubbotto Spidi
Anfibi IXS